giovedì 7 maggio 2009

Alla Forteza in Pobieda

Stavo sisteman-do qualcuna tra le oltre 20.000 vecchie diapositive stipate nello sgabuzzino (ma riuscirò mai a risolvere questo recupero?), quando mi salta all'occhio questa, così mi è venuto in mente un altro concorso a premi. Nel senso che mi è rimasto ancora (quasi) mezzo barattolo di Nutella, circa 2 kg, come sempre virtuale, da mettere in palio. Dove è stata scattata questa foto? Per aiutarvi vi dico che il paese si chiama Forteza genovese (sic). Il vincitore sarà premiato al mio ritorno dalla capitale, dove sono chamato per affari urgenti, di cui vi relazionerò la prossima settimana. Naturalmente non basta la nazione, ma ci vuole la localizzazione esatta e sono esclusi dal concorso i residenti in zona e chi conosce il personaggio di cui vi farò cenno. Valentino appunto. Era stato, se pur ancor giovane, colonnello dell'esercito, ma gli eventi politici avevano pressocchè dissolto questa istituzione e come tanti era stato messo in onorata pensione. Poteva essere una soluzione serena, per godersi una onorevole vecchiaia, ma era subito subentrato un piccolo problema, infatti a causa di imprevedibili stravolgimenti economici, la sua pensione equivaleva a 20 dollari al mese. Anche la moglie ex-bibliotecaria, godeva di pensione, un po' più bassa ovviamente, circa 10 dollari al mese e quindi anche sommandole, c'erano diverse difficoltà di sopravvivenza, stante che al mercato, a quel tempo, un pollo andava via a 5 dollari contanti. Il paese, che come tutti quelli che seguono facili derive populiste, aveva scelto la strada della separazione, tra le ovazioni degli sciocchi convinti a gridare in piazza "Libertà, libertà", stava sprofondando nella miseria più cupa ed il nostro Valentino, tolte le medaglie dal petto si propose a noi come procacciatore di affari. Giravo con lui per fabbriche e kombinat fatiscenti, che si sfasciavano sotto la morsa della ruggine. Strutture vecchie di decenni che tentavano di produrre decimali del vecchio splendore, di produzioni già all'inizio indecenti qualitativamente. Allevamenti di polli semiabbandonati e latterie sociali senza più latte, tutte alla ricerca di nuovi macchinari per riuscire ad uscire dalla crisi, sempre senza un dollaro vero da spendere. Giravamo inutilmente sul territorio con la sua Pobieda, un colossale macchinone degli anni quaranta, una brutta copia di una Packard anteguerra, che a suo dire marciava con qualunque carburante, dagli alcool distillati dalle bucce di patate o altri liquidi improbabili, urina, a suo dire, compresa. Un pezzo raro. Cercava inutilmente di venderla però, per raggranellare un po' di soldi a qualche ricco collezionista europeo, come sognava lui. Rideva di gusto Valentino, con ingenuità, quando partivamo dalla sua Feodosia su strade tutte buchi, per arrivare ad un allevamento di maiali che aveva soldi, questo era certo, e che voleva comprare macchine per fare salami su scala industriale. Aveva lo sguardo più triste, quando la sera ce ne tornavamo con le pive nel sacco ed in tasca l'ennesima proposta di una joint venture norcinesca. Per questo, una domenica mi portò fino a Forteza genovese, a guardare il mare dall'alto, con la testa lievemente piegata , pensando ad un passato appena trascorso, diverso. Rimase poco con noi, senza aver concluso alcun contratto; troppo difficile passare dall'esercito alla bottega.

1 commento:

Laura ha detto...

Direi la fortezza vicino a Sudak in Crimea. In tempi di rete non è difficile...

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