Altro libro storico e assolutamente documentatissimo. La figlia di Lapierre (La città della gioia, Parigi brucia, Gerusalemme Gerusalemme e chi più ne ha più ne metta), già nota per altro per Artemisia, si dimostra attenta raccoglitrice di documenti d'archivio e inediti vari oltre che brava scrittrice, rendendo godibilissima la tristissima storia di Dzemal-Edin figlio dell'imam Shamil, forse il più famoso capo Ceceno che combatté con spietatezza e sanguinosa determinazione per decenni l'imperatore Nicola I. Un racconto/romanzo dettagliatissimo sulla vicenda che lo condusse a dare all'imperatore, il figlio primogenito come ostaggio e come questi alla corte zarista si sia appassionato di quel mondo, nel tentativo di sfrondare la sua mente dai preconcetti in cui era stato cresciuto. Un potentissimo affresco di quell'800 russo, fatto di balli di corte, di nobiltà che ancora non riesce a capire che un ciclo sta per concludersi, di astuzie e di crudeltà inaudite, condite soprattutto dalla fedeltà alle idee ed all'onore, unico sentimento che sovrasta ogni altro anche a prezzo di estremi sacrifici. Sullo sfondo, la poesia di Puskin e Lermontov in quei luoghi esiliati e soprattutto il meraviglioso panorama del Caucaso, terra selvatica e genitrice di ribelli in ogni tempo, di gente dura e pura, disposta a tutto pur di conservare la propria libertà. La prosa scorrevole invoglia ad arrivare presto alla fine. Se vi capita, io lo leggerei, anche per capire meglio cosa c'è alle spalle, storicamente, del problema ceceno e che tipo di mentalità si è generata in quella infinita e complessa galassia dei popoli nordcaucasici. Appassionante per me che quelle zone ho visto direttamente e che ho ritrovato appieno nella descrizione e nello sconvolgimento deisentimenti.
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