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Il piccolo stagno, sotto le Colline Profumate, aveva una superficie piatta ed immobile nella calura del pomeriggio. Sembrava uno specchio grigio argento e le canne d'acqua appena appena piegate lungo il bordo ad est, parevano piantate a bella posta da un creatore di vasi floreali. Non un refolo di vento a muoverle, nel pomeriggio di Pechino, le foglie diritte e basse ad indicare la propria ombra inutile. L'aria sembrava spessa come miele. Solo un insetto d'acqua si muoveva adagio sul piano perfetto, le sottili zampe appoggiate a formare una piccola fossetta, come a sopportare il piccolo peso che la tensione superficiale, manteneva tesa ed impermeabile come per magia. Si spostava a zig zag, qua e là, come un giocattolo meccanico comandato dalla riva. Sotto il grande pruno, il cui tronco contorto per gli anni, sosteneva una larga chioma spessa di foglie, un'ombra cortese copriva la ripa non troppo scoscesa e ricoperta di erba verde chiaro. Appoggiato all'albero Li Guo Feng teneva gli occhi leggermente chiusi, attraverso la piega della fessura, si intravedevano però, le pupille nere, vigili che abbracciavano tutto l'orizzonte visibile.
Non fissavano un punto specifico, non c'era la concentrazione precisa che fa perdere di vista la presa di coscienza generale, ma mantenevano una visione d'insieme, comprensiva di tutto l'ambiente circostante, come questo potesse abituare corpo e mente a considerarsi parte di un ambiente unico, a sentirsi un tutt'uno con esso. Solo quando dopo un po', una leggera brezza da nord cominciò a far dondolare le foglie dei giunchi, sembrò avvertirla, mentre lieve, gli carezzava i capelli. L'aria scorreva tra le mani appoggiate tra l'erba e sfiorava le dita, passandogli poi sul viso glabro e sulle labbra, leggermente curve all'in sù, come in un sorriso inconsapevole, sereno, atteggiamento inconscio di un non pensiero, aiutato da una respirazione lenta, meditata, che scioglieva le tensioni fisiche del collo, delle spalle, della mente. Lontana, la grande campana di bronzo del tempio della Luce Suprema, rintoccò un colpo secco, la cui sonorità piena si adagiò sui fianchi della collina e sembrò quasi smuovere la superficie dello stagno in onde concentriche che si allontanavano verso la riva.
Il suono parve risvegliare l'attenzione di Li Guo Feng, che si smosse appena, poi alzò la schiena raddrizzandosi. Le fessure degli occhi si aprirono completamente come se il pensiero cosciente si fosse d'improvviso risvegliato. Si alzò lentamente dirigendosi verso l'entrata del parco dove aveva lasciato l'auto nuova appena ritirata dal concessionario. Aveva deciso. Appena arrivato a casa avrebbe cacciato via a calci in quel sederone grasso, quella sfaticata di baby sitter che si era permessa di chiedergli l'aumento dello stipendio da 50 a 80 dollari. Quella schifosa si era fatta mettere su dall'amica che lavorava dalla vicina. Quelli spargono soldi a piene mani, se ne fregano se poi le ragazze si parlano e alzano la cresta. Se ne tornasse al villaggio a guardare i maiali. Dette un'occhiata al Rolex d'oro nuovo che aveva al polso. Era tardi, con quel caldo, ti scappava la voglia di tutto. Girò la chiavetta e accese l'aria condizionata a palla e le casse dell'iPod.
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