sabato 17 marzo 2012

Lettera dalla Thailandia.

Wat Doi Su Tep.
 
Il parco delle tigri.
Chiang Rai. Chang Mai. La terra di Thailandia è un altro mondo che ti accoglie come turista e a cui non interessi come viaggiatore. Una grande città caotica che assomma i vari difetti dell'Occidente, confusione, traffico, inquinamento, uniti quelli dell'Oriente che cresce troppo in fretta, che galoppa vorticosamente trasformando in problemi anche i cambiamenti teoricamente positivi. Un benessere medio che si va diffondendo, un malessere che cresce assieme all'incombenza dell'avere sull'essere. Per me ha una valenza particolare questo stare a Chiang Mai, un ritorno dopo più di 39 anni, un ritrovare un altro mondo, valutandone, come è facile fare, solo gli impatti più negativi, da grasso e opulento abitante dell'Ovest abituato a sottilizzazioni filosofiche che prescindono dalla soddisfazione di bisogni primari che ci appaiono scontati. Tuttavia non si può negare che questa Thailandia abbia poco da offrire al viaggiatore. Interessa di certo e molto il turista, con l'offerta allettante dei suoi monumenti più famosi, di certo straordinari e imperdibili, con il suo mare costellato di resort di sogno, con il business del massaggio e quello delle puttane, per chi è interessato. Tutto il resto è circo e spettacolo preparato per far divertire il visitatore come appendice del villaggio turistico, L'escursione fine a sé stessa, lo zoo delle donne giraffa appositamente importate dalla Birmania, il giardino delle tigri mansuete su cui sdraiasi o tirare la coda per fare la fotografia e se non hai la macchina fotografica, puoi affittare l'apposito professionista in attesa. 

Donna giraffa.
L'allevamento dei coccodrilli, lo spettacolo dei serpenti, le scimmie ammaestrate, il circo degli elefanti o le ballerine danzanti, i Buddha di finto smeraldo e anche di finta giada, la fabbrica della giada migliore del mondo e così via. Tutto è predisposto per occuparti la giornata e lasciarti la sera pronto per il sea food prima, il night market e le sue montagne di tarocchi poi, invitandoti a scivolare nelle vie laterali, seguendo gli ammiccamenti dei travestiti scosciati nei baretti equivoci che rigurgitano di massaggiatrici provocatorie, vocianti per catturare il cliente attorno alla piazzetta centrale, col finto ring dove due finti pugili di thai boxe fingono di scambiarsi pugni, calci e ginocchiate finte tra i gridolini di grasse americane eccitatissime. Uno dei due smette di boxare e si fa fotografare in posizione aggressiva mentre il suo avversario si rotola a terra spasimando di finto dolore per una finta ginocchiata nei (finti?) genitali. In fondo tutti sono contenti e ne hanno il loro tornaconto materiale o morale, incluso l'appagamento del bisogno di esotico che conduce ai tristi quadretti di ruderi umani ingrigiti che si accompagnano mano nella mano con tristi ragazzine dalla bocca cinguettante e dagli occhi vecchi, a popolare gli innumerevoli i tavoli dei ristorantini attorno alla food square. Appena fuori città per un pellegrinaggio dovuto, eccomi al Wat Doi Su Tep, gemma dorata in cima alla montagna che riluce fulgida sotto l'abbraccio del sole. 

Offerte al Wat Doi Su Tep.
Di nuovo, come un tempo, fermo ai piedi della lunga scalinata dai gradini ripidi e faticosi che allora avevo salito con serena  e giovanile baldanza, salvo trovarmi senza fiato dopo poche rampe, ché la resistenza del maratoneta delle vette non è mai stato il mio punto di forza. Adesso sarà durissima, forse impossibile o piuttosto no, niente affatto, ecco il comodo nuovo ascensore a cremagliera che ti porta fino in cima, annullando i  tempi della meditazione, evitando la sofferente ascesa che prepara l'animo all'incontro con il trascendente, impedendo di sottoporre il corpo ad una disciplina utile soprattutto alla mente per svuotarla di inutili pensieri, di vacue preoccupazioni. D'altra parte, se lo usano tranquillamente anche i monaci con un telefonino per mano, vuol dire che si può fare. Anche il buddhismo deve adeguarsi ai tempi e addio alla trasmissione del pensiero a distanza, è sufficiente una buona SIM carica. Certo forse è tutto snaturato, ma quando rimango seduto dinnanzi allo stupa d'oro, la processione dei fedeli che ruotano intorno pronunciando mantra a mezza voce ha un ché di ipnotico. Le statue immote, con i loro sorrisi ineffabili e gli sguardi persi nel vuoto ti straniano il pensiero e d'improvviso scompaiono i rumori. Solo, come in un incanto il dlin dlin di una campanella di bronzo che il vento fa suonare, uguale ad allora, forse la stessa di allora. La stessa magia nell'aria come se 40 anni non fossero mai passati.

Immagini del Buddha.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

7 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Con quel poco che so - e molto di questo lo dedussi già anni fa a sentire resoconti (chiacchere, va'!) di turisti mordi e fuggi di Ventimiglia -, mi permetto di condividere il tuo giudizio sulla Thailandia.

Da Bangkok ha detto...

Lo ammetto sono di parte... ci vivo in Thailandia e sono ancora in grado, nonostante le mille arrabbiature quotidiane, di vederne i lati buoni e non "tarocchi". Certo, arrivando dal Laos tutto appare ovviamente architettato per i turisti. ma il turista arriva, non riflette, pretende e arrogantemente se ne va... magari se ci si ferma è ancora possibile apprezzare le persone... tutto vero quello che dici ma con il beneficio del dubbio :)

Enrico Bo ha detto...

@Adri - Certo anche se non bisogna fare di tutta l'erba un fascio come dice correttamente l'amico che commenta dopo di te.

@Amico di BKK - Concordo pienamente con te. Quello che volevo rimarcare (e non sono riuscito a spiegare bene il mio pensiero) è che il turista, arrogante per sua propria natura, viene compensato come merita la sua supponenza pretenziosa, gli viene dato quello che si aspetta, cose preparate apposta per lui, che rimane comunque una fonte graditissima di reddito. Tutto questo non solo è logico per tutte quelle economie in forte crescita, ma è anche inevitabile. Per il viaggiatore che invece ricerca diversità , atmosfere e stati d'animo, l'omologazione del mondo (che in effetti fa stare meglio gli abitanti se riescono ad evitarne gli aspetti negativi) diminuisce l'interesse in generale. Vorrei dire che un turista amerà da impazzire andare a Roma, vedere il Colosseo e i Musei vaticani e mangiare la pajata in un locale di Trastevere, ma un viaggiatore avrebbe di certo apprezzato molto conoscere una Roma di inizio secolo con le sue peculiarità specifiche regionali. Negli ultimi 38 anni, sono stato in Thailandia 5 volte (per poco tempo, purtroppo) e non si può non apprezzare il miglioramento generale della qualità di vita e di benessere che ha portato però anche problematiche molto dure per gli abitanti. Rimane comunque un paese gradevolissimo se se ne vuole apprezzare la parte di bellezza marina e dei suoi monumenti storici e pieno di persone squisite, come ho più volte avuto modo di conoscere personalmente per lavoro. Le battute sui thailandesi degli amici laotiani che ho riportato, volevano proprio rimarcare come in ogni posto l'erba del vicino è più verde, ma il vicino è sempre brutto, sporco e cattivo per definizione, sentire comune sotto tutti i cieli.

Massimo ha detto...

Pur essendo mezzo Lao (!) la penso esattamente come voi, pur con tutte le negativita' presenti nel Paese dei Sorrisi su di me esercita pur sempre un suo fascino, non saprei dire esattamente per cosa ma, come per tutte le cose che ti attraggono, il mistero dei motivi e' parte stessa del fascino che ti travolge.

Per il resto sono, senza se e senza ma, per la liberta' di pensiero ed azione nel rispetto del prossimo, se al turista piace certa roba e' giusto dargliela, per gli altri basta solo svoltare l'angolo.

Enrico Bo ha detto...

@max - Non c'è dubbio che il turista vada seguito nelle sue brame di esotico. D'altra parte se continua a portare soldini fa girare un po' tutto anche il resto.

Da Bangkok ha detto...

...spero solo che i turisti non vadano poi a casa raccontando che fa tutto schifo... o che è tutto bellissimo... Niente capacità d'osservazione critica nell'orda d'italiani che ogni giorno si riversa su Pat Phong, capaci solo di contrattare risparmiando 40 baht sulla patacca taroccata che si mnettono al polso... 1 euro = 1 pasto per un thai = nulla per un italiano... e lasciamoglielo 'sto maledetto euro che a loro serve più che a noi.... :)

Enrico Bo ha detto...

@Da B. - Ma no, in fondo i turisti sono uomini, quindi si portano dietro il loro bagaglio di aspetti buoni o cattivi. L'arido, tornerà gloriandosi solo di aver trovato il Rolex a 30 $, l'entusiasta felice per mesi delle palme e della sabbia, i più con un misto di sentimenti ed impressioni deformati dalla loro stessa natura.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!