domenica 18 agosto 2013

Che tenera la cerva femmina!



 Qualcuno ce l'ha con me e me lo ha anche fatto notare privatamente, perché ormai mi dedico solo più a elocubrazioni meditative e ho abbandonato la fase della crapula epicurea. Beh, non è che i miei pensieri siano ormai confinati in quella fase onirica a cui porta la pratica compulsiva delle arti marziali orientali, anzi questa mattina, devo dire che i miei affezionatissimi allievi, che avrebbero dato il loro braccio (sinistro) pur di non perdere la presenza del loro amato maestro, si sono completamente volatilizzati, lasciandomi a sorbire l'aperitivo alla Rosa in completa solitudine. Così in questo momento di abbandono solitario, ho avuto modo di ripensare all'incontro di ieri sera. Momento celebrativo certo, di un genetliaco importante per il gruppo, che non ha potuto fare a meno di trasformarsi in un inno alla gioia, attorno all'ospite centrale della serata, una porzione di carne di cerva di considerevoli misure e dimensioni, da giorni in attesa di essere celebrata assieme, naturalmente al padrone di casa. Come ogni volta gli anfitrioni, sono riusciti a superarsi, in qualità, fantasia e cura nell'approntamento del baccanale. Sulla quantità stendo un velo, se no poi mi parlate dietro. Intanto siamo stati accolti da un mojito gelato, che, fruendo della menta appena colta nel giardino, è stato approntato con cura certosina delle proporzioni. 

La generosa dose di rum ha subito contribuito a far prendere un certo abbrivio alla serata, con declamazioni di odi, già da subito declinate con voce malferma, ad inneggiare i meriti indiscussi del padrone di casa. Si era detto di far festa esclusivamente alla tenera cerva, che doveva rimanere il piatto unico e centrale della bisboccia, al fine di dare modo a tutti di mangiarne porzioni esagerate e non turbate da altre perverse distrazioni, ma si sa che sembra brutto non presentare almeno qualche stuzzichino come entrée. Dunque, stappato lo champagne, è partita l'ordalia delle tapas, come sempre ricercatissime e dalla presentazione mignon allettante e appagante anche per gli occhi, che ogni cosa deve avere il suo giusto sfogo. Ecco dunque il susseguirsi di uova mimosa ripiene, spiedini fantasia, palline ai formaggi e granelle di noci, deliziose rondelle di zucchine impanate ricoperte di formaggio fresco, tartine al paté, cacciatorini di cinghiale che dicevano mangiami mangiami che siamo così piccolini, che posto vuoi che teniamo nel tuo pancione debordante! E ancora fette di salmone al limone e erbe fini, crostini ricoperte di delizie provenzali di tonno, altri ancora ospitanti una mordentissima composizione a base peperoncino, roba per donne decise e uomini veri che non devono chiedere, mai. Ragazzi, mentre il paiolo della polenta continuava sobbollire lentamente, si ingannava il tempo in chiacchiera piacevole; chi vuole godere deve avere pazienza e sapere aspettare, d'altra parte c'erano i motivi per passare il tempo e si può dire che si è fatto onore alla tavola. 

Poi, stappato un congruo vino nobile di Montepulciano, davvero acconcio a far festa all'ungulata, ecco arrivare la massa bruna, opportunamente ripartita in piccoli bocconcini a misura d'uomo (e di donna naturalmente). Che tenerume inarrivabile, ricoperto da una densa, saporosa, speziata al punto giusto, salsa  che lo abbracciava in una stretta appassionata, pronto a donare sensazioni di selvatico finalmente domo, dalle fibre ormai vinte, che si aprono al minimo contatto per sciogliersi in bocca, invitando ad un secondo, un terzo assaggio e poi ancora e ancora all'infinito, cullato dal letto di polenta bollente, giustamente ruvida e solida (e in questo caso voglio stendere un lenzuolo silente ai miei accenni riottosi di vecchio polemico e bilioso, subito rintuzzati, trattandosi ahimè, di materiale cosiddetto biologico, anche se buonissimo in verità). Ne abbiamo divorato con lodevole impegno e senza alcuna lamentazione, fino ad esaurimento delle forze fisiche e mentali. Ma poiché come si sa, la boca no xè straca se non sa de vaca, ecco arrivare un plateau de fromage degno della mensa del re. 

Una serie ricchissima di pezzi rari, dalle più fresche formaggette, ancora saporose di latte, ad una scelta di tome delle valli a vari stadi di maturazione e quindi caci e pecorini di diverse provenienze, fino ad un monumentale cuneo di gorgonzola di rara morbidezza. Un estasi di profumi e sapori coronati da una serie di salsine, confetture di cipolle senapate e chutney inglesi ricercati. Una bottiglia di Sauternes profumato, denso, un vero e proprio inno all'arte casearia, ha dato un tocco di completezza tale, che anche i più riottosi, hanno dovuto dichiararsi vinti e procedere a diversi assaggi. Infine è spuntata una torta alle pesche bianche così morbida e caramellosa da renderci per un attimo tutti bimbi golosi che non sanno resistere all'invito della strega del bosco. E' naturale che non ci si riesca ad opporre alla dolce violenza di un dessert davvero ricercato e per noi nuovo e golosissimo e quindi avanti Savoia, fino alla consumazione totale e definitiva. Un obbligo ancora infine, per pulire la bocca e restituirci sereni all'ombra della notte, alcune palle di gelato su freschi mirtilli di bosco, annaffiati generosamente da un Calvados lungamente invecchiato o a scelta da un Ron di Trinidan i cui 65 gradi hanno dato a tutti la giusta sferzata per affrontare sereni e privi di paure per il domani, la notte.


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4 commenti:

Unknown ha detto...

Quanto ho dovuto brigare per riaverti negli annunci di un nuovo post!
Ma perchè?

Unknown ha detto...

ODIO quel G+
Ciao

Enrico Bo ha detto...

@Cri - ti assicuro che non so come funziona il meccanismo , fa tutto da solo!

Dottordivago ha detto...

Ok, in privato caccia i dati del posto, che un week end di settembre (magari al profumo di funghi) ce lo passerei volentieri.

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