martedì 11 gennaio 2011

Passare il ruscello.

Vi ho già detto che tutto gli argomenti di sesso in Cina sono accompagnati da una notevole dose di pruderie. Soprattutto nel linguaggio, che poi i fatti sono gli stessi da tutte le parti del mondo, vengono usate perifrasi complesse e poetiche per riferirsi a cose che a chiunque dovrebbero imporporar le guance al solo pensiero. Forse un tempo non era così. La società cinese infatti nasce matriarcale e si sa che quando comandano le donne queste si danno più libertà di movimento.

Contrariamente a quanto è accaduto da noi, dove le cose più antiche scritte sono andate in gran parte perdute, in Cina è rimasta molta documentazione, cosa che permette di investigare molti aspetti della vita comune. Era una civiltà contadina dove le donne avevano assoluta preminenza, prendevano le decisioni ed erano custodi, oltre che delle ricchezze del villaggio, delle preziosissime sementi che conservavano durante l'inverno ed i figli erano proprietà esclusiva delle madri. Il Libro delle odi è il più antico di cui abbiamo traccia e risale al 1600 a.C. e vi possiamo leggere la prima poesia d'amore cinese che vi propongo come esempio.


Se m'ami ancor, mio bello,
alzo la gonna e traverso il ruscello,
ma se non pensi a me,
altri ci son meglio di te!

Se tu m'ami ancor, mio bello,
alzo la gonna e corro da te,
ma se tu non sei più quello
ne trovo un altro meglio di te!

La giovane contadina invita un giovane a farsi avanti, a non esser timido, potremmo dire. Allora pare non fosse ben chiaro il meccanismo della procreazione, tanto che sembra si credesse che le fanciulle che traversavano il fiume alzando la gonna rimboccata fino alla vita (avrete notato la mia levità orientale nell'uso di questa circonlocuzione per non dire "senza mutande") rimanessero incinte. Gli uomini erano considerati (ufficialmente) esseri inutili (alla riproduzione ci pensava il fiume, al più erano utili solo di tanto in tanto, diciamo per il divertimento), necessari al più per il lavoro nei campi d'estate e che la notte si avvicinavano furtivi alle stuoie femminili sempre col timore di essere cacciati via in malo modo.

Stava però finendo l'epoca del matriarcato per dare luogo ad una forma più paritaria in cui uomini e donne erano come due corporazioni separate, i maschi a lavorare nei campi in estate, le femmine a tessere in inverno, in corretto equilibrio naturale, come sempre ricercato laggiù. Così d'inverno comandavano le donne e d'estate gli uomini, primavera ed autunno invece erano le stagioni in cui gli eserciti nemici si incontravano e si mescolavano, erano le stagioni dell'amore. Così nelle grandi feste dei villaggi, contadini e tessitrici passavano il fiume senza troppi problemi, tanto la colpa era sempre dell'acqua del ruscello. Ma a poco a poco l'espressione "passare il ruscello" assunse una connotazione decisamente sessuale e volgare. Così, con astuzia, abbiamo preso il sopravvento e abbiamo cominciato a dettare leggi che regolamentassero la difesa del pudore.






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10 commenti:

acquaviva ha detto...

"abbiamo" sottintende "noi uomini", no?!

Enrico Bo ha detto...

@Acqua - ma ovviamente! e su questo filone ne voglio postare ancora delle belle, vedrai vedrai!

Blogaventura ha detto...

Vista l'enorme quantità di gente che vive in Cina vien da pensare che sugli argini ci sia sempre un gran traffico di fanciulle pronte a guadare le impetuose acque del ruscelli. Un salutone, Fabio

Sandra M. ha detto...

Ah, ah, che ridere, Bolgaventura.
Aspettiamo "le belle" a seguire, allora.

Enrico Bo ha detto...

@Ventura - E pensa che c'è la legge del figlio unico! d'altronde anche da noi per le pulzelle si usa l'espressione saltare il fosso.

@Sandra - un po per volta , il gioco della pioggia e delle nuvole ha comunque molta importanza in Cina.

ParkaDude ha detto...

Sarebbe possibile avere un link alla poesia in caratteri?

Ambra ha detto...

Ah perché non sono vissuta all'epoca del matriarcato in Cina? Scherzi a parte, la poesiola non è neanche un po' sfrontata. E' bellissima.

Enrico Bo ha detto...

@Ambra - va là che tra poco ci torneremo.

@Parka - Qui:
http://etext.lib.virginia.edu/chinese/shijing/AnoShih.html
con traduzione inglese
ci sono i testi di tutte le 305 poesie del libro. Però a pechino ti dovrebbe essere facile trovare il libro in cinese , il titolo è :
诗经; Shī Jīng

Nou ha detto...

a me è sembrato di leggere una favola. Ne deduco che il matriarcato era qualcosa di fantastico.

Enrico Bo ha detto...

@Nou - Probabilmente sì, poi abbiamo preso in mano la palla noi.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!