Ancora due parole sui numeri di domenica, ma riferiti alla loro dimensione europea, che poi dovrebbe essere anche la più importante. Come ho già detto, mentre il risultato italiano con le sue valenze interne, mi ha davvero stupito, quello generale mi ha spaventato e molto. Il fatto che la gente in quasi tutti i paesi abbia appoggiato, facendole diventare addirittura primo partito, forze pesantemente xenofobe, di estrema destra, quando non partiti che si autodichiarano nazisti è una cosa che dovrebbe fare riflettere tutti. Certo il deputato tedesco che i nazisti mandano in Europa pur essendo terrificante, può essere considerato soltanto un simbolo, mentre la consistenza della Le Pen o addirittura il 30% dell'UKIP di Farage è realtà così sbalorditiva e pesante da indurre tutti ad una profonda riflessione, da un lato, in quanto questa gente sdogana definitivamente idee che sembravano per sempre sepolte o nascoste nel fondo più buio dell'orrore dell'animo umano, dall'altro perché si presenterà il problema di arginare in qualche modo la chiara intenzione espressa da costoro di uccidere l'Europa e la sua idea in quanto tale. Saranno anni difficili da gestire che, solo se ci sarà una fortunata coincidenza di congiuntura economica favorevole che consenta una risalita dalla crisi generale, si potrà contrastare efficacemente. Vedremo. Diversamente, le forze centrifughe che potrebbero portare ad una disgregazione dell'Unione diventeranno sempre più impellenti e pericolose, aprendo scenari di un ritorno ad un passato che davvero non auguro ai nostri discendenti, anche perché sarebbe abbinato ad una decadenza non più arrestabile.
Come sempre in questi casi mi prende una malinconia diffusa, popolata dai fantasmi del mio stesso passato. Come ho già raccontato più volte ero là, quando si stava disfacendo un'altra Unione, che per decenni era apparsa fortissima e non scalfibile. Nel '92 le diverse Repubbliche Sovietiche, chiedevano a gran voce "libertà", nella pratica un liberarsi dalle imposizioni e dalle regole dettate da un governo centrale burocratico e imperialista che imponeva cose, a giudizio della gente, favorevoli solo alla Russia, il più potente degli stati di quella Unione. La crisi economica e la sua debolezza cronica, resero facile l'ottenimento della dissolunzione di quei trattati, che erano stati imposti un tempo con la guerra e non con la forza delle idee. Allora ero sulla piazza centrale di Kiev, quella che avete visto più volte recentemente occupata dalle barricate. La moglie di Valerij che mi accompagnava, aveva gli occhi accesi di passione. "Ormai ci siamo" mi diceva quasi sussurrandomelo all'orecchio, c'era un abitudine a non dirle troppo forte le cose, allora, che non si sapeva mai come potesse andare a finire, "Presto saremo indipendenti e avremo finalmente la nostra moneta nazionale, che potremo controllare noi e non farci dettare le condizioni da Mosca! Lo sanno tutti, i Karbovanzy sono già stati stampati (usava il vecchio nome dei soldi del passato precomunista), ce ne sono stanze intere piene, presto li metteranno in circolazione al posto di questo schifo di Rubli" e sognava un avvenire di benessere e di vita serena, stringendomi il braccio, pensando ad un futuro prossimo in cui i negozi pieni di code di gente e poveri di merci sugli scaffali, si sarebbero trasformati nel paese del Bengodi.
1 dollaro veniva cambiato al nero con 3 rubli e dopo qualche giorno apparvero i Kuponi la nuova moneta che li sostituiva, con lo stesso valore di facciata, una roba tipo i Patacones che giravano in Argentina dopo il crack, mai nome più descrittivo. Tutti sapevano che ci sarebbe stata un po' di svalutazione ma si diceva, questo aiuterà l'economia generale. Si vedeva che era una valuta stampata in fretta e furia, niente monete, troppo costose da coniare, solo rettangolini di carta di qualità scadente, non pareva neppure filigranata e i tagli da 1, 3 (curioso retaggio del passato Rublo, unica moneta mai apparsa in questo taglio), 5, 10, 25, 50 e 100 parevano davvero per dimensioni e consistenza i soldi del Monopoli, in particolare quella blu da 5. Sono collezionista di tutto e Alexieij me ne procurò subito un set completo che parevano ancora belli freschi di stampa. Li conservo ancora in un cassetto di ricordi. La moglie di Valerij comperò una torta per festeggiare. Era alta un palmo tutta ricoperta di panna bianca. Un po' troppo dolce, davvero troppo, così mi parve allora mentre brindavano con Sovijetskoie Sciampagne. Marina mi abbracciò felice quando mi accompagnarono alla stazione a prendere il treno per Minsk, dove anche loro stavano uscendo con nuovi rettangoli di cartaccia da pacchi con una serie di animaletti sopra; quella da 50 rubliey, rossa, aveva un simpatico leprotto. "Arrivederci a presto qui nella nuova Ukraina libera", mi salutò Marina, anche se c'erano stati un sacco di problemi, coi i passaporti e i nuovi visti richiesti che avevano notevolmente rallentato la mia partenza. La facciata era tutta bardata di bandiere della nuova Ukraina, libera. Le cose si mossero in fretta da quel momento. Nel 94 ero a Sinferopoli in Crimea.
Le cose erano precipitate di colpo. In pochi mesi il cambio era passato da 1dollaro contro 3 Kuponi a 1 Dollaro contro 200.000 kuponi. C'era anche la banconota da 1 milione. La piazza di Sinferopoli era quasi deserta, solo qualche raro passante che camminava rasente i muri tappezzati da manifesti che mettevano in guardia contro la ricomparsa della peste bubbonica, dettando una serie di prescrizioni sanitarie, lo so sembra una barzelletta. Nei pochi negozi aperti erano esposte merci, ma non c'era più nessuno dentro che le comprasse, così erano sparite le code. Avevamo assunto Valentin, un ex maggiore dell'armata rossa in pensione. Doveva essere stato una persona piuttosto importante, perché aveva un sacco di entrature, aveva addirittura una macchina, cosa infrequente anche prima, una vecchia Pobieda degli anni quaranta che usavamo solo quando si riusciva a procurare tramite qualche amicizia e i miei dollari, la benzina necessaria. Quando era andato in pensione, tre anni prima, pensava di trascorrere una vecchiaia serena dalle parti di Feodosja sulla costa della Crimea; la gente, prima, ci andava addirittura in vacanza premio, la cosiddetta putijovka, se era scelto come operaio meritevole della fabbrica. Però adesso la sua pensione aveva un valore di 10 dollari e quando mi portò a comprare, la spese tutta per un pezzetto di carne di maiale marinata, una borsa di cetrioli, un sacchetto di rape e di patate e un cavolo, le cose meno care del mercato. La moglie invece che era stata bibliotecaria, aveva solo 5 dollari di pensione e li aveva finiti da tempo. Quando ti raccontava degli anni precedenti, cominciava sempre la frase con "Eh, ai bei tempi... " e finiva il discorso dicendo: "Speriamo che le cose vadano meglio tra qualche anno". Chissà se è ancora vivo.
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