giovedì 14 luglio 2016

Città perdute - Thikse

Donna Ladakhi - India - agosto 1978

Dolma stava in piedi nel punto in cui il sentiero si spezzava in un angolo acuto per riprendere la salita verso l'alto a sinistra. Era diritta, con lo sguardo a valle ad aspettare qualcuno, come glielo permetteva il bimbo di almeno un paio d'anni appeso sulla schiena con una larga pezza di tela bianco sporco a strisce che, muovendosi continuamente la obbligava a passare il peso da una gamba all'altra per mantenere l'equilibrio. La pelle incartapecorita del suo volto, cotto dal sole dei 4000 metri non chiariva a sufficienza se ne fosse la mamma o la nonna. Il suo perak, il copricapo di pelle di pecora col pelo nero e riccio, rivolto all'interno era così bisunto e sdrucito da confondersi coi capelli aggrovigliati e parzialmente nascosti sotto le larghe ali che si aprivano avanti per proteggere dal freddo e dalle folate di vento teso e gelato. La lunga striscia di cuoio che lo completava sul capo scendendo fin quasi a metà della schiena era in assoluto contrasto rispetto alla povertà del resto degli stracci che la ricoprivano. Una serie di grossi pezzi di turchesi legati gli uni agli altri o incastonati in scatolette d'argento di varia foggia, quadrate o ottogonali, rivestivano completamente il copricapo. 

Forse lo aveva ereditato dalla nonna che, come è costume, glielo aveva lasciato alla morte, in qualità di prima nipote titolata a ricevere questo gioiello di famiglia, unico bene prezioso che l'avrebbe accompagnata nellavita. assieme ai lunghi orecchini conici fatti di rotelline di turchesi e coralli fossili impilati. Con un cenno del braccio ci indicò la direzione per arrivare dopo altri passi faticosi che ti spezzavano il fiato, fino al monastero di Thikse, circondato alla base dalle casupole scomposte di un paesino all'apparenza disabitato. Dopo poco bastò seguire quattro monaci bambini che andavano nella stessa direzione, anche se scomparvero in fretta quasi correndo sul sentiero di pietra e gradini sconnessi, quattro piccole tonache rosse che sparivano dietro il colle, svolazzando leggere come farfalle. Poi bastò andare nella direzione da cui proveniva il suono cupo delle lunghe trombe dei monaci che davano inizio alla cerimonia del mattino. Il cielo indaco del Ladakh sembrava un lenzuolo steso su un fondale preparato apposta per far risaltare i cubi bianchi del tempio dalle pareti a picco, scandite da file di finestrelle tutte uguali.

Thikhse - Ladakh - India 

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