|
Cambio della guardia |
|
Ingresso di Chinatown |
Oggi ce la prenderemo con calma. La casa come al solito sembra deserta. L'inquilina del piano di sopra è uscita presto e la nostra ospite è come se non esistesse. Tanto meglio, in ogni caso un giorno intero per passeggiare in centro, rivedendo le cose che ieri più ci hanno colpito al passaggio e magari approfondire un po', godendoci gli angolini più sfiziosi. Mi sembra un buon programma per l'ultima giornata utile a Boston; domani saremo già in fase di decompressione, con tutto il tempo dedicato al ritorno, momento sempre un po' tristanzuolo. La macchina ci lascia a Chinatown, un quartiere classico che potrebbe essere tranquillamente quello di qualunque altra città, con tutte le tipiche funzioni di questi quartieri, caratterizzati soprattutto dalle insegne in caratteri cinesi di ristoranti, lavanderie, negozi vari. E' davvero tutto pieno di cinesi; le zone della città, riguardo a questo aspetto sono un po' a compartimenti stagni, qui solo cinesi, a Cambridge tutti neri e così via. Il quartiere confina comunque col centro e in un attimo arrivi al Granary Burying Ground e al di là del parco puoi vedere i raggi del sole che illuminano la cupola dorata della State House. Scendiamo verso il porto attraverso le vie del centro dove gli edifici antichi si alternano ai moderni grattacieli di vetro in cui le facciate dell'800 si specchiano assieme alle nuvole che corrono veloci nel cielo, spinte dal vento che arriva dal mare.
|
Quincy Market |
Una dopo l'altra passi davanti alla Kings Chapel, alla prima scuola pubblica americana e all'Old corner bookstore, la biblioteca più antica della città che è stata frequentata dai più illustri letterati dell'epoca, anche se oggi, il pianterreno è sede di un fast food messicano, potenza del business, i soldi sono soldi e qui questo è quello che conta, capirà. Si può intanto saltabeccare in qualcuno dei vari negozi che si alternano ai locali, tanto per rendersi conto di come funziona il commercio in America. Ma bisogna subito dire che la qualità non è eccelsa anche nei negozi che se la tirano. I prezzi sono elevati, ma questo ci sta, siamo in pieno centro, a lato di un notevole flusso turistico, quindi tutto è di conseguenza. Poco più avanti, l'Old State House è il punto centrale della città e anche se l'abbiamo visitata ieri, è divertente starsene a guardare i figuranti che si alternano nella piazzetta davanti all'ingresso. Il cambio della guardia avviene a rotazione continua per la gioia degli astanti che si alternano con gridolini di giubilo mentre partono i selfie. Anche passeggiare lungo il waterfront è particolarmente piacevole, specialmente quando c'è il sole, i giardini sembrano fatti apposta per dare spazio a chi ha tempo da trascorrere godendosi la giornata, magari bevendosi un frullato di frutti esotici, a prezzo di affezione, davanti agli zampilli delle fontane.
|
Old Corner Book Store |
Poco più in là, il quartiere di Little Italy propone una serie senza interruzioni di ristoranti e locali dai nomi che più italiani non si può. Sembra che da queste parti si mangi bene, per lo meno a leggere i menu esposti in strada davanti alle tavole in legno con le tovaglie a quadretti rossi della tradizione. Il quartiere è molto piacevole, tante case antiche, le strade con un acciottolato di cubetti che danno la sensazione di una via parigina. La casa di Paul Revere, uno degli eroi della rivoluzione, è tra le più visitate anche se da fuori sembra davvero soltanto una povera baracca di legno, d'altra parte bisogna farsene una ragione, da queste parti non hanno certamente la cupola del Brunelleschi da mostrare. Poco più avanti la Old North Curch, la più vecchia della città da dove partì il segnale della rivoluzione dal campanile dove Newton segnalò con due lanterne a Revere che le truppe inglesi avevano iniziato la marcia verso Lexinton. Nelle antiche case intorno, musei tematici e una vecchia stamperia dove potrete farvi stampare la copia di qualche antico documento. Dalla collinetta alle spalle, ricoperta dalla verde erba del Copp's Hill Burying Ground sulla quale erano stati disposti i cannoni inglesi della battaglia di Bunker Hill, si può avere una bella visuale di tutto il porto. Ancora una lunga passeggiata al di là del ponte sul fiume Charles, porta alle navi di cui vi ho già parlato ieri, poi si può ritornare fino nei dintorni del Quincy market.
|
Ostriche della baia |
C'è un bel mercato di frutta e verdura poco prima, dove si può girolare tra i banchetti, tra i quali molti offrono anche le ostriche e i vongoloni che da queste parti chiamano
clams. E' una specie di regno dello street food e diciamo che sarebbe bene approfittare. Non si può resistere all'offerta delle ostriche, anche se non sono molto grandi in verità, niente a che vedere con quelle della Bretagna, tanto per criticare, comunque meglio prenderne un vassoietto da mezza dozzina e slapparsele seduti su una panchina, una dopo l'altra. Gira gira abbiamo fatto venire quasi sera e dunque bisogna finire alla grande con una altro grande classico bostoniano. Una cena come si deve, l'ultima cena a Boston e deve essere cosa da ricordare, per festeggiare la fine del viaggio. Una sorta di suggello definitivo che metta il fiocco definitivo all'operazione. Uno dei locali più noti e frequentati della città e del porto
è il Legal Sea Food che si trova proprio dietro la piazza del mercato. Meglio prenotare perché qui c'è sempre una certa coda. Per la verità il locale non è particolarmente esaltante, diciamo pure simile a molti altri del waterfront senza particolari distinzioni che lo caratterizzino. Comunque sia, già che siamo qui, bisogna proprio fare l'uovo fuori della cavagna, come dicono dalle mie parti.
|
L'astice del Legal Sea Food |
La scelta non può che cadere su un astice come si deve, di dimensioni consistenti, diciamo da due libbre e mezzo, che all'apparenza è sì davvero un bel mostro, ma che poi, se levi le chele mostruose, che comunque un po' di roba da mangiare la forniscono, di coda edibile non è che ti levi la voglia, anche se te ne fai per oltre 60 verdoni. Diciamo comunque che il locale è di livello, il personale è molto gentile, in attesa di congrua mancificazione e i piatti sono presentati con una certa cura. Alla fine l'esborso non è così catastrofico. Ricapitolando: un astice bollito da 2,5 lbs, un bel trancio di salmone e 2 coke per 110 $ con tasse e mance. I clienti intorno se la tirano un po', un ambiente che vuole apparire elegante insomma. Va bene per il saluto finale alla città. Ce ne torniamo a casa soddisfatti della giornata trascorsa. Condividiamo l'Uber con un professore indiano dell'Andrah Pradesh, qui per un congresso, che rimane esterrefatto al sentirmi enumerare qualche città della sua terra, essendo evidentemente abituato a dover spiegare da che parte del mondo è l'India. La nostra casetta sta sempre lì, in fondo alla via. Sempre via mail la nostra ineffabile Chelsea ci dice che dobbiamo toglierci dai piedi alle 9 domattina come concordato perché deve pulire la camera per il prossimo cliente che arriverà in giornata. Per carità, saremo puntuali. Per ora ce ne andiamo a nanna dopo aver salutato virtualmente la città, una bella città, gradevole da vedere e forse anche da vivere.
|
Copp's Hill Burying Ground |
|
Lo stampatore |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
|
La State Hause |
|
Sea Food |
Nessun commento:
Posta un commento