venerdì 19 ottobre 2012

Tai Ji e Alzheimer.

La mia maestra Kinué Ohashi in una forma di Tai Ji.

Non mi sovviene più bene di cosa vi volevo parlare oggi. Ah, sì! Adesso mi sembra di ricordare che qualche mio amico mi ha fatto notare che i miei post che riguardano il Tai Ji sono pallosi e troppo specifici per un blog generalista e che alla fin fine interessano a pochi. Voglio invece farvi notare come questo argomento possa essere di interesse generale specialmente per coloro, e credo che siano in maggioranza, che vedono l'implacabile clessidra del tempo che sta tirando gli ultimi. Per non fare chiacchiera da bar, voglio quindi porre la vostra attenzione su un articolo delle pagine scientifiche della Stampa di mercoledì scorso che riporta uno studio pubblicato dal Journal of Alzheimer's disease di luglio (pag. 757-766 -vol. 30-4). Il lavoro si è svolto su un gruppo di persone in età compresa tra i 60 e gli 80 anni, suddivisi in quattro gruppi: praticanti il Tai Ji, dediti alle passeggiate, con attività sociali di interazione e gruppo di controllo nullafacente. I risultati sono stati inequivocabili. I controlli, eseguiti tramite test classici e risonanza magnetica in fase iniziale, dopo 20 e dopo 40 settimane, hanno dato valutazioni molto interessanti. 

Il gruppo che praticava Tai Ji ha mostrato un aumento significativo della massa cerebrale e migliori prestazioni nei test cognitivi come il Mattis Dementia Rating Scale score o l'Auditory Verbal Learning Test e altri che potete vedervi meglio nell'articolo originale. Un netto calo dei parametri sopradescritti, così come nella soluzione di problemi di logica, si è invece notato in chi non pratica nulla. Uno degli autori della ricerca J. Mortimer, conclude che, "se è certamente vero che l'attività fisica ritarda l'insorgenza dei problemi cognitivi tipica dell'anziano, il Tai Ji si rivela come esercizio particolarmente adatto fino alla tarda età, in quanto pratica quasi non aerobica estremamente efficace per essere praticata a tutti i livelli". Inutile ricordate i molti studi (seri) precedenti in cui sono state dimostrate l'efficacia di questa antica arte cinese nel migliorare la capacità di equilibrio fisico (nell'insorgenza di alcuni tipi di Parkinson) e mentale, la postura generale, la diminuzione dei livelli di colesterolo, la prevenzione dell'insonnia e addirittura dell'osteoporosi. Ma cosa aspettate ad iscrivervi ad una delle molte associazioni in cui si pratica il Tai Ji. Guardate che se lo faccio io, lo possono davvero fare proprio tutti!

Refoli spiranti da:
 La Stampa - Tuttoscienze - 17 ott 2012
Journal of Alzheimer's disease - n. 30-4 - June 2012 


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3 commenti:

il monticiano ha detto...

Peccato che mia moglie colpita da Alzheimer da più di cinque anni - ne ha finiti 84 lunedì scorso - non deambula ed ha altri problemi, altrimenti le avrei suggerito di dedicarsi alle attività da te descrtte.

Angelo azzurro ha detto...

una coppia di amici si è iscritta l'anno scorso e ha frequentato entusiasta. A fine corso mi hanno invitato al saggio e sono rimasta colpita dalle stesse notizie che tu hai riportato nel post. Ora sono indecisa se riscegliere Pilates o optare per Tai Ji

Enrico Bo ha detto...

@Monty - L'Alzheimer è una cosa tristissima sia per chi ne è affetto che per i suoi familiari che lo amano. L'uomo purtroppo è una creatura debole. per fortuna una delle ricchezze dell'Italia e della sua cultura è la famiglia.

@Angy - Io ovviamente sono di parte e secondo me non c'è lotta, ma alla fine uno deve poi fare quello che più lo diverte e non viverlo come una costrizione o un obbligo perché "fa bene". Io proverei entrambi per poi scegliere quello che più ti confà. Di certo il Tai Ji ha qualcosa in più del semplice lato dell'attività fisica.

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