giovedì 22 marzo 2012

Yuē.

Non sentivate un po' di mancanza di qualche ragionamento sui nostri amati ideogrammi cinesi? Dopo avervi ubriacati così a lungo di Indocina torniamo dunque sui sentieri antichi, con uno dei caratteri più semplici e più usati nella lingua del Regno di mezzo. Ecco infatti il nostro Yuē - 曰 ,Dire, verbo di uso comune che rappresenta una evoluzione del già conosciuto  口 - kǒu, Bocca. Infatti al nostro segno quadrato che mostra la bocca spalancata viene aggiunto soltanto una lineetta interna a mostrare la lingua che si muove e quindi pronuncia delle parole. Ma vediamo come per arricchire di sfumature la lingua, sia sufficiente aggiungere definizione al segno. Infatti aggiungendo l'ideogramma di mendicante (uomo davanti alla porta) sotto al nostro Dire otteniamo Chiedere a bassa voce, come fa appunto il bisognoso di porta in porta. Se aggiungiamo ancora a fianco un'altra bocca spalancata otteniamo  - hè   Gridare, che mi sembra assolutamente consequenziale. Ma se invece che pronunciare con il quarto tono, che è sempre un po' secco ed esplosivo, lo stesso carattere viene pronunciato con il primo tono,  hē,  più piano ed allungato, il significato cambia completamente e vale : Bere.

Forse perché se un questuante chiede a bocca aperta, a furia di gridare gli verrà anche sete. Misteri della lingua. Se a Dire, invece sovrapponiamo il segno Piacevole otteniamo 甘 - gān,  col significato di Dolce. Nulla di più emblematico dello zucchero sulle labbra per indicare il più piacevole dei gusti, anche in senso figurato. Ma vediamo cosa succede se raddoppiamo il carattere, sovrapponendolo ad una copia di sé stesso, ma più grande e ciccio. Otteniamo 昌 - chāng,  che significa appunto, Fiorente, rigonfio, prosperoso, con la ridondanza esibita del segno delle due bocche. Par di vedere due coppie di bei labbroni a canotto, che vanno tanto di moda dalle nostre parti ultimamente. E già, perché se arricchiamo ulteriormente questo segno con il ben noto carattere di 女- Donna, otteniamo il popolaresco e assai volgare 娼 - chāng, che si pronuncia esattamente allo stesso modo e vuol dire appunto Puttanone. In Cina si associava questa icona di procacità esibita proprio al mestiere più antico del mondo che era naturalmente assai praticato anche da quelle parti, come racconta più volte Marco Polo. La bellezza femminile, dunque, secondo i cinesi, non va mai troppo esibita se non vuole diventare subito volgare. Meditate fanciulle, meditate.


Refoli spiranti da: E. Fazzioli - Caratteri cinesi - Ed. Mondadori


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Xin



4 commenti:

il monticiano ha detto...

Non se se è a tua conoscenza il fatto che io risieda a Roma, nel Rione Esquilino, completamente "circondato" da commercianti cinesi, con una delle quali che gestisce un negozio di casalinghi, parlo spesso, tutte le volte che mi reco da lei per acquistare qualcosa. Cercherò di farle conoscere questo tuo post.
Lei usa la " l " al posto della " r "
e non c'è verso di farle cambiare l'uso.

Unknown ha detto...

Ne sentivo la mancanza, in effetti.
Un semplice ideogramma che spazia dalla sete a pratiche hard!
Simpatico
Cristiana

Martino ha detto...

Belli questi tuoi post linguistici.

Dopo averli letti viene voglia di di dire: "Tzu Yueh".

Così costringo la tua modestia a spiegare a tutti il significato di questa frase.

Enrico Bo ha detto...

@monty - Lo so bene dove stai e dal nord ti curo. Purtroppo i cineri mancano completamente della r che per loro è assolutamente impronunciabile

@Cri - Beh pratiche hard non esageriamo, Ufficialmente i cinesi sono molto codini.

@Marty - E ma se butti lì due traslitterazioni (tra l'altro in Wade-Giles) senza toni e contesto, non penserai mica che si possa tradurre così come se niente fosse.

Così dice il maestro. ;-)

(e poi io mica lo so davvero il cinese, ahahhaha)

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