lunedì 13 agosto 2012

Compleanni.






Metti un gruppo di ultrasessantenni vintage, biliosi e brontoloni, di quelli che così non si va avanti, con una gioventù di questo tipo, cosa potranno mai combinare, eh ai nostri tempi, ecc. ecc.; metti che uno di questi compia gli anni; che fa il gruppo dei borbottoni? Gli organizza immantinente, con la meticolosa perversione dell'anziano, una classica festa a sorpresa. Con astuzie ed artifizi, un amico lo depista e lo convince a trascorrere l'intera giornata perduto tra i boschi in cerca di una vecchia miniera abbandonata, da andare ad esplorare con pila e anfibi, dopo arditi passaggi su cenge da brivido (in compagnia di una guida settantacinquenne e guardate che non scherzo). Intanto il gruppo delle femmine prepara il festeggiamento a casa dell'amico depistatore, preparandola a dovere. Un terzo amico prepara un'ode pindarica da recitare al momento, munito di regolamentare serto di alloro; gli altri portano cibarie e razioni di sussistenza e buone provviste di vini per rendere la serata più vivace. Al ritorno degli esploratori, gli amici, invece del consueto ritrovo serotino, scompaiono con varie scuse e il festeggiando si ritira a casa, forse deluso che neanche uno gli abbia fatto gli auguri, nonostante facebook, mentre la moglie comincia a preparare mestamente e fintamente la tavola, dopo aver sostituito per precauzione le due bottiglie di champagne di cui non sa separarsi e che dovevano forzosamente partecipare alla festa, con due bottiglie vuote correttamente esposte per la parte inferiore, casomai avessero attirato l'attenzione.

Poi una telefonata astuta, lo chiama, come per non parere, a casa dell'amico per risolvere un piccolo problema prima di cominciare la cena; ed eccolo, accompagnato dalla moglie complice, fare capolino nel luogo del delitto, dove tutto il gruppo al buio, come una banda di adolescenti rincretiniti, lo attendeva per far partire i primi botti. Nella commozione generale, qualcuno, più serio, ha richiamato la compagnia a cose più concrete, che sarà pur vero che non di solo pane vive l'uomo, ma si sa che non si può vivere digiunando. Quindi arriviamo alla parte che, già so, più specificamente vi interessa. Le danze sono state aperte con le operazioni di affettatura di una coppa speciale appena arrivata dal piacentino, ma solo per provare le doti di un particolare coltello americano affilatissimo che ha dato prova di grande efficacia. Subito è partita poi la sequenza degli antipasti senza i quali noi piemontesi non giudichiamo possibile classificare un pasto, come cena vera. Ecco procedere in ordine sparso gli involtini di salmone saggiamente riempiti di tomino profumato alle erbe, un tocco di nord per giustificare lo champagne che ha continuato a scorrere a fiumi per fermare le lacrime di commozione, seguiti a breve da una salade à la mode del Circassie, la cui ricetta è stata da me importata durante le mie peregrinazioni sovietiche. Va che vi metto la semplice ricetta, per spirito di servizio. (85% di carote crude sminuzzate con cura à la julienne, ma molto sottili e corte, 15% di gherigli di noci finemente tritati, maionese q.b. fino ad amalgamare completamente il tutto, guarnire con gherigli interi). Quindi in lieta processione, ecco susseguirsi una teoria di frittatine miste dai multiformi sapori, alle biete, agli zucchini, alle cipolle e così via, in lieta compagnia di un piattone di fiori di zucchini impanati. 

Allo stappare di uno Shiraz-Cabernet, si procede con l'antipasto caldo che non può mancare, più strutturato e nobile, un delicatissimo flan di zucchini ricoperto di una colata generosa di fondue al parmigiano. Una breve sosta? No ecco che incalzano i tajarin piemontesi, che delicate e sapienti mani avevano prodotto nel pomeriggio, rigorosamente sul tavolo di marmo, come richiede la qualità di una sfoglia non troppo sottile, corposa e morbida al tempo stesso. Ma i tajarin sono piatto femmina, yin direbbero i miei amici cinesi e vanno accoppiati d'obbligo, per rispettare l'armonia con una sugo yang, maschio, deciso, sapido. Nulla è quindi più indicato di un denso civet in cui, da ore immemorabili, si insaporivano a fuoco lentissimo degli strepitosi bocconcini di cinghiale, in coppia indecente con un non meno imperiale filettone di cerva tagliato a tocchetti, che in abbinata davvero strepitosa, hanno ceduto con generosa umanità i loro umori, il loro selvatico senso di libertà, la loro imperiosa e superba forza al denso sugo nero che li avvolgeva in abbraccio amoroso, ubriachi di vino generoso che li penetrava per renderli, se possibile, ancor più teneri e gentili. Che squisito piacere addentare i mordidi bocconi che, come da proverbio, si scioglievano in bocca, accompagnati dalla apertura di una magnum di Barolo 2001, annata tuttavia discreta, che con la sua assenza di spigolosità, il suo morbido velluto, il suo goudron non invasivo rappresenta, a mio modesto parere, il massimo compagno per siffatta carne, sposo ideale di un matrimonio destinato a durare nella calda sinfonia di un piacere atteso e completo. 

Vi assicuro che è stata una esperienza vivificante e densa di significati, che ha messo in sottordine le consuete considerazioni sui massimi sistemi della vita che aleggiano di norma, nei nostri convivi. Rimaneva spazio, ridotto certo, solo più per la parte dolce del fine pasto. Pertanto, oltre alla più classica e dovuta torta di buon compleanno, abbiamo dovuto fare onore ad un piacevole semifreddo alle mandorle, macchiato da abbondanti lacrime di caramello, per concludere la serata (per alcuni disgustosi crapuloni, doppia razione, perché il gelato fa digerire meglio). Il cielo ingiustamente coperto, ha impedito alla compagnia di andare, per un comportamento infantile certo, ma a cui ormai è adusa, almeno fino alla terrazza del forte per osservare qualche stella cadente a cui indirizzare il desiderio che alla faccia dello spread, la faccia durare almeno ancora un po', almeno fino a quando Alzy non ci renderà ogni giornata, un momento nuovo e sconosciuto. Infine a letto che, questa mattina per i più assatanati del gruppo era giornata dura, con salita in vetta all'Albergian (m. 3041), la cima più alta della valle, mantre gli altri, più inclini alla fase meditativa si sono posizionati ad un tavolino della Rosa Rossa a proseguire la discussione sugli importanti problemi lasciati in sospeso, o meglio trascurati, la sera precedente.




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Gofri.

7 commenti:

bruna (laperfidanera) ha detto...

So per certo che il compleanno non era il tuo: eri forse il verseggiatore?
Un'altra cosa so per certa: le descrizioni dei vostri "pranzetti" mi lasciano sempre con una voglia insoddisfatta...

Anonimo ha detto...

Io mi sto emozionando a leggere i tuoi racconti e soprattutto li gusto come una cena ben fatta.
Anche perchè più che un blogger sono lettore di blog.
PS: ho trovato una libreria che hai il libro di Eric salerno (http://www.librerialafenice.it). Al telefono mi hanno detto che in una settimana sarà a Parigi.
Mercì.
Pierrot

Enrico Bo ha detto...

@Bruna - No, il verseggiatore poeta non ero io. Vedi, la nostra compagnia è composta da gente un po' strana, non banale, ma direi assolutamente strana. Io sono quello normale e mi occupo di documentare.

@Pier - Accidenti non pensavo che si trovasse ancora in giro. Se hai queste passioni, penso che lo troverai interessante. Per le cene, cosa vuoi, bisogna pur vivere e per noi pensionati rimane poco altro, direi...e vive la ville lumière! (ti trovi bene?)

Angelo azzurro ha detto...

Passo di rado, ma sempre volentieri. Qui non ci si annoia mai. Adoro come sai giocare con le parole ;)

Anonimo ha detto...

Carissimi Tutti ,

tutte le scadenze temporali, a ben guardare, hanno lo
stesso significato, che siano il proprio compleanno , il
31 dicembre di ogni anno, il 27 del mese oppure anche
solo il normale concludersi di ogni giorno: mi sono
avvicinato verso quel particolare tipo di Colonne di
Ercole che in realtà sarebbe più appropriato indicare
con altri nomi ( "l' ora senza sorelle" mi sembra il più
colloquiale n.d.r) .
Riconosco, tuttavia , che ci sono alcune tacche del
calendario meno eguali delle altre .
70 anni fanno un certo effetto : se te li senti, sei
scientificamente in via di autorottamazione , se non te li
senti, delle due l'una : o non sei più in grado di capire
ciò che avviene nella realtà (evento protettivo per il
singolo, fastidioso per i circostanti e peraltro meno raro
del percepito) o sarebbe saggio e lungimirante , mettersi
in Lista di Attesa per il PEN** ( Prossimo Evento Nefasto
) che ti faccia rientrare ufficialmente nella categoria
precedente.
Devo riconoscere che un eccellente antidoto verso tutte
queste sgradevoli prospettive è avere degli Amici come
Voi.
La trappola augurale che mi avete teso e nella quale sono
caduto come un pollastro è stato veramente un momento di
felicità interiore del quale serberò prezioso ricordo ,
al quale farò riferimento nei momenti difficili e che ha
trasformato un giorno di potenziale depressione in una
delle più gioiose giornate dell'anno 2012 .
B.

Enrico Bo ha detto...

Carissimo B.
devi assolutamente credere che per tutti noi, l'evento non è stata
assolutamente la solita occasione per fare bisboccia (ca che di certo non ti
ha neppure sfiorato la mente), ma un momento di riflessione su un argomento
complesso che d'altra parte hai tu stesso correttamente rimarcato.
Per quanto riguarda il PEN, credo che siamo tutti ampiamente preparati
(molti hanno già operato alla bisogna, per farcelo provare anticipatamente)
e quando ognuno di noi non riuscirà più ad estrapolarlo dal C.U.L. (Centro
Unico Logistico) dove a poco a poco verremo chiamati, pazienza, magari ci
abitueremo anche a quello (l'uomo è adattabile). Ma adesso e ancora si spera
per un bel po' : nunc est bibendum...(almeno per i prossimi 70) poi si
vedrà.

Enrico Bo ha detto...

@Angy - Grazie, giocare con le parole è un gran divertimento, è una delle poche cose che ci rimangono, fin che si può. Buone vacanze!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!