Ombrellini di carta - Bagan |
Ombrellini colorati da guardare con
cura, da accarezzare con lo sguardo, che si perde tra le sfumature dei mille colori, tra fogli e fiori, geometrie barocche o tra animali fantastici. Ombrellini da aprire
adagio per timore di violarne la fragilità, da girare subito verso il cielo a
riparare capo e volto dal raggio violento, feroce di
un sole crudele, un sole che non perdona le pelli delicate che vanno protette
dunque, non solo con la thanakha, la spessa crema gialla ricavata dalla
corteccia di un albero amico che ogni
donna birmana si spalma ogni mattina sul viso e subito dopo la depone con cura su quello del suo
bambino, disegnandovi cerchi o altri segni bizzarri, mascherandosi in pubblico
per poter essere bella quando nessuno la vede. Curiose le donne vero? Ombrellini trasparenti, che la
notte risplendono, quando le luci che
invano hanno cercato di coprire, li attraversano, li accendono e li rendono
vivi in un caleidoscopio colorato che quasi t'acceca, che infine ti attira come
la lampada spietata avvince la falena, che gira, gira attorno e infine, vinta
si abbatte a terra ai suoi piedi. La venditrice sta lì, aspetta, qualcuna cade sempre.