giovedì 25 settembre 2014

Mozambico 3: A Maputo

Meglio schierarsi subito


L'aeroporto è nuovo a Maputo, ma la coda per il lost & found quando perdi la valigia è vecchio stile, nel bugigattolo dove la pratica ed i fogli compilati a mano proseguono in tempi infiniti e la risposta è come un mantra: "prova domani". E' una città strana, Maputo. Di certo è una normale capitale africana, con un piccolo centro già semicongestionato di auto, anche se non al livello di Dakar o Dar es'Salaam e una sterminata periferia di baracche che si allungano verso l'aeroporto. Spazi di agglomerazione dove si va ad ammucchiare la folla che si sta inurbando, richiamata dalle sirene della grande città, in una miseria di certo più lurida e cattiva di quella dei villaggi, ma che la vicinanza ad una più concreta presenza di beni di consumo, rende colma di speranze e di eventuali opinate opportunità, che nella maggior parte dei casi si tradurrà in una qualità di vita ancora peggiore. Il rettangolo regolare sul promontorio, alla fine della baia de Lagoa, è l'impianto cittadino creato dai portoghesi che ci arrivarono nel 1502, rimanendoci per oltre 450 anni. Non sono molte le case rimaste a ricordare il passato, le successive costruzioni se le sono mangiate poco alla volta e l'ultima, quella che da pochissimi anni tenta di fare entrare la città nel vortice del moderno mondo globalizzato, sta innalzando i giganti che andranno a formare una nuova skyline, che potrebbe essere definita, più che dalla volontà degli investitori, dall'andamento della crisi globale, che potrebbe anche lasciare a metà una foresta di scheletri di cemento di bassa qualità ed i condomini dei nuovi ricchi che si affacciano sul mare in posizione ambita, una serie di occhiaie vuote come i buchi oscuri delle antiche maschere dei riti tribali. Anche se i segni sulle staccionate protettive, non sono più tratti animisti, ma semplici ideogrammi cinesi.

Maputo è una città in trasformazione che deve ancora decidere cosa farà da grande, con strade larghe e diritte ancora popolate dalla vecchia Africa postcoloniale e dai prezzi spropositati di affitti e servizi che una offerta inferiore alla domanda impone. Qui leggi sempre l'impronta del potere. Il Frelimo, il movimento che governa dalla fine della guerra di liberazione, è passato dagli esperimenti del socialismo scientifico, falliti ancor di più in Africa, come in tutto il resto del mondo, ad una liberalizzazione economica che tuttavia non è riuscita a far decollare il paese, anche per la ripresa delle ostilità interne, con una guerra civile strisciante che, sulla carta si è conclusa in un accordo di pace con gli oppositore del Renamo, che occupavano militarmente le foreste del centro del paese, bloccandolo di fatto, solo un mese fa. Così si sono indette le elezioni e tutto il paese è pervaso dalla febbre di una campagna elettorale senza precedenti. I muriccioli cadenti che limitano strade della città sono completamente ricoperti di manifestini elettorali, praticamente tutti uguali che la rendono una sorta di tappezzeria a quadretti verdi e rossi a ripetere lo slogan, che rimbalza da tutte le radio accese nelle auto che passano, una sorta di meno male che Silvio c'è o che vengono gridate da gruppi di ragazzi raccolti sul cassone di pickup bianchi che corrono avanti indietro lungo i vialoni della città. Altri fogli sono distribuiti agli angoli delle strade e da ogni schermo televisivo, nelle vetrine dei negozi o negli atrii degli uffici, alternati agli spot di materassi, telefonini o prodotti di bellezza (in tutto il mondo i prodotti di consumo fondamentali sono sempre gli stessi) il martellamento dell'invito a votare per il candidato di governo è estenuante. 

Inutile girare nei palazzi del potere, tutti, dalle segretarie ai capi sono in giro a "fare campagna", evidentemente timorosi che un spoiling system, piuttosto feroce, tolga loro la seggiola da sotto le chiappe che si sono sovradimensionate con gli anni. Le forze in campo sono di una sproporzione macroscopica. I concorrenti del Renamo o del CMC, i due partiti di opposizione, compaiono molto raramente e quasi per caso. In giro è tutto un passaggio di uomini e donne con la maglietta o il cappellino Frelimo. Si può dire che queste elezioni hanno quasi rivestito il paese a nuovo. Per un po' i venditori di Tshirt dovranno segnare il passo. La conquista del potere è fondamentale come in ogni altra parte del mondo, solo relativamente vuol dire politica, in realtà significa affari, ricchezza, denaro, lavoro e posizioni decisionali per muovere appalti, opere e punti dove gli investimenti attesi andranno a posizionarsi. Vista la sproporzione delle forze investite, il risultato, sulla carta non dovrebbe dare grandi sorprese, ma la litania delle promesse elettorali sta scorrendo sul gobbo dei discorsi pubblici come non mai. Libertà, fiducia, progresso, accesso all'acqua per tutti. A sentirli si direbbe che dopo il 15 di ottobre il Mozambico diventerà uno dei partecipanti al G20. Vedremo. Intanto in questo finale di stagione secca, la polvere rossa si alza fitta nell'aria, fermandosi sulla pelle come cipria e le enormi jacarande blu lavanda  che colorano di cielo i grandi viali del centro, ti ricordano che questa è l'Africa nera e che qui siamo in una terra povera ed esausta, secca di acqua che aspetta la prima pioggia di novembre come una benedizione per dare un po' di linfa ai campetti esangui ricavati nel mato col taglia e brucia e ad aspettare che si trasformino in strisce di fango rosso i mille sentieri percorsi dalle file di donne avvolte nelle stoffe colorate che ancheggiano sotto il peso dei 20 litri di acqua che si portano fino alla loro capanna, sulla testa. Intanto per allora, le elezioni saranno già passate.

La jacaranda

SURVIVAL KIT

Trovare un alloggio decente a prezzi accettabili, non è facile a Maputo, dove gli affitti sono schizzati alle stelle e gli alberghi hanno un tasso di riempimento elevatissimo, pare attorno al 90%, tanto che ce ne sono moltissimi in costruzione. 

Provate al Kaya Kwanga Residential, Av. Marginal, Rua J. Castro, 321, una serie di bungalow sul lungomare, 3 stelle, abbastanza basico ma pulito anche se piuttosto datato, come struttura e come attrezzatura. A.C. No wifi, ma vi lascieranno usare gratuitamente il PC dell'ufficio. Colazione abbondante. Con lo sconto siamo sui 100 $ a notte, tanto per gradire. Il direttore è italiano. Chiede sempre lo sconto.

Un altra soluzione è un B&B in una casa privata aperta di recente: Braga Hause- Rua 3252, n. 86 R/C, Coop, dietro al nuovo ministero dell'agricoltura. 3 stelle, free wifi, A.C. Colazione scarna e camere microscopiche. Avrete l'opportunità di vedere come è una casa privata di una borghesia ricca che si sta formando in città e di trattare il prezzo con la simpaticissima padrona di casa, che difficilmente mollerà al di sotto dei 40 Euro per le camerette senza bagno e i 70 di quelle con servizio.

Per il resto prezzi spaziali.


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4 commenti:

Blogaventura ha detto...

Fantastico questo reportage che mi ha fatto conoscere una città di cui tante volte avevo sentito parlare nelle cronache del telegiornale. Ottima anche le idee delle dritte finali per i possibili visitatori. Un salutone, Fabio

Unknown ha detto...

Occhiaie vuote come i buchi oscuri delle antiche maschere dei riti tribali, tu dici; democrazia la zoppa che di maschere ne porta a carrettate

Un saluto

Enrico Bo ha detto...

@Bloga - Grazie Fabio, sto cercando di mettere insieme un blog più specifico di viaggio, ma sembra che interessi meno del generalista. Comunque vedremo.

@Pedone - Son mascare wodoo che non ti fan fattura fin che dura la dura ma qualche volta senza mascara tolta finiscon appesi lesi e scortesi, senza ricordo dopo pochi mesi.

Unknown ha detto...

So di voodoo seri, incontrati, semplici come santeria oppure macumba: gallinacci rituali sgozzo al sangue rum a schizzo di bocca come a sputo, maghesse grasse e il solito di turno che va in escandescenze — pare d'essere a casa —; menomale che senza un esorcista che poi ci pensa lui, d'un altro rito, e ti rovina tutto assieme a quello che lui ha già rovinato

Finché dura la dura, sì: ma sempre te lo trovi, il fucile ladro spianato e calze in seta promesse a fica che non ha colore e da perline, tra le palle

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