mercoledì 6 giugno 2012

Amarcord.



Il tempo è una dimensione anomala; si estende e si comprime secondo regole misteriose e non controllabili. Una matematica irrazionale e piena di sorprese anche se puoi riconoscerne facilmente i punti di riferimento. Così eccoci qua, sette vecchi amici, ragazzini ormai frollati che di tanto in tanto si ritrovano a raccontarsi cose. Soli, lontani dai compagni relativi, lasciati altrove per non infastidirli troppo con i nostri continui: ti ricordi? Eppure basta sedersi uno di fronte all'altro, Gilberto, Pina, Lauro, Paola, Rosy, Enrico, Giancarlo e con il calore dell'estate che arriva ti vedi subito come allora. Parte di colpo il film e siamo già seduti su quella panchina della piazza a parlar di niente, a ridere della panettiera che si lamenta perché facciamo baccano alla sera e delle sue tende staccate via e portate fin sugli alberi del viale. Che dispetto! Sono quasi spariti gli alberi di quel viale, dove la brigata si rifugiava alla sera, tutti pieni di speranze per gli approcci neppure tentati e sempre delusi, guardando di sbieco quelle ragazzine così belle e così impossibili, mentre le biciclette stavano là, riverse nel prato. 

Una cucchiaiata di gelato e subito senti il pepeee lontano del carrettino che passava alle due. Cono da 20 lire, panna e nocciola, da leccare seduti sulla balaustra della pompa dell'acqua salata. La musica nuova che stava arrivando rompeva schemi vecchi, il rockandroll, le serate alla SOMS. La pellicola si svolge lentamente, emerge qualche figura lontana, quasi sbiadita da un ricordo spezzettato che riaffiora, a poco a poco ricostruito dall'apporto di tutti fino a che il puzzle si ricompone. Ed ecco che riemerge Camilla, con cui la natura era stata così ingenerosa e la sua povera mamma che prenotava sempre il tavolino sul bordo della pista alla festa del paese e poi, non vista, faceva il giro di tutti i ragazzi a pregarli di fare ballare la figlia, vi prego, almeno una volta in tutta la sera. La sera, così carica di impossibili desideri inespressi, su per la salita fino al cimitero per la prova di coraggio. Il cancello che improvvisamente nel buio si apriva cigolando; le ragazze che scappavano di corsa, terrorizzate. Odore di ciliege, vento fresco sui capelli mentre girano vecchie fotografie. Accidenti come erano belle quelle ragazze.


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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Enrico,hai proprio ragione quando parli di film o flash back :da un ricordo ne viene fuori un altro e poi un altro ancora e ognuno si rivede come alla moviola anzi vorrebbe proprio fermare l'immagine per poter assaporare fino in fondo il vissuto che appare sempre un qualcosa di meraviglioso anche se nella realtà non era così. E nelle sembianze e nei gesti degli altri ritrovi anche un po' di quel te stesso che si è appannato nel tempo,che ha perso smalto e colore ma si rianima a poco a poco a contatto coi ricordi comuni. Ecco che l'ottimo gelato di Cercenà
fa da catalizzatore e le parole si sciolgono e rievocano.... Il tempo è esaurito,le strade tornano a dividersi ma col desiderio di rivedersi presto.C'è ancora molto da rimembrare.( scusa l'utilizzo di un verbo obsoleto ma non mi sovveniva un altro sinonimo)



Paola

Sandra M. ha detto...

Soffia forte il vento dei ricordi, qui....

Enrico Bo ha detto...

@ Paola - Speriamo di rimembrare presto, perché il gelato si scioglie!

@Sandra - sai quando si pensa ai 16 anni....

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!