La festa era finita ormai. Gli ultimi ospiti se ne stavano andando, ma di certo alcuni, che già da un po’ erano crollati sotto i tavoli, completamente ubriachi, non si sarebbero mossi fino al giorno dopo, tranne gli Aldebariani naturalmente, a quelli , la sbronza passava solo dopo una settimana, eppure non resistevano mai alla tentazione del vino della terza luna di Ghost, così dolce e profumato. Paularius si trascinò fino ai suoi appartamenti, dopo aver allontanato con un cenno della mano le quattro concutrans che ancora avevano voglia di muovere i fianchi al ritmo delle percussioni dei musici denebiani. Si gettò nel grande letto e le luci scemarono di intensità automaticamente mentre scivolava in un sonno pesante. Ma, passato poco tempo, almeno così gli parve, un rumore secco in mezzo alla stanza, lo svegliò quasi di colpo ancora intorpidito dal primo sonno. Poco sotto il soffitto debolmente illuminato si materializzò un ologramma, un po’ sfrigolante a dire il vero, con le sembianti oscure di un essere avvolto in un lungo saio a cui non si leggeva il viso. –Sveglia, vecchio mio, un sonno troppo lungo ricorda la morte e tu così preciso ed amante della razionalità non vuoi certo rifuggire alla dimostrazione che il certo e l’incerto spesso si confondono, che i sofismi matematici a te tanto cari non sono certezze, se li sai scavare nel profondo. Voglio convincerti che ciò che ti sembra così certo non lo è affatto, che la tua razionalità è illusione. – Paularius era sempre pronto a queste sfide mentali e si sedette, anche se a fatica, aggiustandosi i morbidi cuscini, come per accettare l’agone. – Certo se ti convincerò, dimostrandoti che cose apparentemente diverse in realtà possono essere matematicamente uguali, dovrai pagare uno scotto, ti vorrò dunque per me, sarai carne per la mia banca degli organi, vecchio mio.- Non seppe ribattere Paularius, incapace di ritrarsi dalla sfida. L’ologramma sfrigolò un poco prima di cominciare a tracciare segni sul grande schermo che si era aperto davanti al letto. – Concorderai con me che posso dare due immagini diverse di qualcosa, come anche nominare in modo diverso una stessa realtà, una stessa quantità, non avrai niente in contrario quindi, se diamo ad “a” e “b” lo stesso valore 1 scrivendo a=b=1.- Paularius, con la gola secca assentì col capo. – Dunque prendiamo come assunto l’uguaglianza:
a = b
e di certo mi seguirai nel ragionamento che moltiplicando i due termini per uno stesso fattore “a” l’uguaglianza non cambia, dunque
a^2 = ab
Lo schermo virtuale evidentemente era di vecchio tipo, perchè non riusciva a mostrare i caratteri "al quadrato" scritti in apice; un impulso telepatico gli suggerì di usare il simbolo ^, ma Paularius capì ugualmente, anche se non riusciva a ribattere alcunché, mentre l’ologramma assumeva un certo tono rosato mentre proseguiva il ragionamento. – Parimenti posso togliere ad entrambi i termini la medesima quantità b al quadrato:
a^2 - b^2 = ab – b^2
A questo punto Paularius sbottò: - Ma non capisco dove vuoi andare a parare, questa è matematichetta elementare, cosa mi vuoi dimostrare?- - Niente, niente, solo posso continuare con il noto sviluppo del binomio e mettendo in evidenza la “b” nella parte destra dell’uguaglianza, non è vero? Così:
(a + b).(a – b) = b (a – b)
-Fin qui niente di nuovo, dove mi stai portando?- - Sto solo seguendo la tua logica e le tue regole perfette, quelle delle quali tu sei tanto certo. Ma ora, come tu mi insegni la semplificazione è la via maestra nella ricerca dei risultati, non solo nella matematica, ma anche nella filosofia e nella soluzione dei problemi della vita, nella ricerca della verità, dunque si impone sempre, quando è possibile di semplificare il tutto. Se elimino (a – b) da entrambi i lati dell’uguaglianza in questo caso otteniamo allora:
a + b = b
e se sostituiamo ai simulacri, alle sembianti, alle fantasie da noi create, mettendo i veri valori al posto delle lettere avremo dunque:
2 = 1
Sei dunque ancora duro nelle tue certezze? Adesso che ti ho dimostrato l’impossibile, voglio la posta in gioco, c’è bisogno dei tuoi organi, anche se li hai sfruttati anche troppo nella tua vita di crapula.- L’ologramma scurì a poco a poco i colori fino quasi a rimanere indistinto con la parete dello sfondo, ma ingrandendo a poco a poco i contorni fino ad avvolgere l’intero letto. Paularius terrorizzato si rannicchiò in un angolo, poi mentre il braccio ricoperto dalla tunica nera si avvicinava al suo corpo, cacciò un urlo selvaggio e si svegliò coperto di sudore freddo. I sardar della guardia personale, armati fino ai denti, piombati nella camera, lo trovarono tremante che guardava una scritta rosso sangue vergata sul pavimento
NO/X0
Mentre arrivava il robomedico per sostituirgli un paio di coronarie e per i controlli di rito, lo sentirono dire forte alle cameriere: - D’ora in poi basta con quel rognone trifolato, non lo digerisco più.-
______________
Questo post parteciperà indegnamente alla 20° edizione del Carnevale della Matematica, una interessante iniziativa ideata da .mau. sul modello del Carnival of Mathematics, di cui vi invito a prendere visione e che sarà ospitato il 14 dicembre da http://lanostramatematica.splinder.com/post/21763826/Carnevale+Della+Matematica:+As. Vi farò un memo a suo tempo.
martedì 1 dicembre 2009
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6 commenti:
Enrico, sei un birbone.
Martino Benzi
forse le "concutrans" conoscono la risposta..
concubine + transessuali ?
nightmare, nightmare dott Bo!!!
altro che incubo....la matematica!!!!
Mariu
@Martino- ma no, mi piace la fantascienza!
@Diego - hai indovinato sei già sulla buona strada, ma la soluzione sta nel marchio demoniaco rimasto sul pavimento, non nelle tendenze sessuali del povero Paularius che si contenta di comuni trastulli.
@Mariù- se non ci fossi tu....
Un birbone, un birbone. Scommetto che Paularius, una volta ristabilitosi, davanti allo schermo del pensiero-processore, abbia detto a una delle concutrans: "Guarda l'articolo su di voi", proponendoci così una crittografia politico-scherzosa di chiave 5, 11. ;)
Il poverino non sta ancora bene, il giorno dopo ha fatto una tremenda indigestione di farinata, è un'ingordo cosa vuoi...
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