Sento un sacco di gente, secondo me un po' snob, che sono pregiudizionalmente contrari alle rimpatriate. Di ogni tipo. Che si parli di vecchi compagni di scuola o di cene di fine corso della palestra, fino ad arrivare alle feste della leva. Si argomenta su una certa atmosfera di tristezza e di stanca noia che le accompagnerebbe, tra reduci invecchiati che non si riconoscono più o che, peggio ancora, non hanno niente da dirsi. Sarà, in fondo c'è una categoria ontologica a cui niente va bene a prescindere, gente che tignosamente fa del mugugno e della negativo una ragione di vita, un popolo che nell'Alessandrino, alligna particolarmente. Io, fortunatamente non mi sento così ed in generale aderisco sempre con un certo entusiasmo. Ieri, addirittura, mi sono quasi commosso. Dopo 25 anni, ho rivisto un gruppetto di cari amici, con cui ho condiviso una lunga parte della mia prima vita di lavoro, quando ero uno sgarzolino che ancora pensava di conquistare il mondo, anche se ero soltanto un sementiero. Proprio così, per due decenni, ho battuto la campagna ed il mondo agricolo circostante e non solo. Un universo davvero interessante che, se vissuto da vicino o meglio dall'interno, sa rivelare ed insegnare davvero tante cose. Specialmente alla luce di quanto senti nel mondo di oggi, quando pare trionfare il pensiero neoarcadico che ammorba milioni di individui che predicano un futuro fatto di fuffa biologica, ecodinamica, omeo-paleo-no-gluten e di quanto qualunque santone da strapazzo venga blaterando grazie all'invadenza dei nuovi media.
Tutto questo cancellando, anzi, irridendo la scienza a cui, al contrario, le prove richieste non sono mai sufficienti e quando diventano inoppugnabili, vengono svalutate o semplicemente ignorate, incolpandole di connivenza con i nuovi nemici, le odiose multinazionali e la perfida bigpharma che lavora non solo per arricchirsi ma soprattutto per far venire il cancro alla gente. E si portano a riprova immense bufale che impestano internet sui siti più immaginifici, dagli amici della terra piatta alle statistiche sui suicidi indiani per colpa naturalemente della Monsanto. No, quel tempo che io ho vissuto nel mondo delle sementi, era un substrato in continua fermentazione di ricerca e di agricoltura vera, quella che ha contribuito alla rivoluzione verde degli anni sessanta e che è riuscita ad alimentare degnamente il doppio delle persone di prima della guerra. Allora su 4/5 miliardi di persone, almeno 2 morivano di fame. Oggi che che siamo a 7 miliardi e mezzo, solo uno (sempre troppi) soffre la fame. Un risultato straordinario, ottenuto in pochi decenni, grazie al lavoro di tanti ricercatori, ignoti a tutti e di certo non con le favolette slowminchia che favoleggiano di vecchi contadini dalle mani callose che a duri colpi di marra, producono quattro pomodorini mezzi marci ma dal gusto impareggiabile che già traspare quando, con sguardo sognante, parlano di come era bello il mondo di una volta senza le malefiche banche affamatrici, fonte di ogni male.
Beh mi sono proprio goduto la giornata, chiacchierando tra vecchi sementieri, un clan chiuso, ricordando episodi e le persone che inevitabilmente ci hanno lasciato. Mi accorgo che sto irrimediabilmente ricadendo nello stesso vizio di forma che ho appena condannato con sarcasmo. Sarà proprio così. L'anziano non riesce a far altro che ricordare il suo passato, sottolineando solo le parti più belle e soddisfacenti e ignorando più o meno inconsciamente quelle meno nobili. Siamo fatti così, è la nostra natura. E allora chissenefrega, io la giornata con gli amici ritrovati me la sono davvero goduta, anche con una certa commozione, che vi devo dire, sia quando è venuto fuori che mi mandavano i semi di mais di calibro più piccolo, perché tanto non ci lamentavamo mai o quando si sono rinverdite le infinite diatribe sulla scarsa germinabilità dei quegli stessi semi ibridi. Accidenti che tragedia erano quei mesi di maggio, sempre a correre avanti e indietro per tutta la provincia a discutere di mais nati male, con agricoltori incazzosi e sempre pronti a pretendere rimborsi immotivati. Che litigate memorabili, rigirate poi alla fonte! E tutte quelle riunioni di esperti di sementi, provenienti da tutta Italia a vedere le nuove varietà, le proposte dei concorrenti, quando la biodiversità era una cosa reale e non la psicobufala ripetuta come un disco rotto da chi non sa neanche di che cosa sta parlando. Biliosi eh, i vecchi! Ma alla fine, commozione e polemica sono state stemperate dalla culaccia con soufflé al parmigiano, dal risotto al tartufo nero, dal filetto di maialino al gorgonzola con cipolle rosse stufate e dal gelatino alla menta e cioccolato con liquore di liquirizia della Osteria La Corte Bassa di Persichello. Grazie amici, alla prossima!
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
2 commenti:
Come minimo ti devi aspettare una valanga di "chi ti paga?".
Però continua, chissà che...
Cari juhan, al massimo chi mi ha pagato!
Posta un commento