Dodici racconti brevi che sono stati pubblicati nel 95,
quando l’autrice, indiana di Bombay, emigrata negli Stati Uniti con la
famiglia, era poco più che trentenne. Vi si legge la sfrontatezza di una
ragazza che vuol mostrarsi ribelle a tutti i costi, sia negli argomenti
raccontati, spesso palesemente autobiografici, che nel modo di raccontarli. Una
donna che non sopporta evidentemente lo stile di vita e le tradizioni che le
sue origini vorrebbero imporle attraverso la sua famiglia, vorrebbe rinnegarle
contrastandole eppure ne è pervicacemente avvinta ed affascinata. Ritorna
spesso ai suoi ricordi di infanzia e i suoi personaggi sono adolescenti turbate
e ribelli, appunto le junglee girls del titolo, ragazze “selvagge” e
incontrollabili che non reprimono desideri e pulsioni anche se queste possono
essere incomprensibili a chi della famiglia le circonda. E’ forse la cultura
del nuovo mondo che irrompe prepotente in questo substrato antico e
all’apparenza immutabile. Eppure per quanto faccia questa forza dirompente e
dissacrante non riesce a cancellare l’antica anima indiana che sempre rimane
lì, incancellabile e dominante, anzi probabilmente alla fine di questa lotta,
ne esce sconfitta. Libro molto godibile per chi ama questa terra, proprio
perché profondamente indiano, nelle situazioni raccontate e molto
rappresentativo di quel contrasto incredibile che si vive in questo universo
che si è trovato all’improvviso ad affrontare un mondo moderno con modi di
vedere e di pensare assolutamente inaspettati. A venti anni dalla sua uscita è
molto probabile che le ragazze di Bombay, anzi ora di Mumbai, trovino queste
situazioni quanto mai attuali e credibili. Di lettura veloce non vi lascerà
annoiati.
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