Flying back - settembre 2014 |
Come si prevedeva eccomi a casa secondo i tempi programmati, sono solo un po' stanco e adesso se non vi dispiace non la tiro molto alla lunga ma me la filo alla svelta, perché, in verità non ho più il fisico e se salto la notte, che tanto io in aereo non sono mai riuscito a chiudere occhio, quando arrivo a casa sono stremato. Mi sono toccate anche quattro orette di transito all'aeroporto di Addis Abeba, che per la verità è un po' caotico e si fa fatica a trovare una sedia si cui abbandonarsi. Vicino avevo un paio di ragazzi del Ciad molto gentili ed educati, che, mentre sonnecchiavo o almeno tentavo di farlo, mi hanno attaccato un bottone interminabile, fino a che non li hanno chiamati per l'imbarco. Volevano semplicemente comunicare, questo è ormai un bisogno planetario, checché ne dicano i demonizzatori di social network che li vedono come un blocco della socializzazione diretta. Invece poi, non appena vedi uno un po' diverso, non riesci a non attaccare bottone. Non si sa mai. Questi trafficavano in macchine per il cuoio, casomai vi servissero. Così partendo dal più classico salamaleikun - aleikunsalam, mi hanno assicurato che il Ciad è attualmente tranquillissimo da quando, 7 anni fa la guerra è finita, sono solo i vicini che fanno un po' di casino tra Boko haram, Shabab e compagnia varia. Da loro puoi andare dove ti pare senza problemi, a parte le zone del nord alla frontiera con la Libia dove ti può capitare di saltare su una mina, sì, sembra che ne abbiano sparpagliate un mucchio da quelle parti. In ogni caso non sembrano fermare quelli che con mezzi vari vanno verso la sponda del Mediterraneo a fare sapete voi cosa. Quelli che arrivano, perché un sacco ci lasciano la pelle prima, sia sulle mine che grazie ai predoni che hanno fatto di questa attività un buon lavoro, anzi pare che proprio quella frontiera sia una di quelle zone dove c'è tutta una serie di personaggi appostati che ritirano l'oro che questi disgraziati si portano dietro per pagarsi il salto, a prezzi di favore naturalmente.
Anzi mi hanno anche chiesto se per caso io facevo quel mestiere, dato che non si capiva bene da dove arrivavo. Ho negato recisamente e loro hanno mostrato di credermi senza approfondire troppo, come del resto avevo fatto io sulle loro attività, mi sembra di aver capito che non è troppo elegante insistere troppo. Capirete, sto sempre un po' sulle generali ai primi approcci. Poi, le uniche domande che mi hanno fatto sono state: come si fa ad avere il visto per l'Italia, per venire a commerciare in macchine per la pelletteria in cuoio ovviamente, dato che a N'Djamena, non c'è la nostra ambasciata, ma come mai, è proprio strano, ma il nostro paese sta sviluppandosi molto e ci sono tante opportunità, visto che da voi dicono che c'è tanta crisi e la seconda, se è vero che nel nostro paese le ragazze sono sessualmente molto disponibili come si dice dalle loro parti. Ad entrambe le cose ho risposto che non sapevo precisare, sia perché entrambi gli argomenti sono ormai al di fuori dei miei interessi di anziano pensionato, cosa che li ha divertiti molto, sia in quanto la mia competenza in materia è estremamente ridotta. Ci siamo salutati con una pacca sulle spalle mentre si imbarcavano su un volo per Dubai. Io invece, attirato dalle malie delle graziosissime commesse buttadentro, le etiopi sono davvero carine, mi sono imbucato in un negozio di caffè degli altipiani, che sarà certamente squisito e del quale mi sono fornito. Poi mi sono piazzato vicino alla sala di preghiera, separata per uomini e donne, piuttosto malmessa in verità e installata con poco senso del decoro proprio dietro ai gabinetti, ragione che tuttavia, mi è parsa più chiara quando ho visto che molti barbus, andavano a lavarsi i piedi nei lavandini dei bagni, con gran fatica però, data la collocazione piuttosto alta degli stessi. Alla fine non ho riposato affatto neanche lì, ragion per cui se non vi dispiace vado a farmi un pisolo e ci sentiamo domani, per parlarvi un po' di Mozambico e delle ragioni che mi hanno portato da quelle parti.
Nessun commento:
Posta un commento