La notte è scura e senza luna, ma lungo tutto il fianco della montagna la scala coperta illuminata del Forte di Fenestrelle, che tanto emozionò DeAmicis, risale come un serpente le balze ripide della chiusa, un blocco dopo l'altro, come le caselle di un Lego di giganti. (Magari date un'occhiata qui, al sito ufficiale). I cortili interni, i ripidi passaggi tra i bastioni, sono coperti da un leggero strato di polvere di neve scivolosa portata dalla tormenta che di tanto in tanto sibila tra le alte mura. Le stesse sensazione che ho provato a Simatai, un tratto diroccato, un po' lontano dal turismo di massa, della Grande Muraglia, coperta di ghiaccio e di neve e siamo solo a poche decine di kilometri da Torino. E' un passaparola rapido ed ecco in un attimo, centocinquanta persone convergono verso Porta Reale illuminata per una serata occitana. Sarà questo il viral marketing a cui fa cenno ParkaDude nel suo commento al mio post precedente? Basta promettere un po' di musica ed eccoli qua, un po' infreddoliti nelle giacche a vento per il piacere di ascoltare le sonorità medioevali della ghironda, il ritmo battuto dei paesi d'Oc, il desiderio di un ballare di gruppo. Certo lo spettacolo della fortezza illuminata e le suggestioni dei suoi spazi interni gioca un ruolo fondamentale nelle sensazioni che vengono suscitate, ma forse un buon aiuto lo avrà dato anche la promessa di una cena dai sapori valligiani, certo preparata con lo scopo di dar forza e resistenza ai ballerini nell'agone che li attendeva. Nei protetti saloni, dove un tempo le guarnigioni aspettavano un nemico mai giunto o sorvegliavano prigioni di rango a partire dalla Maschera di Ferro, gli involtini di prosciutto si succedevano alle delicate frittatine ai funghi, seguite dai più classici tomini al verde, la polentina al forno col lardo croccante, la tipica glara, piatto della valle, infine miniagnolottini burro e salvia e crostate di frutti. Il tutto per 10 euro, un obolo che da solo varrebbe la vista della fortezza illuminata. Ma non erano ancora stati tolti gli ultimi piatti dalle tavole, che già dai saloni di Porta Reale arrivavano i primi accordi della Courento d'la Val Clusun, la furia coreutica, in particolare delle femmine presenti, non si riusciva più a trattenere ed a gruppi serrati, badando ai ripidi scalini, ecco le baccanti accorrere e gettarsi nella mischia. Cosa ci sarà nel genoma femminile a scatenare questa bramosia tersicorea di muovere il corpo secondo i ritmi di ogni luogo e di ogni tempo? Tu parli, ma è chiaro che non vieni ascoltato, si è interrotto il meccanismo della comunicazione; mentre sale lontano il battere delle percussioni, l'occhio delle fanciulle a te vicine, si fa fisso e vitreo, la palpebra sbatte, la pupilla si dilata, mentre il capo si muove a scatti nelle varie direzioni. I piedi si muovono da soli e un fremito percorre tutte le membra, poi il vortice le prende e te le porta via finchè la musica durerà. Certamente in tutte le culture la donna ha sempre ballato per l'uomo, ma anche per sé stessa, per abbandonarsi al piacere ludico di nuovere il corpo, di seguire una cadenza, di battere un ritmo. E bravi a segnarlo il ritmo occitano, questi ragazzi della Peiro Douzo, che non hanno mollato fino all'una, per la gioia dei presenti, tra rigodun e scottish, fandanghi e bourré. Basta poco alla gente per divertirsi, certo un luogo del genere aiuta, avrebbe detto avrebbe detto la Marchesa, qui imprigionata, ma secondo me, se andate a darci un'occhiata, rimarrete stupiti e meravigliati anche voi.
lunedì 7 dicembre 2009
Suoni tra antiche mura.
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4 commenti:
glara : con patate o riso?
con patate
non dirlo a Lorenzo che la danza secondo te è femminile... Peraltro in queste riunioni occitane ho sempre visto gran maschioni scatenarsi nel ballo
........ che coinvolgente descrizione della serata al forte! Grande Enrico. Ho condiviso molte delle tue sensazioni. Riccardo
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