lunedì 8 novembre 2010

Il Milione 29: Ecologia in Cina.


Un elemento di discussione e di forte critica verso la Cina di oggi, quando se ne parla con gli amici, è sempre quello che appare come uno dei punti critici dello sviluppo tumultuoso di questo paese e cioè lo scarso rispetto verso le problematiche ecologiche. L'accusa più frequente di chi, a mio parere, conosce poco questo mondo, è che, per non rallentare la crescità, si scelga artatamente, quasi con bieca malizia orientale, una via completamente disinteressata degli aspetti ambientali.


Intanto ha veramente poco senso che questa critica provenga proprio da chi ha inquinato a man bassa i propri paesi e il mondo intero senza curarsi di nulla, cementificando inoltre tutto il possibile. Come si può pensare che i cinesi accettino lezioni da costoro, che dopo aver compiuto ogni malefatta possibile in questo settore per garantirsi consumi esagerati, impongano una morale a chi esce dalla fame e dalla miseria, dicendogli: - Sei un infame se non capisci che devi rinunciare anche ad avere un frigorifero, perché se no mi inquini il mio pianeta.-


Questa sorta di giustificazione dell' Inferior stabat agnus, viene subito mal digerita psicologicamente da un popolo, per altro assolutamente pragmatico, che nella realtà, sta diventando invece assai sensibile a queste problematiche, che cerca di affrontare in modo sostenibile con un disegno tutto sommato di successo, che vuole condurre un quarto della popolazione mondiale ad uno stile di vita simile a quello giudicato oggi, come il migliore per il benessere della gente. Il fatto di essere un sistema totalitario poi, aiuta parecchio in questa direzione, infatti certe decisioni vengono prese con estrema rapidità e dimostrano efficacia immediata. Per esempio si stanno piantando con successo miliardi di alberi in tutta la fascia predesertica del nord. Una decina di anni fa si rilevò come grave, il problema della cosiddetta white pollution, l'enorme quantità di vaschette di polistirolo in cui veniva fornito lo street food per il pranzo di centinaia di milioni di persone, poi regolarmente abbandonate in strada. Bene queste vaschette furono abolite con un mese di tempo per esaurire le scorte e dopo 30 giorni, sono scomparse completamente, con approvazione del sentire comune.


Da noi il problema dei sacchetti di polietilene si va discutendo da quasi un decennio senza soluzione. In un mese, sempre per decreto, sono scomparse certe camionette-taxi che ammorbavano Pechino con i loro pestilenziali scappamenti e così via con molti esempi che danno un'immagine che raffigura un paese meno insensibile a questi problemi di quanto sembri. Naturalmente il punto chiave è che lo sviluppo così dirompente del paese ha bisogno di una quantità fortemente crescente di energia. In questo i Cinesi lavorano in tutte le direzioni, che naturalmente sono tutte criticabili, dall'idroelettrica alle altre rinnovabili, all'accaparramento di gas e idrocarburi in tutto il mondo, al nucleare, tenuto per ultimo, perché i cinesi saranno inquinatori ma non scemi e hanno individuato questo sistema come il più caro e contemporaneamente il meno gestibile, per un paese privo di uranio. E' quindi logico che però, per il momento non riescano a rinunciare al combustibile di cui sono più ricchi e che per la prima volta viene descritto da Marco Polo.


Cap. 101


Egli è vero che per tutta la provincia del Catai àe una maniera di pietre nere, che si cavano de le montagne come vena, che ardono come bucce e tengono più lo foco che no fanno le legna. E mettendole la sera nel fuoco, se elle s'aprendono bene, tutta la notte lo mantengono. E per tutta la contrada del Catai no ardono altro, bene ànno legne, ma queste pietre costan meno e sono di grande risparmio.


Come si vede, niente di nuovo. Certo immaginatevi le risate che si facevano i rubizzi Veneziani ad ascoltare queste supposte fantasie di un Marco che raccontava di braceri pieni di queste pietre nere che, nei mercati, bruciavano sotto le grandi pentole piene di gamberi di fiume, chiaro sintomo di buona qualità dell'ambiente. Li trovi ancora oggi questi you bao xia sempre ottimi (soprattutto se cucinati alla maniera di Acquaviva), nonostante tutto e malgrado l'ansia di benessere di questo quinto dell'umanità.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

3 commenti:

Tizyana ha detto...

Molto interessante il post e il tuo blog. Condivido le tue considerazioni, certo, parlare bene e razzolare male non è un buon esempio, dalle nostre parti si continua ancora a inquinare, ma mettendosi il prosciutto sugli occhi si pretende a spada tratta, che i paesi in via di sviluppo siano integerrimi e perfetti. Ti aggiungo.

Lara ha detto...

Verissimo, noi - qui in Italia - siamo riusciti persino a lasciar crollare una casa a Pompei! Oltre agli allagamenti, ecc... a causa della incuria.

Ciao e buona giornata!

Enrico Bo ha detto...

@Tizy - Grazie, aggiunta anch'io. Interessanti le tue recensioni.

@Lara - La cultura non da da mangiare (agli asini) eheheheh

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!