sabato 21 giugno 2014

Trinacria 11: Ragusa e il giorno della civetta

Ragusa Ibla


Gli avvisi allor mi si svegliaro in mente
Del Teban vate e della maga Circe,
Ch'io l'isola schivar del Sol dovessi,
Di cui rallegra ogni vivente il raggio.

Circe affermava che il maggior de' guai
Quivi c'incoglieria. Lasciarla indietro
Ci convien dunque con la negra nave.

                                           Odissea VII

Ibla - La piazza della Cattedrale
Questa sembra davvero una giornata che promette le cose più belle. Un sole caldo, un cielo sereno con qualche piccolo tocco di bianco ti predispone subito al buon umore e alla positività. Il paesaggio poi, che ti accompagna attraversando i monti Iblei, è di nuovo tra quelli da non scordare. Viaggi tra i muretti a secco, dal bordo arrotondato, che delimitano un'agricoltura ricca e curata che mantiene comunque bellezza. Ragusa è un'altra gemma da osservare con calma per non perderne ogni nascosto bagliore, un giallo topazio dalle mille sfaccettature. L'antica Ibla, tutta avvolta attorno al monte, con i cañon che la circondano profondi e che ne hanno scolpito i rilievi, sta lì davanti a te invitandoti alla scoperta. La risalita dei vicoli, di scaletta in scaletta, te ne fa conoscere l'intimità ad ogni angolo, ad ogni svolta improvvisa, mostrandosi pudica attraverso l'atmosfera colorata di ocre che troverai in tutta questa parte della Sicilia, colore di una pietra che rappresenta questo aspetto ormai come un marchio di fabbrica. Finestre fiorite e inferiate in ferro battuto, fino alla cima del monte con la cupola della cattedrale che ne sottolinea la cuspide e quella facciata fantastica preceduta dalla scalinata che ti precipita su una delle piazze salotto più belle d'Italia. Quasi non senti la fatica del salire e scendere gradini. I colpi d'occhio dall'alto, coi grandi spazi, gli angoli nascosti, la passeggiata lungo il torrente con la città che incombe su di te. Sì è davvero una giornata piacevole e promettente. Quanto rimetti in marcia le macchine, non sai bene se ammirare i campi di frumento feriti dal viola dei cespi di sulla o l'architettura barocca dei piccoli paesi lontani che costeggi e che solo la forza del tuo bel teleobiettivo riesce a cogliere appieno, come avvicinandoti al sogno per renderlo reale. 

Una scalinata
Ma in un attimo sei al mare, una serie di spiagge infinite, ancora deserte in questa stagione precoce. Siamo nei luoghi di struggente bellezza, tante volte immortalati Camilleri. Dopo Pozzallo, la provinciale costeggia il mare a pochi metri diritta e solitaria per chilometri. Alla destra solo una alta duna continua, coperta di cespi duri e selvatici, la separano dalla spiaggia nascondendone la vista. Il luogo è troppo bello per non fermarsi almeno un attimo anche se il tempo imporrebbe di andare avanti, tante sono ancora le cose da vedere. Cosa vuoi che sia, solo un momento; è un destino maliardo che ti chiama come una sirena invitante. Lasciamo le auto sul bordo della strada, non c'è nessuno in vista nel raggio di chilometri. Un varco per arrivare alla spiaggia solitaria. Hai solo voglia di lasciarti andare un momento. Solo un attimo. Ecco, basta un piccolo cedimento. Mollare l'attenzione che ti proponi sempre di mantenere viva, quando sei in un luogo sconosciuto dall'Asia al Sudamerica, all'Africa profonda. Non ti devi lamentare se, nonostante i mille proponimenti assaggi quel boccone invitante in mezzo al sudiciume di un mercato di battambang e poi ti viene il cagotto funesto e doloroso. Te la sei cercata da solo. Non lascio la mia borsa mai, neanche per un istante, mi pare di averla cucita, incollata alla spalla, ma qui solo il tempo di andare sulla spiaggia e fare un paio di foto all'arco infinito della sabbia, alla piccola medusa dalla vela diafana e poi si scavalca di nuovo la duna. Pochi minuti ed è già troppo tardi. 

La cupola della chiesa di San Francesco
Ecco due sagome scure che scappano tra le villette abbandonate dall'altra parte della strada, con la mia borsa a tracolla, i vetri della macchina rotti, la pattuglia che arriva, l'elenco dei danni. Un altro pezzo di strada non previsto. Al posto dei carabinieri per fare la denuncia, pare di essere nell'ufficio di Montalbano, solo un po' più piccolo. L'appuntato non sembra neanche Catarella e neppure quell'altro, veneto precisino, anzi, anche se tenta di defilarsi in un primo momento, poi stila rapidamente e con cura il previsto documento, anche se c'è parecchio lavoro con la gente in coda a fare denunce, è gentile e dispiaciuto, rileva che nella zona la cosa non è frequente, timbra, bolla, la solita routine insomma. La saletta intanto è abbastanza affollata, una donna scura in volto, un tale che arriva con dei fogli in mano, esasperato e scandalizzato. Pare che qualcuno, con tanto di codice fiscale, abbia richiesto il contributo europeo del grano duro, ma indicando il suo terreno, dove per la verità vorrebbe chiederlo lui. Sembra che questi "errori" siano premeditati, se te ne accorgi, qualche parola di scuse e una cancellazione, se no si incassa e tu intanto magari coltivi pomodori. Usciamo con i nostri fogli in mano. Una mattinata persa per farci sostituire le auto e a rimuginare sulle perdite subite. Con i TomTom e qualche masserizia se ne sono andati tutti i miei caricabatteria e il mio bel teleobiettivo a cui tenevo tanto, oltre a tutte le schede di memoria già piene di foto. 

Velella velella
Ecco il motivo per cui in tutte le prime puntate ho utilizzato le foto di mia moglie come qualcuno mi ha fatto notare. Non era pigrizia. Il lato positivo è che per tutto il finale del viaggio ho portato meno peso e non ho avuto più il fastidio di cambiare obiettivo. Da tutto questo bisogna però trarre degli insegnamenti. Intanto ricordarsi che in qualunque posto tu sia, devi sempre stare all'occhio, perché questo è il mondo e bisogna accettarlo per quello che è, basta prenderne atto e non stare lì attaccato al pero. In secondo luogo, come i più cari amici mi hanno detto, sottolineandomi che la qualità delle immagini fatte con la macchinetta della mia gentile signora sono assai meglio delle mie, per fare belle foto, non servono macchine fotografiche speciali, ma è sufficiente la testa e la mano giusta. Infine, che le cose vanno e vengono e non sarà certo la perdita di un pezzo di ferro e di vetro a rovinarmi il gusto speciale di quanto ho visto. Gli oggetti sono materia destinata all'oblio, le emozioni invece non si arrugginiscono e non diventano obsolete e nessuno te le potrà mai portare via. Comunque se per caso qualcuno da quelle parti, offre sul web un Nikon VR 70-300, usato come nuovo, okkio alla penna che  lo curo. Per un po' quindi niente foto col tele, siete avvisati.

La duna sulla spiaggia di Pozzallo

SURVIVAL KIT

Il luogo del delitto e la vittima
Ragusa Ibla - Dedicarci almeno una mattinata. Comodo parcheggio alla base. Ricordarsi che un bel giro completo è piuttosto faticoso, tutto scale salitelle e scalette varie. Quindi cercare di affrontare la salita alla mattina nelle ore meno calde della giornata. Prenderla calma, sedendosi nelle piazzette per ammirare soprattutto le facciate dei palazzi e delle chiese. Una granita aiuta.

Sulle spiagge, cercare di non lasciare niente sulla macchina e se possibile parcheggiare in modo da poter tenere d'occhio il mezzo.


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2 commenti:

Diego ha detto...

non oso pensare cosa potrà capitarti in Albania....
Cagotto : celo..
Giù nel fiume : celo..
Furto : celo..
forse un rapimento..?
auguri, e statte accuorto....

Enrico Bo ha detto...

@Dieguito - con questo vorresti dire che sono da ricovero? sob... forse è vero ma non mi rassegno.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!