mercoledì 10 febbraio 2016

Rajastan 15 - I villaggi Bishnoi


Il vasaio


Anziana Bishnoi
C'è poco da fare, Jodhpur è una delle più belle e famose città del Rajastan e come tale è ovvio che sia sempre affollata di turisti. Non è che la gente vada appositamente nei posti brutti, quindi è anche un po' sciocco essere infastiditi dal fatto che con una presenza così massiccia, molto dell'ambiente più tradizionale rimanga un pochino condizionato e perda anche molto della sua magia. Tuttavia, tutte le guide a partire dalla Lonely, sbandierano come imperdibili i dintorni rurali della città dove sono presenti una miriade di villaggi popolati da tribù Bishnoi, antichissime popolazioni che non hanno mai abbandonato un loro stile di vita agropastorale, immutato nei secoli e restio ad accettare le lusinghe della modernità globalizzata. Per cui è d'obbligo un giro nei dintorni con una guida locale che conosca la disposizione dei vari villaggi che presentano le caratteristiche più interessanti. Partendo la mattina presto, si prendono così stradine di campagna con piccoli nastri d'asfalto malandati da disputare alle greggi di capre. I pastori sono tutti vestiti di bianco, un dothi corto avvolto attorno alle gambe ed una specie di casacca dalle maniche lunghe che si allarga in vita in una serie di pieghettature a campana. La testa è sempre coronata da enormi turbanti rosso vivo e le orecchie quasi sempre adorne di anelli di ottone. 

Il vasaio
Qualche volta, dove non c'è in vista nessuno ed i campi di cotone o di legumi sono deserti in questa stagione di mezzo, la strada è attraversata da qualche blue gul, le antilopi azzurre molto presenti anche al di fuori delle aree protette, che si guardano attorno con aria incuriosita al rumore del motore. Sembra che i Bishnoi abbiano una sorta di tabù per l'uccisione degli animali, così che anche quelli allevati vengono poi ceduti prima che giungano al termine della loro vita produttiva. Insomma la vita è sempre sacra in India, al massimo in città si stupra qualche donna sull'autobus o in campagna si dà fuoco alla nuora quando è finita la dote, ma può darsi che questi fatti siano anche sovrastimati. In ogni caso i responsabili di quell'ultimo stupro finito con l'uccisione della vittima, sono stati condannati a morte sull'onda dell'indignazione popolare, per dare un'esempio. Intanto ci fermiamo in un villaggio dove le case non sembrano poi così primitive come si vuol far credere, ma piuttosto simili alle periferie povere delle città più grandi. Finiamo dunque nel cortile di un vasaio che confeziona oggetti vari in quantità, dalle stoviglie e al vasellame tipico delle campagne ad altri oggettini come lampade e porta profumi da chiaro spaccio turistico. Vedere produrre un vaso partendo dall'argilla fangosa è sempre una cosa suggestiva, certamente, tuttavia in Ghost era un'altra cosa, anche se lì le implicazioni erano più romantiche per gli stuoli delle spettatrici adoranti. 

La cerimonia
Comunque con qualche rupia ti porti via il tuo pezzettino di terracotta e in questo modo anche il tizio si porta a casa la giornata. La seconda tappa è in un altro villaggetto molto simile al primo. La casa del tipo che ci accoglie è più attrezzata per lo show. Prima racconta un po' la favola del lupo, poi mostra l'utilizzo ed il modo per avvolgere in maniera corretta la decina di metri buoni di stoffa con cui si confeziona un turbante multicolore, infine, essendo a suo dire un custode delle tradizione del villaggio stesso, estrae una serie di strumenti per compiere un rito di purificazione e benedizione della casa, che consiste nell'accensione di vari fornelletti su cui vengono sciolte palline di sedicente oppio o roba similare con cui successivamente si passa a fumigare e a benedire tutto il circondario inclusi i beneamati e gentili visitatori. La piccola mancia che segue avrebbe dato diritto anche ad un thé di villaggio, tanto per bagnare le ugole rinsecchite dalla polvere circostante. Non c'è nessun'altro in giro per il paese, donne e ragazzi se ne devono essere andate al mercato o a lavorare nei campi lasciando a casa il nonno da solo, che qui non teme certo la visita di falsi esattori del gas che gli uccellino i risparmi, ma è lui stesso l'incaricato di raccontare la supercazzola a chi arriva da queste parti pensando di ritrovare l'Eden del buon selvaggio. 

IL tappeto Kilim
La fermata successiva invece è in un villaggio decisamente più ordinato ed all'apparenza più ricco. Le case sono abbastanza nuove, seppure costruite con la tradizionale struttura rotonda e con dipinti ancora freschi. In quelle più belle c'è una specie di cooperativa di fabbricanti di tappeti tessuti, di tipo kilim. Veniamo subito presi sotto tutela da un incaricato che oltre a spiegare la tecnica di tessitura mostra la mercanzia dando grande enfasi alla presunta economicità dei manufatti rapportata all'enorme mole di lavoro necessaria a produrli. Pur apprezzando il materiale esposto cerchiamo solo un modo per sfuggire all'accerchiamento e per fortuna la situazione volge a nostro favore in quanto nella struttura è in corso la preparazione di un documentario televisivo girato dalla TV di stato per raccontare l'abilità di questi maestri artigiani ancora presenti sul territorio, un vero e proprio presidio di saperi popolari, direbbe il nostro Carlin. Tutti sono impegnatissimi a recitare la loro parte, chi fila, chi tesse, chi annoda, chi spiega e il nostro gruppetto viene un po' lasciato a se stesso per cui, alla chetichella ce la filiamo all'inglese. 

Pastori Bishnoi
La nostra guida, un affabile ometto pelato dai baffi a manubrio, dalla parola pronta e all'apparenza molto disponibile, man mano che passano le tappe e diminuiscono le opportunità per lui di raccogliere qualche percentuale sul venduto, si rabbuia un po', ma in fondo ormai la gente si è corazzata rispetto a questi assalti alla diligenza e mi sembra che queste opportunità di business siano sempre più magre. Infine, rimane un ultimo negozio da vedere. Qui la scusa è quella di una cooperativa di donne che producono tovaglie, stoffe ricamate e lavori di pachwork vari. In realtà il magazzino è pieno zeppo di ogni tipo di paccottiglia da souvenir più classica, dalle manine grattaschiena di papier maché ad elefanti quasi a dimensione naturale di marmo o di specchietti colorati. Maschere, bigiotteria di ogni tipo, scatolette e pashmine, incensi e calendari, paginette, miniature.di ogni tipo, insomma devi percorrere il labirinto del market dell'autogrill per arrivare libero all'uscita. L'accompagnatore che ci ha preso in carico all'ingresso, capisce subito che siamo cagne magre e dopo qualche tentativo che dall'alta gioielleria, alle gemme e ai tappeti, scende subito agli ombrellini e alle borsette da poco prezzo per cercare di non farci uscire a mani vuote e di portare a casa la giornata, alla fine con un sorriso triste rinuncia e ci lascia liberi, per lo meno non gli abbiamo battuto la classica cocacola di benvenuto con cui si cerca di farti sentire almeno un po' in colpa se non compri nulla. 

La cooperativa delle cucitrici
La guida ormai ha realizzato che la giornata è andata storta e si chiude in un mutismo offeso fino alla riconsegna degli ostaggi in albergo e anche la magra mancia non riesce a raddrizzargli l'umore. Insomma direi una mezza giornata persa, d'altra parte prevedibile, non puoi illuderti di trovare tribù del medioevo a qualche chilometro da una città dove arriva un milione di turisti all'anno. Rimane ancora il piacere di girare in una campagna semispopolata fermandoti a guardare i gruppi di donne che vanno alla fontana con le braccia coperte di decine di bracciali bianchi e i sari rossi e gialli, svolazzanti nel vento forte che impolvera l'aria, con i quali si coprono il volto. Sul sentiero rimbalzano i suoni delle pesanti cavigliere, mentre i grandi anelli d'ottone ricoperti di pietroline colorate che pendono dal basso, magari collegati agli orecchini di metallo dorato da catenine sottili; stuoli nutriti di bambini scalzi  corrono nella polvere, tra maiali e galline. 

Sterco di vacca a seccare
Le ragazze girano per i viottoli dietro vacche stanche e magre che brucano cespi talmente rinsecchiti da venir via assieme alla zolla che le contiene, ma dietro, di tanto in tanto rilasciano materiale preziose, che le ragazze, e questo è uno dei loro compiti più importanti, raccolgono con cura, mettendolo nei larghi cesti di vimini, quasi strappandoselo l'una all'altra. Al villaggio,. ancora fresco incolleranno le preziose torte alle pareti delle capanne in modo che comincino a rinsecchirsi, poi quando hanno perduto la loro parte più umida e cadono a terra verranno ammucchiati in grandi cumuli a forma di pagliaio, in modo che si induriscano completamente. Questo materiale prezioso è l'unico combustibile a disposizione per fare la cucina, in un angolo del cortile, per quasi la metà dei villaggi indiani più poveri. Senti scorrere intorno la vita di villaggio insomma, dove non è ancora arrivato l'acquedotto e il cibo lo devi strappare alla terra spingendo ancora un aratro a chiodo di legno. In città invece la solita confusione della sera; poi, mentre guardi negozi, banchi e venditori di miserie, arriva un corteo festante. davanti una banda che scimmiotta uniformi inglesi con trombe, tromboni e grancasse. 


Lo sposo
Dietro segue il gruppo dei festanti che accompagnano un futuro sposo, a cavallo, vestito da principe con tanto di giubba, ricco turbante e sciabola dorata, che si dirige verso la casa della sposa. In fondo un poco distaccate, le donne della famiglia in gruppo cantano e ridacchiano mimando passi di danza. Acchiappano subito le nostre signore per trascinarle nella festa danzante, mentre il corteo dei maschi avanza con una più dignitosa seriosità. Il padre dello sposo appare come quello più compito e preoccupato anche se in verità lui paga solo questo corteo, mentre l'onere di tutto il resto della festa rimane a carico del padre della sposa, quello sì probabilmente disperato. Il più mogio di tutti è il giovane promesso, ingobbito sul suo cavallo, un ronzino ciondolante ma bardato sontuosamente a festa, con la faccia di quello che sta andando al patibolo. Si guarda attorno stranito, certo di non potere ormai più tirarsi indietro. Il corteo prosegue trascinandosi appresso la banda che starnazza, mentre gli amici tirano la cavezza del cavallo come per non dargli più alcuna possibilità di scappare ed il povero e terrorizzato cavaliere si ingobbisce ancora di più sulla sella con lo sciabolone abbandonato di traverso sulla spalla, andando verso il suo destino obbligato, tra un tintinnar di cembali, mentre cala il sole.

Il padre dello sposo
SURVIVAL KIT

Pastore Bishnoi
Tribù Bishnoi - Tutta la zona attorno a Johdpur che va ad ovest verso il deserto è popolata da villaggi di pastori agricoltori Rabari e Bishnoi, che dovrebbero almeno in teoria vivere ancora in modo tradizionale, dedicandosi anche all'artigianato. Per un giro di mezza giornata con la vostra macchina, una guida richiede attorno alle 2000 R + mancia. Tutti gli alberghi vi procureranno senza problemi il contatto, come anche le varie agenzie della città vecchia. In realtà sono certo che le varie guide accetterebbero anche di venire gratuitamente sperando nelle provvigioni che contano di guadagnare nelle varie tappe del giro, grazie ai vostri acquisti,. Se siete turisti micraniosi e spendipoco come me, non tirate troppo su questo costo perché se poi non spendete una rupia nei villaggi, la guida rimane a bocca asciutta. Comunque in generale il giro ha un interesse quasi nullo e lo sconsiglierei decisamente a meno che proprio non abbiate altro da fare. L'unico punto a favore è la piacevolezza di girare per i paesini di campagna e il potersi fermare di tanto in tanto quando vedete pastori o gruppi di donne con cui socializzare.



Blue gul

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