sabato 3 maggio 2014

La nebbia è sogno






Tam Coc
Il clima di inizio marzo è triste nel nord del Vietnam. Quando non ti senti continuamente bagnato da una pioggerellina inconsistente ma continua, c'è nell'aria un'umidità umida e fredda, che ti impedisce di vedere lontano. Tutto l'orizzonte si confonde come in un sogno. Sembra quasi che tutto congiuri per farti sentire lo scoramento che pervade la mente quando il viaggio sta per finire. Eppure rimangono ancora da vedere forse i paesaggi più belli in assoluto del paese. Qualche ora di macchina su lunghe strade diritte e affollate. Vedi che il paese sta crescendo, è tutto un furore di attività, di costruzioni, di lavori che prendono forma. Attraversi un distretto dove il carbone la fa da padrone, mentre anche in mezzo alla campagna si alzano le curiose costruzioni che la tradizione continua a far crescere strette e alte, larghe una camera, incongrui parallelepipedi senza finestre ai lati, mattoncini di Lego messi in verticale che aspettano di essere affiancati da altri se stessi in un futuro vicino. Sei sempre in una zona non lontana dal mare, ricca di bracci di fiume, di canali e di stagni, dove la risaia occupa tutti gli spazi liberi da altre attività. Poi nella foschia lontana cominciano ad innalzarsi prima isolati, poi a gruppi sempre più fitti i sorprendenti picchi calcarei di Tam Coc. Un paesaggio che è forse simile ad altri dell'estremo oriente, basti pensare a Gui Lin in Cina, ma che qui prende forma in maniera spettacolare. Protetti da una serie di formazioni alte forse un centinaio di metri dove, sotto la spessa coltre di verde tropicale, indovini una roccia corrosa e traforata come trina dall'acqua violenta del monsone, giacciono addormentati i templi di Hoa Lu, tombe dei re della dinastia Dinh, dell'XI secolo. 
Le tombe di Hoa Lu

Sono costruzioni antiche, adagiate nella pace dei giardini che le circondano. Alberi e fiori, vialetti squadrati, piccole vasche piene di pesci rossi  a ricostituire nella morte, l'isolamento protetto a cui quegli antichi re non sapevano rinunciare. Dietro incombe il monte, avvolto di brume, su cui vorresti salire per avere dall'alto un colpo d'occhio fatale su tutto il complesso. Per fortuna che c'è foschia così ti passa subito la voglia di incominciare l'ascesa. Poi la strada si insinua tra le formazioni di roccia sempre più fitte e segui il corso di un piccolo braccio di fiume. In un'ansa più larga, un imbarcadero con centinaia di piccoli sampan, barchette dal fondo piatto in attesa di qualcuno che vi salga sopra. Così hai l'ennesima riprova che i lati negativi, quelli su cui ti fermi incupito a recriminare sulla sfortuna, ancorché non evitabile in quanto non dipende da te ma dalle condizioni del tempo, possono, se ne sai coglierne l'aspetto positivo, diventare una splendida opportunità. Certo se ci fosse una bella giornata di sole, sarebbe straordinario scendere il fiume circondato da questo paesaggio di picchi scoscesi e verdissimi, ma il problema è che dovresti farti largo tra centinaia di altre barche piene di turisti vocianti, assalito da venditori e fotografi che vogliono immortalare il momento e che ti perseguiterebbero fino al momento in cui lascerai il parcheggio. Ho visto foto in cui ogni curva del canale è intasata di sampan, i cui conducenti litigano tra loro per farsi largo e procedere avanti e turisti ingrugniti che per questo neanche si sono goduti questo spettacolo unico. 

L'ingresso a Bich Dong
Invece oggi causa il tempo, non c'è assolutamente nessuno. La mia è l'unica barchetta che scende tra le rive deserte. Senti solo lo sciabordare lento dei remi che cigolano sugli scalmi, mentre il sampan procede tra i picchi, le cui cime si perdono alla vista in una caligine azzurro verde. L'umidità liquida scende dall'alto, anch'essa lentamente, par di essere nel fitto di una foresta pluviale, silenziosa e senza vita. Solo qualche gracidar di rane e lo schiocco attutito di un pesciolino che salta nell'acqua. Nella nebbia le formazioni di calcare paiono mostri giganteschi e immobili a guardia del fiume. Una atmosfera fatata assolutamente unica e irripetibile. Un mondo verde di muschi e alberi marci di acqua. Lo specchio immobile del fiume di cui quasi non senti il senso della corrente che riflette i boschi di bamboo delle rive, verde nel verde in una serie di tonalità di un irripetibile Pantone fornito dalla natura. Il fiume si insinua, una dopo l'altra in tre grotte, così lunghe e tortuose che anche la luce attutita dalla nebbia scompare completamente e solo le torce puntate sulle formazioni di stalattiti che cadono dall'alto, ti permettono di proseguire e trovare la strada dell'uscita. La vecchina che rema sotto il grande cappello a cono che la ripara dall'acqua che continua a scendere tediosa, continua a imporre in francese l'obbligo morale di scattare foto man mano che si procede. - Messieurs, photo! - e punta la torcia su una roccia strapiombante  e poi ancora si ripete alla curva successiva. 

Pagoda intermedia di Bich Dong
Su una riva un pescatore solitario ritira le nasse piene di piccoli pesci e ti saluta al passaggio. Un mondo fatato e magico che sembra non finire mai. Di certo dietro i cespi di giunchi sono nascoste gruppi di ninfe e loro non soffrono il freddo e neanche l'umidità. Non vogliono farsi vedere, certo non lo meriti, ma le senti; sicuro, sono lì ad occhieggiare il passaggio della barca e al vederti tutto avvolto nel nylon dell'impermeabilino di fortuna, mentre tenti di riparare le tue attrezzature e il tuo lardo prezioso, ridacchiano in silenzio. Quando torni dopo un paio d'ore all'imbarcadero, capisci la fortuna che hai avuto ad arrivare qui in una pessima giornata. Che strano, vero? Poco lontano un ponticello permette di accedere ad una delle formazioni che ammiravi dal fiume. Una lunga scalinata tra le rocce ti consente di raggiungere i tre livelli della pagoda di Bich Dong. Passato il piccolo ponticello, ti perdi tra alberi e liane abbarbicate, il tutto ricoperto da strati di muschio spesso, tra scalini erti e scivolosi, ma che atmosfera surreale in questi piccoli templi avvolti dai fumi degli incensi. Li vivi così, deserti come fossero stati appena abbandonati da monaci perdutisi nella foresta, che rendono ancora più triste e suggestiva la storia della fanciulla, a cui la pagoda è dedicata, che per salvare altri da maldicenze e cattiverie che rovinano la vita delle persone, assume in silenzio su di sé tutte le colpe, sacrificando la sua intera vita. Una giornata strana, di cupa e solitaria bellezza, a cui il silenzio chiede solo altro silenzio, quando scende la sera, in una cittadina, Ninh Binh, che appare come deserta appena si spegne il giorno, i negozi ormai chiusi e gli abitanti tutti ritirati nelle case a riposare.

Le caverne di Hang Ca

SURVIVAL KIT

Il fiume a Tam Coc
Ninh Binh è la città base da cui visitare questa zona a sud est di Hanoi. Queen Hotel. 20 Hoang Hoa Tham, Thanh Binh Ward, Ninh Binh City, Buon albergo 3 stelle (35 $), free wi fi, in cui comunque starete solo il tempo per dormire. Alla sera la città è semideserta. Ristorantino basico aperto appena di fianco all'Hotel, dove mangiare un phò o un piatto di noodles fritti. Da qui conviene prendere un giro completo, in quanto non ci sono trasporti pubblici che portano ai vari siti da visitare.

Hoa Lu - A pochi km da Ninh Binh - Tombe di Dinh e Le (12.000 dong) con annesso piccolo museo. Se ce la fate con una salita di una mezz'oretta andate sul monte dietro le tombe (il sentiero comincia dietro la biglietteria). Vista splendida, ma fatica inutile se la giornata non è soleggiata (salita ancor più faticosa per il caldo naturalmente, se vuoi godere un po' devi soffrire).

Barca a Tam Coc - a 9 kn dalla città, (ingr. 30.000 - barcax 2 persone 60.000 dong) imperdibile il paesaggio e la gita sul fiume attraverso le tre grotte di Bich Dong e una serie di affioramenti calcarei suggestivi. Non lamentatevi se c'è troppa gente. I posti belli piacciono a tutti. Alla fine il barcaiolo che rema coi piedi prevalentemente, si aspetta una mancia. (1 dollaro è poco e ti grida dietro, meglio 2 dollari e mezzo, 50.000dong). Ci si può fermare poi al villaggio di Van Lam poco vicino pieno di ristoranti e bancarelle per rifocillarsi.

Pagoda di Bich Dong - a nord di Tam Coc - ingresso libero, circa 100 gradini (molto scivolosi) che portano a salire una grande formazione calcarea per raggiunger etre tempietti nascosti nella roccia. Suggestivo.

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3 commenti:

Simona ha detto...

Che posto meraviglioso!! (Se avessi visto solo le foto, senza sapere dove le hai scattate, avrei detto Cina. Mi ricordano alcuni luoghi del sud.)

Simona ha detto...

P.s. adesso la voglia di Vietnam è alle stelle!!

Enrico Bo ha detto...

@Cic - certo somiglia a Guilin o a certi posti della Taylandia, anche la baia di Ha Long ha la stessa tipologia geologica. Il fatto è che di posti belli al mondo ce ne sono troppi e la vita non è abbastanza per vederli tutti!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!