Visualizzazione post con etichetta Vietnam. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vietnam. Mostra tutti i post

martedì 9 marzo 2021

Luoghi del cuore 108: Domenica a Bac Ha

Bac Ha - Vietnam - febbraio 2014


Il momento topico per chi arriva da queste parti è la domenica, il giorno del mercato settimanale di Bac Ha. Per questo, gli alberghi di Sapa sono sempre pieni il sabato sera e occorre prenotare molto tempo prima. Quindi aspettatevi di trovare un sacco di gente da quelle parti quando scenderete sulla piazza della cittadina incassata in basso alla confluenza di diverse valli. Prima arriverete quindi, meglio sarà. Questo è il più grande mercato del nord Vietnam e qui potrete trovare un grandissimo numero di persone di diverse minoranze che vivono nelle decine di villaggi di tutte le valli vicine. H'mong rossi dalle corte gonne colorate a ruota, giubbini dai ricami a zig zag, Dzao neri coi cupi grembiuli svolazzanti e gli alti cappelli a cilindro, Nung e Pathé dalle vesti sgargianti e fittamente ricamate. E' un'orgia di colori e di forme che non vedrete da nessuna altra parte, quindi non lasciatevi condizionare dalla presenza dei pur molti altri turistacci che, come voi si aggirano tra i banchi, famelici di foto storiche da mostrare poi agli amici annoiati tornando a casa, tendendo agguati ai gruppi di donne che calano dalle vie laterali con le gerle piene, ma godetevi la giornata aggirandovi per l'enorme spazio pieno di banchetti e di gente che compra, che osserva e che vende, nella più classica accezione del luogo deputato agli scambi, il mercato. Una delle zone più interessanti è come sempre quella dei prodotti della terra. Qui è tutto un cumulo di enormi zucche, cespi di insalate di ogni tipo, cavoli e carote, sacchi di cipolle rosse, erbe di ogni tipo, montagne di canne da zucchero pronte per essere tagliate in minuscoli pezzi. 

Contratto concluso
Sopra una di queste, un ragazzino a guardia del forte squadra con aria truce chi si avvicina e aspetta la madre che arriva dopo un po' con un sacco di pannocchie di granoturco e bambinello di ordinanza sulla schiena. Una vasta porzione è dedicata agli strumenti agricoli. Non solo zappe, vanghe, picconi, ma anche lame di aratro da applicare ai versoi in legno modellati a mano,  vagli per separare la pula dal riso. Un gruppetto di donne H'mong stanno attorno ad un venditore di sgranatoi per pannocchie e guardano con interesse il funzionamento della macchina cercando di impararne i segreti. Una scalinata porta sulla sommità della collina, al mercato dei bufali. Gli animali stanno isolati l'uno dall'altro o a coppie, mentre il proprietario li lustra con cura per renderli più belli ed appetibili ad una piccola folla di compratori. I migliori arrivano a costare anche 1000 dollari, una piccola fortuna. In un angolo, una trattativa sembra andata a buon fine, i due uomini sono accoccolati per terra, uno conta con cura un grosso mazzo di banconote, l'altro lo segue con gli occhi, alle loro spalle un grosso e pelosissimo bufalo grigio che rumina calmo in un gran cumulo di erba. Una donna con uno straordinario costume se ne sta accoccolata sulla balconata, forse aspetta che il marito abbia finito la trattativa. Sotto di lei il mercato è nel suo pieno svolgimento e una folla multicolore sfila avanti e indietro carica di pacchi, oggetti, borse e masserizie. In una zona un poco più lontana, popolata solo di uomini, si vendono curiosamente cavalli, galli da combattimento e uccellini da canto. 

Controllare prima di acquistare
C'è un gran fermento attorno a due pennuti che, liberati dalle loro ceste, si gettano uno contro l'altro con una aggressività inquietante. Le grida degli astanti li aizzano ancor di più, si beccano l'un l'altro furiosamente sulle ali, al collo, già tutto spelacchiato, sulla testa cercando di centrarsi gli occhi, tra gli incitamenti dei presenti. Poi i proprietari li separano a forza, ma era solo un assalto dimostrativo per mostrare la forza dei propri campioni. I galli ritornano nelle loro ceste e cominciano le trattative furiose per aggiudicarsi il migliore. Invece nell'angolo più lontano dello spazio sterrato, i venditori di uccelli mostrano le loro gabbiette coperte da una spessa stoffa colorata; qualcuno, a richiesta, ma mostrando una certa ritrosia, quasi facendosi pregare, alza la cortina per far vedere la bellezza ed il piumaggio del suo animale. I commenti si sprecano, i soldi passano di mano. Qualcuno parte sul motorino col il suo carico con aria soddisfatta, anche chi se ne va contando banconote, altrettanto contento. E' lo spirito dello scambio; la trattativa si conclude solo quando entrambe le parti pensano di averci guadagnato. Qualcuno si ferma vicino ad un gruppo di cagnolini. Che belli! Uno si ferma li guarda con affetto, poi si china, ne tasta uno, poi un altro, fa uno sguardo di disapprovazione, poi ne trova uno che forse corrisponde alle sue aspettative; sì, questo è bello grassoccio, pronto al punto giusto, lo compra e se lo mette in una borsa legato a testa in giù. Non cercava un cane da guardia.

H'mong rossa
Allora te ne vai verso il punto davvero più interessante di tutto il mercato, è il grande spazio centrale dedicato ai servizi. Sotto una grande tettoia, decine di ristorantini di ogni tipo, pentoloni di ogni dimensione che forniscono cibi e bevande per centinaia di persone. Tutti si fermano qui a mangiare qualche cosa. Grandi padelle piene d'olio dove friggono polpette e frittelle, spiedini di capra su griglie fumanti, polli arrosto magri e gialli e pentole di phò, montagne di riso bollito e noodles da condire. E ancora piattoni di trippa e interiora e un gran numero di cose di cui non riesci a individuare di cosa si tratti. Mangiano tutti di gusto, stretti gli uni agli altri, a gruppi, H'mong, Dzao, chiacchierando e ridendo. Una vetrina multicolore di copricapi, vestiti, gioielli da cui non riesci a staccarti facilmente. Vicino al parcheggio dei motorini, una fila di parrucchieri, cercano clienti, la sedia in plastica pronta davanti a un grande specchio, un ombrellone per riparare dal sole forte, un tappeto spesso di capelli neri a terra, quasi quasi converrebbe approfittare, con un dollaro risolvi la situazione. Quattro ragazze molto giovani, H'mong rosse dai vestiti splendidi e le barocche acconciature sul capo, si pavoneggiano davanti ai banchi delle stoffe. I costumi sono antichi, ma un tocco robusto di rossetto colora e labbra e la più disinibita mostra sotto la larga gonna blu un paio di scarpe rosse con tacco 12. Forse la felicità del modo nuovo di vivere è mangiarsi un gelato.

Il barbiere
I tempi sono maturi per il cambiamento, ma ugualmente è difficile andarsene. Uscendo dalla città puoi fermarti a qualche piccolo villaggio H'mong proprio a lato della strada, girare tra le capanne per vederne la vita di tutti i giorni. Il mais che secca al sole nella corte, Le fibre di canapa da battere, i bufali che rientrano seguiti dai contadini coi piccoli aratri attraverso le spalle. Poi prendi la strada che va verso Lao Cai, scandita per chilometri dal fiume che segna il confine con la Cina. Piantagioni di alberi della gomma, coi tronchi nudi segnati dalla ferita sghemba che ne fa sanguinare il latice prezioso. Alla base di ognuno, la scodellina di cocco che lo raccoglie. E' tutta una teoria di camion che vanno verso il confine. Qui c'è tutta una serie di enormi costruzioni moderne che vogliono dimostrare che sul ponte al di là del fiume, c'è grande opulenza. Una specie di città del bengodi tutta luci e insegne colorate. Molti guardano al di là del ponte e sognano, vorrebbero quantomeno attraversare, andare a vedere com'è. Rimangono poche ore da passare tra il mercato e le vie rumorose di questa città di passaggio, poi lo stanzone della stazione ad aspettare che parta il tuo treno di notte per Hanoi.

Per chi fosse interessato clikkate sotto:



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 27 giugno 2017

Recensione: Viet Thanh Nguyen – Il simpatizzante

Il simpatizzante


Avvincente romanzo che risulta vieppiù interessante per chi ha avuto l’opportunità di conoscere da vicino il Vietnam e contemporaneamente ha vissuto quegli anni lontani in cui quel paese esotico ed i fatti che vi si svolgevano rappresentavano bandiere, emozioni e appartenenze senza obiezioni proprie della gioventù. Il libro parte lentamente ma, superate le prime cinquanta pagine diventa una morbosa spy story da cui non ci si riesce a staccare se non arrivando angosciosamente all’ultima pagina. E’ la storia di un agente del nord che vive una vita completa sotto copertura in un sud condannato alla rovina, fino alla inevitabile e già scritta caduta e poi in quella America amata e odiata in una alternanza di sentimenti difficili da spiegare, che includono anche il contrasto continuo dell’essere mezzosangue, odiato ed escluso dalla società bianca come da quella orientale. Il racconto è spesso duro seppure continuamente sostenuto da una ironia mordace ed allo stesso tempo buttata lì come non voluta. Una vita di inganni che diventano parte del proprio modo di essere, popolata di fantasmi che non riescono mai a consolare, ma controllano e giudicano ogni azione. Una vita da cui si vorrebbe in qualche modo uscire, ma nella quale neppure la morte appare essere la soluzione giusta. Amicizie, patti di sangue, menzogne e sacrificio. Atti da compiere per i quali appare logico solo l’obbligo morale e che conducono in un girone infernale sempre più profondo dal quale non è possibile uscire. Da leggere assolutamente.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:


giovedì 12 febbraio 2015

Ancora sul mio libro Good Evening Vietnam

Incredibile ma vero. Ancora una volta una recensione del mio ultimo libro sul Vietnam, compare sulla stampa alessandrina. (Il Piccolo del 10 febbraio, pagina della cultura, ahahahahahah). Secondo chi mi vuole male, questo potrebbe anche non essere un buon segno per la stessa, ma io preferisco credere di avere tanti amici che mi vogliono bene e perciò li ringrazio. Intanto io metto tutto in bacheca che non si sa mai. Comunque per gli alessandrini, i miei libri, oòltre che su internet sono anche reperibili presso la libreria Gutenberg, di via Caniggia (la libreria dei veri intellettuali...). Tanto perché lo sappiate.





Chi vuole l'eBook clikki qui:

http://www.lulu.com/shop/enrico-bo/good-evening-vietnam/ebook/product-21855697.html


mercoledì 17 dicembre 2014

Si presenta il nuovo libro!

A tutti gli amici interessati ricordo che domani
 
Giovedì 18 Dicembre alle ore 15:30
presso
 
La Sala Ambra - Dopolavoro Ferroviario - Viale Brigata Ravenna
 
nel corso della mia conferenza sul Vietnam alla Università delle Tre Età, presenterò il mio nuovo libro :
 
Good evening Vietnam
 

 

Siete tutti invitati

venerdì 11 luglio 2014

Recensioni: Wargnier - Indocina (1991)

Un bellissimo film del 1991 con una splendida Catherine Deneuve, che deve tassativamente vedere chiunque programmi un viaggio in Vietnam. Infatti tutta la vicenda si svolge con lo sfondo magnifico dei paesaggi più belli di quel paese e ne percorre la storia della prima parte del secolo scorso. Amori tragici e impossibili, la morsa crudele di un colonialismo spietato, i prodromi di una lotta per l’indipendenza che proseguirà ancora successivamente quando altri invasori arriveranno a sostituire i francesi, insomma ci sono tutti gli ingredienti per il classico filmone hollywoodiano, riscattato dalla bravura degli interpreti e dalla scenografia di un paesaggio senza uguali. Ovviamente la vicenda ha una rilevanza ben diversa per un vietnamita e infatti mi risulta che ancora oggi le giovani spettatrici di quel paese versino fiumi di lacrime nel seguire gli amori disperati della giovane e bellissima protagonista della vicenda, oltre che parteggiando con orgoglio nazionalista alla storia della lotta contro l’impero gallico. Se dopo aver visto questo film non vi viene voglia di partire subito per la baia di Ha Long, avete davvero la pelle spessa. 




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

mercoledì 21 maggio 2014

Qualche considerazione finale.




Bene, il viaggio è terminato, la storia è finita, sono tornato da più di un mese ed ho avuto quindi tempo di meditare con calma su tutte le cose che ho visto, le sensazioni che ho provato, le emozioni vissute ed ho provato piano piano a narrarvele. Ho incontrato tante persone che mi hanno comunicato, anche senza raccontarmele a fondo, le loro storie e quando questo non è stato possibile per una barriera linguistica o per una naturale ritrosia verso il diverso, lo straniero, sono riuscite comunque a passarmi qualche cosa del loro modo di pensare  e di vivere. Ho cercato di conoscere questo paese, anche se un mese è un tempo troppo breve per pretendere di capire; così ho cercato di raccontarvi delle emozioni, delle cose viste o solo avvertite e per questo condite dalla pretesa di aver capito. E' un paese grande e importante, quindi solo per questo merita di essere visto e conosciuto, ma i motivi che valgono questo viaggio sono molti e diversi tra di loro. Intanto le cose da vedere, quelle che riempiono gli occhi e da sole accontentano il viaggiatore in cerca di natura, di fenomeni fisici, di aspetti della terra, in una parola di bellezza. E qui hai tante occasioni di rimanere incantato a guardare. Hai i fenomeni di erosione che producono le meraviglie della baia di Ha Long o le montagne di Tam Coc, le loro grotte, le foreste che le ricoprono.  Hai le spiagge dei mari dell'oriente, da quelli modaioli di Mui Ne o di Da Nang, ma anche quelli più segreti del sud o di tante isole ancora sconosciute al turismo, basta avere la voglia ed il tempo di arrivarci. Hai lo spettacolo del lavoro dell'uomo sulla natura, come le terrazze a gradoni che ricoprono le montagne del nord di colori, di linee e di geometrie impareggiabili. Poi c'è la cultura, i monumenti, quelli che le tante guerre che hanno devastato il paese hanno lasciato, forse poche, ma proprio per questo così appropriate da farti immaginare come doveva essere il Vietnam di cento anni fa, una meraviglia impareggiabile di piccole città, porti e villaggi, punteggiati di templi, di piccole case colorate, di ponti orientali, di capanne sui fiumi. 

L'incontro con le molte etnie minoritarie, fanno poi di questo viaggio, una occasione davvero unica per incontrare gente diversa da noi, con abitudini  e aspetto quali è difficile attendersi in un mondo globalizzato quale è ormai il nostro. Una delle ultime occasioni per confrontarsi con un mondo veramente diverso. Infine la visione del Vietnam di oggi con i suoi problemi di fronte al resto del mondo, con il suo modo di affrontare la crisi mondiale e la sua disperata volontà di fare il salto di qualità ed entrare a pieno titolo tra i paesi che ce l'hanno fatta a dare alla propria popolazione, più benessere, più sicurezza, più dignità. Un paese in cui le cose per decenni, dopo la serie infinita di guerre, sono state difficilissime, ma che cerca con sacrificio consapevole, ma con una determinazione pervicace e senza mezze misure di ottenere i risultati che si prefigge. Terminata l'adesione pedissequa alle ideologie, si dimostra pragmatico nelle decisioni e nei comportamenti sia da parte di chi governa che da parte di chi le decisioni subisce. Un paese di giovani, di ragazzi, che vogliono andare avanti ad ogni costo, disponibili al sacrificio, ma con le idee piuttosto chiare per quanto riguarda i traguardi da raggiungere ed anche le modalità per perseguirli.  Gente che lavora molto, moltissimo, un po' perché il sistema è comunque poco incline a fare concessioni alla mano d'opera, anzi a sfruttarla il più possibile come in tutti i paesi dell'Asia, un po' perché gli stessi lavoratori sono disponibili a dare tutto di se stessi senza mezze misure, confidando nel fatto che questo è l'unico modo per ottenere dei risultati concreti. Sicuramente ci sarà corruzione e una macchina statale troppo pesante, ma  quanti sono i paesi del mondo che possono chiamarsi fuori da questi problemi? Senti dovunque che, a differenza di altri suoi confinanti, sei in un paese vivo e vitale in cui non ci si può rilassare troppo. Le facce della gente sono spesso serie e tirate, determinatissime, senza mezze misure, comprese nel fare quello che stanno facendo, siano al bancone di un ufficio, che dietro un fornelletto di un ristorante di strada. 

Se sei della mia generazione, sarai venuto qui probabilmente cercando atmosfere e motivazioni che si riallacciano alla tua giovinezza, di quando da noi c'erano per le strade cortei con cartelli pieni di yankees go home o Vietnam libero e ti guarderai intorno spaesato, cercando di trovare luoghi ed emozioni che riprendano quel mondo di lotte e di schieramenti, ma cercherai invano l'ombra di Rambo tra le risaie e i rumori oltre gli alberi non saranno certo il turbinare di pale di elicotteri, ma un ronzare incessante di motorini e niente altro. Quei tempi non li ritroverai nelle facce dei ragazzi per strada o nei bar, per loro non sono neppure più ricordi sbiaditi, ma solo storia, magari vecchi e noiosi racconti di nonni e genitori anziani da ascoltare per degnazione e rispetto e l'icona di zio Ho è una specie di Pertini che se parla di resistenza, lascia interrogativi privi di interesse. Ti rimarranno solo vecchie foto ingiallite nei musei, qualche trappola per turisti, nei tunnel di Cu Chi, praticamente un parco tematico per chi ancora ha interesse per queste cose. Il Vietnam di oggi è un'altra cosa; un paese che vuole affermare la sua presenza nel mondo, che vuole uscire definitivamente dalla povertà, che ha una fortissima identità nazionalistica, in particolare verso i suoi potentissimi ed ingombranti vicini del nord, con i quali si trova in lotta perenne per un supremazia geopolitica di area e che allo stesso tempo non può essere trascurato o contrastato troppo per il miele degli affari e del commercio, anche se poi a parole, nessuno vuol comprare oggetti cinesi. Un paese fatto di tante razze, che apparentemente convivono benissimo, viet, cambogiani, thai, e anche cinesi naturalmente oltre al variegato mosaico di più di cinquanta minoranze; dove apparentemente non ci sono problemi religiosi, anche se la gente appare forse più superstiziosa che credente e disponibile ad includere comunque il più nel meno, tanto per non sbagliare, con tipico pragmatismo orientale. Un paese che non puoi fare a meno di amare, dove, quando te ne vai, ti rimane solo il rammarico di esserci rimasto troppo poco, perché hai lasciato tante cose da vedere, tante attività da fare, tante persone che vorresti incontrare di nuovo, per convincerti alla fine che forse te ne sei andato così presto per lasciarti la voglia di ritornare.  





Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

lunedì 19 maggio 2014

Ma si mangia?

Banh xeo 


Pho
Come sempre al termine di un viaggio, mi corre l'obbligo di dire due parole sulla cucina locale. Tranquilli non morirete di fame e neanche di sete. Per i più interessati, va molto di moda il corso di cucina, che può andare dalla preparazione di qualche semplice piatto, a un vero e proprio giorno di lavoro che parte dall'acquisto dei materiali al mercato e si conclude con l'abbuffata dei 4 o 5 piatti che avrete imparato a preparare. Tutte le agenzie offrono questa opportunità, nella maggior parte dei luoghi turistici del paese. La cucina vietnamita è piuttosto reputata nel mondo e se non siete di palato fino o buoni conoscitori dell'oriente, la confonderete con le altre cucine dell'estremo est, essendo come ovvio influenzata dalla cucina cinese e dalla vicina thailandese, sia per lo stile in generale che per l'uso degli ingredienti. In generale si può dire che è piuttosto gentile e raramente presenta le punte di piccantezza dovuto all'abuso (per il nostro gusto) del peperoncino. Io consiglierei di evitare il cane e il gatto, tanto per cominciare, che comunque vengono serviti solo in ristoranti molto specializzati o addirittura in quartieri specifici, così come altre cose come topi o larve di insetti, curiosità locali, senza grande influenza sulla gastronomia del paese. Come è ben noto la base di tutto rimane comunque il riso (com), bollito, fritto o sottoforma di noodles o anche come materiale per produrre vino e liquore.  Il piatto nazionale che si mangia da colazione a cena, rimane il pho, una zuppa di noodles con verdura e carne di pollo (ga) o di bovino (bo). Questo piatto fornirà una certa sicurezza alimentare e potrete trovarlo dal buon ristorante, alle baracchette di strada o sul mercato e risolve ogni caso di emergenza. Io vi consiglierei poi di provare i molti tipi di piatti proposti a base di manzo o pesce o pollo o anatra o maiale. 

Pesce spada all'aglio
Le spezie che predominano sono la cannella (non molto forte, che si trova in bastoncini di dimensioni molto grandi rispetto a quella che conosciamo), l'anice stellato,  il pepe, il coriandolo fresco, lo zenzero. Si utilizzano molto per insaporire i piatti il lime, la salsa di soia, l'aceto di riso e il nuoc mam, la ben nota salsa di pesce fermentato sempre presente sul tavolo di ogni ristorante (non è così tremenda come pensate); inoltre salsa di ostrica e di fagioli fermentati. Le verdure più comuni sono le nostre (patate, melanzane, batate, carote, pomodori, spinaci e insalate che eviterei di mangiare crude comunque) o qualche esotica, qualche tipo di zucchino, i morning glory, una specie di spinacio molto comune, il loto, i germogli di soia, fagioli e bamboo e così via. Naturalmente il lascito dei francesi fa sì che si trovino sempre baguettes (corti pani) per confezionare panini caldi da asporto e omelettes o crepes di ogni tipo. Un altro classico sono gli involtini di carta riso (tipo gli involtini primavera cinesi anche se questa similitudine non è gradita) però anche ripieni di carne a differenza dei loro vicini che contengono generalmente solo vegetali. Una parola specifica va dedicata alla frutta di cui consiglierei di assaporare la infinita varietà, in particolare quelle da noi poco conosciute e che avrete poi poche possibilità di ritrovare al vostro ritorno. La stranezza dell'odore infernale e nauseante di durian e jackfruit, che nasconde una dolcezza inattesa,  i manghi profumatissimi e naturalmente papaye, ananas e le molte varietà di banane. Tutta la serie dei frutti gelatinosi dai rambutan rossi e spinosi, ai litchi, agli occhi di drago e poi mangustini dolcissimi anche se poco invitanti, i dragon fruits, la guava e la guayava. Rimane la grande serie degli agrumi, dai diversi tipi di arance più o meno dolci e succose, ai mandarini, ai pompelmi  e al re assoluto, il pomelo (Citrus maxima), il più grande in assoluto, che racchiude nella sua carnosità deliziosa, una serie di profumi e sfumature di gusto inarrivabili. 

Pesce orecchio di elefante del delta
Ce ne sono anche altri meno conosciuti che suggerirei comunque di provare. Naturalmente questa grande varietà consente una serie di succhi, spremute e milk shake infinita, che rappresenta il miglior modo di calmare la sete assaporando il gusto del paese, (occhio al ghiaccio, anche se ormai nelle zone turistiche tutti i locali garantiscono ghiaccio sterilizzato). Per le bevande ovviamente thè e caffè locale, spesso, morbido e profumato, introvabile naturalmente il caffè dello zibetto di cui vi ho già parlato qui. Le birre sono onorevoli (Hanoi, Saigon e molte altre)  e soprattutto assaggiate il vino (o grappa) di riso, specialmente quello homemade proposto nei villaggi, dolce e non molto alcoolico, ma direi andateci piano, perché è piuttosto beverino e poi vi frega. Provate sempre i piatti più famosi della varie zone, Direi di non lasciare il paese senza avere provato nel Vietnam centrale, il Cao Lau (noodles fritti con maiale germogli e pelle di maiale croccante, fatta esclusivamente con l'acqua di un famoso pozzo cittadino di Hoi An, ehehhehe), la white rose , un delicato agnolottone ripieno con una salsa gentile e trasparente, il pesce su foglia di banano con erba limoncina e il riso fritto con pollo. Nel nord ricordate il Bum Bo, un ottimo pho di manzo e a saigon, il Banh Tom Ho Tay (Banh xeo), una enorme e sottilissima piadina all'uovo fritta e ripiena di gamberetti e verdure di cui ci sono ristoranti specializzati. Nei mercati delle montagne dovrete provare il riso glutinoso (sticky rice) cotto con carne dentro le canne di bamboo sulla brace. Ricordatevi di provare anche i noodles all'uovo e quelli sottilissimi, tipo capelli d'angelo fatti a nido detti Banh Hoi. Per i dolci ci sono dei panini bianchi di farina cotti al vapore e ripieni di crema di fagioli che però non riscuotono il mio entusiasmo. Direi di lasciarsi un po' andare, tanto o prima o poi la maledizione di zio Ho vi colpirà comunque, ma passerà in un paio di giorni, comunque estote parati.

Involtini primavera
SURVIVAL KIT

Per quanto riguarda le lezioni di cucina, se non siete dei gastrofichetti maniaci, potete approfittare di quelle basiche che vengono sempre offerte durante i giri in barca di almeno due giorni nella baia di Ha Long; quantomeno, come me, imparerete a fare gli involtini primavera fritti e a tagliare i fiori con le carote per guarnire i piatti, tra gli sghignazzi dei vostri compagni di viaggio.







Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Esame finale del corso di cucina

sabato 17 maggio 2014

Ultimo giorno ad Hanoi


Hanoi - Uscita dalla scuola


Hanoi - Le case strette
La strada che riporta ad Hanoi sembra lunghissima. E' sempre così quando il viaggio sta finendo. Pare che il tempo si dilati un poco per darti il tempo di pensare, di valutare meglio le considerazioni che si affollano. Tutto quello che hai visto si accavalla e rimane solo il modo di cogliere qualche sensazione cammin facendo, che rimane lì appesa al'albero della voglia di tornare a casa.  Mentre l'umidità liquida continua a scendere ingrigendo il paesaggio, i sacchetti di plastica svolazzano nell'aria al passare della tua auto e le strette case, fatte di una camera per quattro o cinque piani, si alzano anche da sole in mezzo alla campagna, funghi secchi del mondo che avanza in mezzo al fango delle risaie, che si riempiono degli operai che tornano stanchi dalle enormi fabbriche di tessuti o neri dalla lavorazione del carbone. Ormai si incrociano senza incontrarsi più coi contadini a mollo nell'acqua. Due mondi ancora così vicini eppure completamente distanti tra loro, che forse non si avvicineranno più. Allora passeggiare per le strade congestionate di Hanoi, non ti sembrerà neppure differente da tutte le altre capitali del mondo, piene di ragazzi con i capelli tagliati di sbieco, coi ciuffi aggressivi e tinti di castano e le cuffiette negli orecchi. Seduti attorno al tavolino di un bar, mangiano noodles, ma ognuno ha occhi soltanto per il suo smartphone e mentre con la destra si ficca in bocca le bacchette avvolte di pasta, l'altra fa scorrere veloce col pollice i commenti di facebook e chiede amicizie lontane. Nessuno parla. Un gruppo di bambini esce vociando da scuola con gli zainetti lucidi e colorati. Ti sembra di vedere meno negozi di erbe o di insegne religiose e bastoncini d'incenso e magari più magliette Good Morning Vietnam o vetrine piene di telefonini o bar e fast food della globalizzazione che avanza. Ma poi ad ogni passo si riverbera l'anima del paese e i locali avranno pure accelerato il cibo ma sempre servono fumanti scodelle di phò  e dentro alle gioiellerie eleganti si parcheggiano i motorini. 

Hanoi - Mercato di strada 
Nel bar con le sedie di design c'è sulla porta un piccolo altarino che al mattino si riempie di offerte votive e sulla riva del lago, un gruppo di donne esegue una forma di ventaglio col sottofondo musicale di un lettore CD nuovo appoggiato sulla panchina. Il venditore di vecchi manifesti della rivoluzione espone cento e cento pezzi. Zio Ho che benedice e pronuncia pensieri morali profondi. Operai e contadini tesi verso il sol dell'avvenire, catene e fili spinati che si spezzano, fanciulle che lanciano fiori ai soldati che tornano dal fronte, ma sono tutti nuovi, appena stampati per la gioia dei veteroturisti che cercano di esorcizzare la nostalgia del passato e della loro gioventù. Un vecchio pittore vende quadri dal tocco moderno lungo la via. Fai slalom tra le attività di marciapiede e godi ancora delle poche antiche case rimaste tra le nuove, nascoste in parte da alberi contorti e antichi, quelli sì rimasti testimoni di un tempo passato a contorcere con le radici aggressive, le pietre del selciato che quasi si accavallano impedendo alla venditrice di frittelle di disporre con più ordine le sue seggioline di plastica. La piccola pagoda al centro del lago quasi non si vede così offuscata dalla nebbiolina azzurrognola che si muove come il velo di una fata che voglia confonderti il pensiero, chiedendoti di restare ancora, di non rinunciare a scoprire qualcosa di altro, perché quando stai per andartene rimane sempre qualcosa di prezioso che ancora non hai visto, apprezzato, cercato di capire. Meglio sedersi in un localino al primo piano di un incrocio ad osservare il movimento vorticoso del traffico, della gente che si muove, che produce attività, che vive. Un pentolone di olio che frigge, un carrettino che fa panini, pieno fino all'orlo di vetro, di baguette corte  e morbide, uno dei lasciti francesi. C'è la coda mentre la ragazza li imbottisce veloce di carne, di insalata, di fette di cetriolo, di uova. Vicine a lei, accoccolate a terra, altre due offrono frutta ordinatamente esposta in piramidi regolari sui piatti dei bilancieri appena posati a terra. Erano arrivate dondolando con la tipica camminata che sostiene il peso in equilibrio, un passo antico e sempre uguale. Trasportare, mostrare, commerciare, vivere. 

Hanoi - Incrocio
Tengono i mazzi di banconote sudice e consumate nella fascia stretta attorno alla vita, ad ogni affare andato a buon fine è tutto un frusciare di carte, ricomposte poi e reinfilate laggiù in attesa di essere nuovamente scambiate secondo la legge del mercato, più forte di qualunque ideologia e controllo. Poi arriva un tizio con una giacca di pelle nera. Senza scendere dal motorino, ritira soldi dalle quattro donne e poi se ne va sicuro e veloce nel traffico. Il traffico è intenso, i motorini si incrociano, una rara auto ne costringe uno quasi fermo a deviare, poi il conducente bardato di spesse veste ne sfiora un altro che cade a terra. C'è subito una gran confusione, quello che trasporta un cumulo enorme di materassi un bilico sul sedile posteriore, strepita; l'altro fa le sue ragioni, l'auto vorrebbe andarsene, ma è bloccata da una selva di motorini, la gente si accalca e parteggia per l'uno o per l'altro,. la discussione continua e la ressa, essendo il traffico quasi bloccato, aumenta, ai lati altri tentano di aggirare l'intoppo e sfilare sui marciapiedi, già occupati da attività o da altri mezzi parcheggiati, oltre che di passanti, aumentando ancor di più la confusione. Alla fine uno dei contendenti tira fuori una banconota da 100.000 dong, la concede al presunto danneggiato e piano piano il traffico si scioglie un poco e tutto torna alla normalità. I materassi saranno consegnati e l'altro tipo andrà dove doveva andare a consegnare le sue scatole. C'è ancora tempo per un caffè di fronte al lago. Nella vecchia casa tempio della congregazione dei gioiellieri una vecchia mette incensi davanti all'altarino, chissà perché non vedi mai monaci in giro. Nessuna tonaca colorata per strada, rosso mattone o giallo zafferano come in altri paesi dell'Indocina. Un vecchio senza denti col pigiama nero e un purillo di sbieco sulla testa, si accarezza la rada barbetta grigia prima di attraversare la strada. Un ciclopousse pedala stancamente senza neppure offrire il suo servizio. Comincia a piovere più fitto. E' l'acqua grigia dell'ultimo giorno. Il sapore del succo di guava di rimarrà ancora a lungo in bocca, anche se è ora di tornare a casa.

Hanoi - Il lago della psada restituita


SURVIVAL KIT

Hanoi - Negozi
Capita spesso, per sfruttare biglietti aerei a prezzi ridotti di dover rimanere per una notte nell'Hub dell'aeroporto di bangkok. Siccome trascorrere una notte sugli scomodissimi sedili degli aeroporti è fatica, specie per noi anzianotti anche se con l'anima da backpakers, suggerisco una soluzione molto conveniente. Appena fuori dall'aeroporto (1 km in linea d'aria, anche se ciò significa sentire un aereo che atterra al minuto, ma sarete talmente stanchi che dormirete lo stesso), c'è il Floral Shire Resort Suvarnabhumi Airport, 56, Soi Lad Kra Bang 42, Bangkok, 10520, Thailand, 3 stelle onorevole, che all'incredibile prezzo di 17 Euro, vi offre non solo una comoda camera ma anche la navetta da e per l'aeroporto inclusa. E' possibile anche cenare. Ottima cucina thai e free wifi ovviamente. Consigliatissimo.

Se invece proseguirete con Aeroflot, vi toccherà passare la notte sulla moquette di Sheremetievo, essendo impossibile (e comunque costosissimo) uscire dall'aeroporto, non disponendo di visto russo.




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Un pittore

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!