|
Una casa tradizionale |
|
Segno di fertilità augurale |
E' arrivato il momento di tornare indietro; bisogna rifarsi tutta la strada al contrario, beh ce n'è una sola, che vuoi farci. Al massimo sarà un ripasso e invece no, pur se è la stessa, basta che l'ora cambi, o la nebbia si sia alzata e ti sembra di essere in un altra valle, in un nuovo mondo perduto. Al mattino, la stufa alimentata ieri sera da due gentili ragazzotte che ridacchiavano tra di loro, caricandola di ciocchi corposi, piegate con eleganza, le ginocchia di lato, senza spiegazzare la gonna del costume, che è fornita alla bisogna di una piega fino a terra, è ancora tiepida e le stesse ragazze ti salutano il mattino dopo, finita la colazione, schierate sulla soglia della casa, mentre i bagagli vengono caricati sull'auto. Un ultimo sguardo ai peni penduli dagli angoli del tetto, orgogliosi anche se mozzati dalla spada della conoscenza che uccide le passioni e sei di nuovo sulla via, a riguadagnare gli alti passi per uscire fuori della valle. I monasteri lontani che la punteggiano al limitare della foresta, sembrano piccoli agglomerati di case bianche coi tetti color mattone. In poche ore, non ti rimane neanche il tempo per raccogliere qualche fiore rosso dagli alberi giganti di rododendro ai lati della strada e sei già di nuovo a Trongsa e la vista dello dzong abbarbicato alla costa ripida al di là della valle appare ancora più suggestiva, colpito com'è in pieno dalla luce diretta del sole.
|
Foresta |
Dal passo, col tempo più clemente e stavolta non piovigginoso, ti viene quasi voglia di scendere un poco attraverso i sentieri del bosco e tornare a valle a piedi, anziché lungo i tortuosi meandri della strada stretta e tutta buche, immersi in questo verde prodigioso, scuro, quasi nero, facile da percorrere, per quanto lo senti privo di qualunque pericolo. In una radura c'è una vecchia casa, ancora completamente originale dalle finestre al tetto, una delle poche ancora con le scandole di legno al posto delle brutte, anche se dipinte di verde, lamiere ondulate. Bisognerebbe fare una petizione al Re perché, visto che vuole mantenere un aspetto di autenticità e di antica tradizione, le vietasse definitivamente, come ha già fatto ad esempio per il fumo, anche all'aperto, in quasi tutto il paese. Una vecchia carica di legna emerge tra gli alberi, saluta e ride con quella sua bocca senza denti e risale fino alla soglia, lentamente come lo fa forse da decenni. Saluta ancora, poi entra ad attizzare il fuoco. Il fumo esce dalla finestra della cucina. Quattro uomini scendono da dietro la casa e si dirigono verso una casupola sulla curva della strada, poco più avanti. Sghignazzano e si danno gran pacche sulle spalle, di sicuro è il bar del paese. Vicino, una cascatella si precipita dall'alto di una spaccatura profonda, prima di perdersi in una forra nascosta nel sottobosco. Riprende a piovere.
|
Rododendri |
Al passo successivo solo betulle scheletrite avvolte dai muschi come in una ragnatela di fantasmi. Ti puoi rifocillare con un caffè o un thé in un localino sulla strada, tutto è previsto dall'inappuntabile servizio turistico nazionale. C'è una camera circolare apposta per i turisti, tutta ricoperta di drappi e damaschi gialli e azzurri. Pare la sala di preghiera di un piccolo tempio, solo alle pareti, invece delle tangkhe con le Tare bianche e verdi che pensano al nostro spirito, ci sono le foto della famiglia reale con i vari membri raggruppati nelle più diverse posizioni. Bere qualche cosa di caldo aiuta ad affrontare meglio la strada, non c'è dubbio. A Jakar era rimasto il tempo di fare un giro per negozietti, li individui subito con le pareti esterne tutte ornate dai consueti affreschi macrofallici ed i serti di peperoncino e di formaggio affumicato di yak a pezzetti che pendono fuori a seccare. Sarà che non te ne accorgi, ma la strada è comunque lunga, Il buio scende che manco te ne accorgi, così quando arrivi a Wang Di è già sera e del torrentello che passa all'interno del giardino dell'albergo ti rimane soltanto il rumore del gorgogliare dell'acqua che corre sulle rocce. Puoi solo sederti sulla veranda della tua camera ed immaginare. Domani arriveremo a Paro, dove il festival sta per avere inizio.
|
Da Jakar a Wang Di - Circa 200 km (5 ore) |
SURVIVAL KIT
|
Rododendro |
Kichu resort - Wangdue - Alberghetto incantevole con splendido giardino pieno di fiori e farfalle. Le camere con veranda in piccoli cottage, danno su un delizioso torrente che indurrebbe a prolungare il soggiorno almeno per un'altra notte. Nei dintorni però non c'è niente da vedere di particolarmente importante. E' un punto di tappa comunque molto piacevole. Il personale è come sempre gentilissimo, le camere un po' piccole ma accessoriate in modo accettabile. Free wifi anche in camera. Pulito e riscaldato. La cena a buffet è in linea col resto. Buona la pasta all'aglio e i funghi al formaggio.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
|
Negozio di souvenir |
Nessun commento:
Posta un commento