domenica 7 settembre 2025

Seta 34 - Il terminal della via della seta

A Xi'an - Shaanxi - Cina - giugno 2025
 

Lo spazzino

Questa mattina sono un po' cotto, evidentemente le scale di ieri hanno lasciato il segno anche se ne valeva la pena. Mi sento un pellegrino che sta compiendo il suo cammino. Le due vie corrono parallele sovrapponendosi, la via della seta, con la collana di perle delle oasi che si susseguono e adesso che sono finiti i deserti e le montagne stanno mutandosi in piano, le città che un tempo erano solo punti di sosta per riposare e fare rifornimento stanno diventando sempre più grandi, e la via del Buddha che ha costellato le pareti delle montagne al limitare dei fiumi, di caverne e di capolavori artistici senza pari. In entrambi i casi il consolidarsi dei due itinerari, praticamente identici, sono durati ben oltre mille anni ed il loro sovrapporsi li ha resi alla fine una cosa sola, che certamente avrà unito nel passato i monaci ed i fedeli ai mercanti. Così mi attardo nella frequentata sala colazione dove faccio strage delle famose ciliegie, mentre le ragazze vanno a fare un giro al vicino parco. C'è spazio per tutti e io non voglio certo tarpare le ali della conoscenza a nessuno. Quello che abbondano in queste città cinesi infatti, sono i parchi, grandi, verdissimi, curati come non mai, con piccole sorprese che ti aspettano nascoste tra i vialetti contornati da alte siepi che nascondono laghetti e aiole fiorite, dove alla gente piace perdersi per compiere mille attività di piacere che consolino l'animo e rasserenino la mente, evidentemente ce n'è bisogno. 

Tai chi

Spesso si incontrano anziani che vanno a sedersi sulle panche e appendono ad un ramo vicino una gabbietta con un uccellino, che scoprono e lasciano gorgheggiare, con  gli occhi socchiusi al piacere di ascoltarlo. In questo, dietro all'albergo ci sono un paio di piccoli templi di cui non conosciamo il nome ma poco importa, tanto sono chiusi, le porte rosse sbarrate, i vialetti deserti. Una signora in blu, in un piccolo spiazzo, sta eseguendo una forma di tai chi, la nostra Maria Luisa si accoda, lei è stupita, si ferma, si complimenta ,cerca il contatto impossibile, viste le difficoltà linguistiche. Abbiamo visto poco tai chi nei parchi, questa volta; difficile capire se sta passando di moda o se non ci siamo trovati quasi mai nei posti giusti, certamente noi al mattino ci alziamo piuttosto tardi, mentre di solito questa attività si svolge nelle prime ore dell'alba. Poco più in là, all'ombra degli alberi, due anziani giocano a scacchi cinesi (象棋 - xiangqi). Il gioco è molto simile ai nostri scacchi tradizionali, ma i pezzi sono sostituiti da pedine che hanno inciso sopra il nome del pezzo stesso e raffigurano due eserciti in battaglia in cui bisogna uccidere il re avversario. E' una guerra più conclamata della nostra, seppure anche negli scacchi la lotta è spietata e senza esclusione di colpi tanto che molti nostri grandi campioni sconfitti non si sono mai più ripresi psicologicamente. 

Scacchi cinesi

Qui i vecchietti non sembrano così scaldati e gli spettatori si astengono dal commentare le mosse. Si gioca così, per passatempo e per far venire ora di pranzo, almeno così sembra. Intanto le ragazze rientrano visto che è l'ora di andare alla stazione a prendere il treno veloce per Xi'an. Questo è ancora più bello del precedente, anche se la velocità massima che raggiunge è "solo" di 254 km/h. La campagna corre veloce mentre percorriamo questi 340 km circa verso est, traversando una pianura ricca di coltivazioni di uve e kiwi, ordinata e tranquilla, punteggiata di paesini di agricoltori. Usciamo definitivamente dal Gansu, dall'area dell'ovest che possiamo definire tranquillamente tibetana, visto che nei secoli e tutt'oggi ne ha subito una pesante influenza, per entrare definitivamente nello Shaanxi, quello che un  tempo era l'antico stato di Qin e che per oltre mille anni fu il vero fulcro del Regno di mezzo. Siamo quindi quasi arrivati alla mitica Chang'An, la Grande Pace, la capitale dell'antica Cina. Questo era l'ultimo tratto della via della seta e se arrivavi fino a qui potevi davvero dire che era fatta. Basta deserti pericolosi, basta cime invalicabili o predoni che volevano la tua vita. Queste erano ormai le terre del Gran Khan e la sua protezione arrivava ovunque e nessuno osava mettersi contro. 

Le mura di Xi'an

La città che oggi si chiama Xi'An, la Pace dell'Ovest, è un paesotto di circa 10 milioni di abitanti ed è una delle più vivaci della Cina moderna, dal punto di vista industriale, economico e naturalmente turistico visto la sua storia che ascende a circa 3000 anni fa e quindi merita ricordarne almeno i punti essenziali, visto che è durata per 13 dinastie. Data la sua favorevole posizione geografica centrale sul fiume Wei e la vicinanza al Fiume Giallo, linfa vitale del paese, fu già capitale al tempo della dinastia Zhou addirittura nell'XI secolo a.C. dato che già allora era considerato punto di partenza e di arrivo di quella che sarebbe poi stata considerata come la via della seta. Fu capitale anche per gli Han, mille anni dopo, epoca in cui fu costruita la prima cinta di mura di 25 km di lunghezza. Nel 582 d.C. con la dinastia Sui, divenne la più popolosa città del mondo e vi furono costruite le due famose pagode dell'Oca selvatica. Nel 763 fu occupata dall'esercito Tibetano che la tenne per oltre 50 anni, perché bisogna ricordare che anche i Tibetani ogni tanto occupavano la Cina e non viceversa, Alla fine della dinastia Tang nel 904 d.C. la città, caduta in rovina fu quasi abbandonata. Per questo durante gli Yuan, governata da uno dei figli di Kublai Khan, Mangalai, non ha particolare importanza e Marco Polo la cita quasi di sfuggita nel cap. 110, dopo essere passato dalla più importante, allora, città di Cacianfu (l'odierna HoJianfu a 2 giorni di cammino dal Fiume Giallo) e dopo aver notato che "tutti quegli della provincia del Catai son idoli" a testimonianza che l'influenza buddista tibetana era ormai dominante in quella parte di mondo, ci racconta:

Quando  l'uomo ha cavalcato 8 giornate per ponente, trova la nobile e grande città di Quejianfu (appunto Xi'an), che anticamente fu buono reame e potente ...n'è signore il figliuolo del grande sire che Mangala è chiamato ...Questa terra è di grandi mercatanti e évi molte gioie, quivi si lavora drappi d'oro e di seta di molte maniere e di tutti i rifornimenti da oste. ...e di fuori della terra è il palagio di Mangala re...egli è in un grande piano, ov'è fiume, lago e palude e fontane assai. Egli è atorno un muro che gira ben 5 miglie e è tutto merlato e ben fatto e in mezzo di questo muro è il palagio.

Castello e mura

Una descrizione che si attaglia molto bene alla cerchia di mura odierna che vedremo stasera, anche se costruita quasi 100 anni dopo e più imponente, possiamo concludere che il nostro Marco non si smentisce mai! E anche per noi concludere che siamo arrivati al termine di questa lunga via commerciale che in fondo ancora oggi ha una sua enorme importanza anche psicologica, tanto che viene continuamente rinverdita e proposta come base per i contatti tra est e ovest, vorrà pur dire qualcosa. Intanto stiamo arrivando nella prima grande metropoli cinese e lo possiamo ben vedere anche dal treno, considerato che a una sessantina di chilometri dall'arrivo si vedono già i grandi quartieri nuovi delle periferie alveare a cui in parte ci siamo già abituati e poi arrivati alla stazione Nord, comprendiamo davvero cosa significhi il colossale e se ci sembravano enormi le precedenti stazioni viste nelle città che abbiamo attraversato, non avevamo ancora idea di cosa significasse questa parola. A parte il numero infinito di binari e pensiline dove sono allineati i treni veloci che la collegano a tutto il resto del paese, subito vieni introdotto in saloni immensi, corridoi di trasferimento larghi oltre cinquanta metri, una vera e propria città di negozi e di servizi al viaggiatore, ristoranti e bar in cui perdersi. Poi ti trasferisci al piano inferiore ed ecco che trovi il mondo della metropolitana che ti permette di trasferirti facilmente in ogni punto della città. 

La linea 2

A noi tocca prima la linea 2 per 14 fermate, poi la 3 per altre quattro. Moderna, pulitissima e molto ben organizzata e neppure troppo affollata; anche per noi stranieri con l'anello al naso, è facile orientarsi, visto che le indicazioni sono abbastanza chiare, basta sapere dove devi andare. Alla fine taxi che chiamiamo con Didi ed eccoci scodellati al nostro albergo che sono appena passate le due e mezza. Nella grande hall puoi pure servirti di un caffè degno di questo nome, va beh non esageriamo, mentre ai tuoi fianchi sfreccia il robot che noi abbiamo ormai soprannominato Battista, che chiede permesso e poi entra nell'ascensore per portare ai piani quanto richiesto da qualche cliente pigro che non ha voglia di scendere al bar. Ci siamo orami calati completamente in una delle metropoli che ben rappresenta quello che è oggi questo paese, un mix di storia antica e antichissima e modernità assoluta, tenuta insieme come allora da mercatura, produzione, potenza commerciale e non solo e naturalmente fascino esotico di una storia che comunque grava sulle cime dei grattacieli, come in una qualunque città storica del vecchio continente. Insomma la via della seta finirà pure qua, ma adesso comincia un nuovo sentiero da percorrere, da vedere, da interpretare, un poco come successe settecento anni fa al nostro amico Marco che ormai giunto, si trova un mondo nuovo, così differente da quello a cui è stato abituato, che per molto tempo ha immaginato e favoleggiato sui racconti di padre e zio e che finalmente vede con i suoi occhi e che deve cercare di capire. Siamo pronti anche noi, come se il viaggio ricominciasse, a superare la cerchia delle antiche mura per arrivare al cuore di questo nuovo e affascinante mondo.

Sulle mura di notte


SURVIVAL KIT

Treno da Tianshui Sud a Xi'an Nord - G854  12:28 - 14:10 - 92,50 Y.

Xi'an - Una delle grandi città cinesi, capitale della provincia dello Shaanxi. Con le periferie pare arrivi a 15 mln di abitanti, ma è in continua crescita. Dal punto di vista turistico è di estrema importanza e compresa in quasi tutti gli itinerari di viaggio, soprattutto per la presenza del famoso Esercito di terracotta, vera attrattiva che porta qui milioni di turisti Cinesi e da tutto il mondo, un po' fuori città e che comprende anche il Mausoleo dell'Imperatore Quin Shi Huan e le rovine del palazzo di Efang, del primo costruttore Qin, che risale a circa 2200 anni fa. Altre cose da vedere in città: La cerchia delle mura Ming, lunghe 14 km, spesse più di 15 metri e alte 12, percorribili anche di notte sul largo camminamento illuminato dalle lanterne e se volete anche in bicicletta, da cui si può vedere la città vecchia dall'alto, la Città vecchia, appunto, compresa all'interno con un grande e bellissimo mercato, l'antica moschea, e le case tradizionali. Fuori dalle mura le due Pagode dell'oca selvatica (alte rispettivamente 64 e 43 metri di epoca Tang. Abbiamo poi la Foresta di Stele (Xi'an Beilin museum) nel tempio di Confucio dell'XI secolo. Sono 11 sale con oltre 3000 lapidi di pietra che contengono importantissimi documenti di storia, letteratura e religione, Tra queste la Stele Nestoriana, prezioso reperto del 781, che testimonia la presenza del cristianesimo per oltre 150 anni in terra cinese. Qui è necessaria una guida per capirci qualche cosa. 

Ease Hotel - Xi'an - Bello, secondo l'abituale standard dei tre stelle. Camera spaziosa con letto king. AC, TV grande, free Wifi, minibar, ma piccola finestra. Acqua e caffè a disposizione. Pulitissimo. Colazione anche western inclusa con caffè, frutta, dolci, toast e uova fritte. Attorno ai 250 Y la doppia con colazione o più secondo i periodi. Personale molto gentile.

Tamburi


Melograne
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Verso la metro









25 - A Xining

venerdì 5 settembre 2025

Seta 33 - Le grotte di Maijishan

Una grotta a Maijishan - Tianshui - Gansu - Cina - giugno 2024
 

Stazione treni veloci

La stazione di Lanzhou ovest è gigantesca, davvero il simbolo delle dimensioni che sta assumendo questo paese, soprattutto quando si mette in testa di dimostrare la sua potenza, pensando al futuro. Giustamente siamo partiti un po' prima, proprio per prenderla con calma, quindi percorriamo gli immensi spazi dei sottopassi che conducono alle pensiline di partenza, foderati di marmi lucidissimi  come si conviene quando costruisci senza troppo badare al risparmio. Siamo nella zona del treni ultraveloci, giustamente la più nuova e tutto è lucente, dai negozi alle scale mobili che consentono finalmente di muoversi con serenità anche se devi trascinarti dietro la valigiona da 23 km lordi. Anche salire sul treno con il predellino all'altezza della banchina decisamente risulta più tranquillo dopo l'estenuante percorso eseguito per arrivare all'ultimo binario, per fortuna siamo alla carrozza 7, più o meno all'uscita della scala mobile. I treni classe D sono decisamente più belli e moderni e in breve, leggi sul display in fondo alla carrozza 320 km/h, che è sempre un bell'andare, così che i 300 e rotti km da percorrere scivolano via in un'ora e mezza, di un territorio che via via si sta sempre più popolando, con tanti villaggi di piccole dimensioni prevalentemente agricoli, che mostrano una distesa di appezzamenti piccoli ma molto ordinati. 

Nel centro visitatori

Anche qui i campi di colza in fiore rischiarano il paesaggio con il loro giallo intenso che mette allegria. Poiché continuiamo a scendere dall'altipiano tibetano, il territorio mostra una conformazione complicata e ricca di valli, che conservano ancora ben visibili le tracce di una agricoltura del passato con vistosi terrazzamenti, in contrasto con le moltissime serre che evidentemente parlano di una virata verso le più attuali tecniche di coltivazione. Stiamo scivolando adagio adagio verso il sud est del paese, aggirando il Tibet vero e proprio e infilandoci verso il confine tra il Sichuan e lo Shaanxi dove è situato quello che era l'antico terminale ad est di quella via della seta che stiamo percorrendo per intero. Nel frattempo ci fermeremo a Tianshui, cittadina di quasi 4 milioni di abitanti a me completamente sconosciuta, all'estremo limite est del Gansu, che era una delle ultime tappe della via della seta prima di arrivare alla favolosa Chang'an, oggi Xi'an, che rappresentava il successo finale di un difficilissimo viaggio finalmente realizzato. Tianshui era una grande oasi sul fiume Wei, uno dei tributari del fiume Giallo ai margini del loess plateau, l'immenso territorio di depositi di terra gialla (quasi 1 milione di km2) responsabile delle terribili tempeste di vento che portano giorni di nebbie giallastre su Pechino e le altre città dell'est nelle tarde primavere. 

Il cavallo volante del Gansu

Oggi è la seconda città del Gansu, una moderna metropoli in tumultuoso sviluppo che cerca di affermare una sua posizione nella inarrestabile modernizzazione del paese. Basta infatti vedere, anche qui, la stazione enorme che ci accoglie all'arrivo, ma a queste dimensioni ci siamo ormai abituati e non ci facciamo più caso, mentre cerchiamo di raggiungere l'uscita. Sulla grande piazza ecco anche qui il cavallo volante, l'emblema del turismo cinese, elegante e perfetto nella sua essenzialità. Quello che può stupire, al massimo, è il contrasto tra modernità assoluta e squarci di passato che evidentemente tardano a scomparire; così da un lato puoi vedere macchine completamente automatiche che circolano lungo i grandi viali del centro tosando con accuratezza matematica le siepi che formano la mezzeria dei corsi cittadini, secondo canoni antichi di arte topiaria e allo stesso tempo in una via laterale ecco un vecchio spazzino che con una ramazza di saggina, mezza consunta e malandata, forma mucchietti di spazzatura e li raccoglie con cura riponendoli un un vecchio sacco di juta come certo si faceva ai tempi di Mao; anche la giacchetta blu non mi sembra tanto diversa da allora, ma forse sono io che confondo e tendo a mitizzare, visto che quando venivo nel regno di mezzo a lavorare, ancora se ne vedevano per strada e tra i vecchi Hutong del centro, almeno quei pochi che avevano resistito alla ventata modernista.

Il monte

Comunque sia, sbrogliamo rapidamente le formalità dell'albergo, che sono sempre piuttosto lunghe visto che gli addetti si ritrovano completamente spaesati dovendo accogliere ospiti stranieri e già la lettura dei passaporti comporta problemi e poi ci dirigiamo subito verso la principale attrazione della città, che ormai sembra richiamare frotte di turisti, il monte Maijishan (麦积山) ovvero la montagna del cumulo di grano, quindi un'altra tappa della cosiddetta via delle grotte, direte voi. Queste, che sono scavate nella parete a strapiombo verticale di un monte, sono appena posteriori a quelle di Bingling e precedono quelle di Longmen, ma sono state ricavate da probabili insediamenti precedenti dedicati a deità locali. Le statue buddiste, costruite in arenaria e portate successivamente in loco, non si capisce in che modo, visto che la parete del monte è perfettamente verticale, appartengono nella maggior parte, alla variante del buddismo Amidista, con una iconografia che generalmente rappresenta una statua del Buddha Amitabha circondata da un Avalokitesvara a destra e un Mahasthamaprapta a sinistra e risentono come quelli di Bamiyan di influssi del Gandara, come si nota dai panneggi e sono estremamente raffinate. Hanno resistito a distruzioni e terremoti e furono visitate già nel 759 dal famoso poeta Tang, Dufu che le citò in una sua famosa poesia I templi della montagna:

Una grotta

Pochi i monaci rimasti in questi remoti templi

Il cervo muschiato dorme tra le pietre e il bambù

I cacatua beccano le pesche dorate

I ruscelli scorrono per i sentieri

Sul dirupo sono disposte le grotte

I loro spazi connessi raggiungono la cima

E per cento li, puoi vederne i particolari.

Le scale

Di certo il grande poeta rimase colpito dalla vista del grande monte che solo 25 anni prima era stato devastato da un disastroso terremoto, noi ci arriviamo con calma nel primo pomeriggio, che vista l'altitudine, non è neppure troppo caldo. Anche qui l'organizzazione turistica è in piena attività e veniamo subito presi in carico da uno delle decine di piccoli pullman aperti che portano direttamente ai piedi del monte. Per la verità ci vedo un po' di malizia in questa programmazione, perché la strada proseguirebbe larghissima e perfettamente asfaltata per almeno un altro chilometro o più, fino alla base della grande roccia alta un paio di centinaia di metri. Farsela a piedi diventa una penosa penitenza, essendo assai ripida, perché evidentemente si prevede che il raggiungimento dei luoghi sacri, implichi una pena, anche dura, per ottenere una completa remissione dei peccati commessi, per almeno un certo numero di vite precedenti, viste le credenze buddiste, prima di essere ammessi a godere della vista dei templi incastonati nelle grotte. Oppure, più prosaicamente, la ghenga dei commercianti di souvenir di ogni tipo, di gadget e di masserizie alimentari di ogni tipo, fornite dalle centinaia di bancarelle che gravitano lungo i bordi della salita, hanno costretto l'organizzazione a stoppare l'arrivo dei pulmini più in  basso, per incrementare occhiutamente gli incassi. 

Le grandi statue

Comunque noi ce la prendiamo con una certa calma, ma l'erta è faticosa assai e quando si arriva al piazzale davanti alla montagna sei già completamente scoppiato ed il bello invece deve ancora venire. Certo che la vista è spettacolare. Il grande monte è incastonato in una cornice di foreste di alberi rigogliosi; la parete verticale che sembra tagliata con un coltello, appare come un quadro rosso ocra che si affaccia sul verde. Una serie di scalette di legno, ripidissime salgono a zig zag lungo il monte ritagliando un itinerario attorno a tre grandi statue che dominano tutto il centro del quadro. Attorno le caverne appaiono come fori messi a caso in una grande forma di formaggio, con uno sciame di formiche impazzite che ne ascende i gradini passando da una all'altra. Se aguzzi la vista, nell'aria cristallina puoi vedere i più minuti particolari, le forme delle statue che occhieggiano dall'interno, le tracce di dipinti ancora visibili, i grandi occhi misericordiosi del Buddha che compatiscono lo sforzo a cui hai voluto sottoporti. Dufu, non poteva descrivere meglio questo spettacolo. Adesso si tratta solo di prendere il coraggio a due mani e cominciare l'ascesa. 

Una grotta

Passando per un corridoio protetto da un tettuccio di tegole di maiolica colorata si arriva ai piedi della roccia, qui cominciano le scale che sono ripidissime, che per fortuna seguono un itinerario obbligato che ascende verticalmente il mondo senza lasciarti la possibilità (o quasi) di tornare indietro. Una volta che ti sei inserito nella corrente ascensionale, giocoforza devi proseguire, non importa se sei morto o stai per diventarlo, bisogna andare avanti, la massa che sale, spinge e quasi ti fa avanzare a forza. Tu senti il fiato che manca, l'ansimare si fa più forte e violento mentre le gambe ormai legnose gridano pietà, anche le braccia che cercano di issarsi facendo forza per afferrare i mancorrenti più in alto, sono diventate di piombo e tutto il tuo corpo continua a chiedersi quando finirà la sofferenza. Bisogna lamentarsi per forza, ma se devo dire la verità lo spettacolo che si apre davanti ai tuoi occhi ad ogni grotta che si scopre dietro uno spigolo, la serie di statue che ti accolgono con gesti michelangioleschi, gli occhi dei guardiani di pietra che vogliono capire se sei uno spirito maligno o un buono meritevole a cui è permesso passare, ti avvincono e non ti pare alla fine, di avvertire la fatica.

Oppure si tratta della muscolatura che si è ormai anestetizzata e, man mano che sali, al tuo fianco puoi vedere i visi delle grandi statue e infine ti giri verso l'esterno e davanti a te, tutto intorno, le valli e le colline intorno, coperte di foreste, prendono vita e ti par di sentire davvero i cacatua che gracchiano o i cervi muschiati di Dufu, che brucano nelle radure lontane. A guardare in basso poi, vieni preso dalla vertigine dell'altezza, quasi sospeso nel vuoto su queste assicelle di legno che sembrano dondolare, ma che poi in effetti così malferme non sono e allora guardi ancora verso l'infinito celato da questi colli che dell'ultimo orizzonte il guardo escludono e per poco il cor non si spaura, direbbe il poeta. Non senti neppure più, le ragazze coreane che, dietro di te, pigolano per fare un selfie migliore, sporgendosi fino al punto di quasi precipitare e poi ridono felici o il gruppo vacanze di Shanghai, che la ditta ha mandato in gita premio, tutti con la maglietta aziendale loggata, che sventolano lo striscione bianco e blu, che di certo inneggerà ai fasti del loro gruppo industriale, il cui presidente li benedice dall'alto ancor più dei Buddha della montagna, mentre scattano a mitraglia con gli ultimi ritrovati ottici appena comprati su Temu. 

Ciliegie

Insomma ti senti comunque perso in una bellezza che valeva comunque la fatica impiegata per raggiungerla. In fondo, quando scendi e sbocconcelli un gelato, alla fine meno male che ci sono le bancarelle, e guardi in su, ti chiedi come hai fatto a salire fin lassù, su quelle scalette malaccorte. Alla fine ho calcolato a spanne 17 piani, ma per difetto sicuramente e con parecchi su e giù. Ce ne torniamo con calma alla base e poi in città, ma accidenti che bellezza e hai voglia a dire che in fondo queste grotte sono tutte uguali, ma alla fine, non è vero per niente, e ognuna di questi luoghi ti rimane piantato nella mente come un quadro di inestimabile bellezza. Quando arriviamo in città, è già quasi buio, un'occhiata nei negozi attorno bisogna pur buttarla pima di cena, qui ci sono un sacco di negozietti di abbigliamento che vendono di tutto e anche dei fruttarolli che hanno ciliegie di dimensioni tali che io veduta non ne avea alcuna, direbbe Dante. Non so resistere, mai viste le ciliegie incartate una ad una, ne compro un cartoccio da almeno un chilo, mi rassereneranno la tratta in treno di domani, ma poi alla fine prima di fare la nanna vedo che metà sono già state consumate, non capisco proprio da chi, ma forse alla fine più dell'amor poté il digiuno insomma. Ma prima della nanna bisogna espletare ancora un obbligo. 

L'hot pot

Pare che in questa città ci si venga oltre che per le grotte, anche per il famoso Malatang 麻辣, che significa Piccante e bollente, un piatto che non si può assolutamente perdere. In pratica si tratta di una specie di Mongolian hot pot (huo guo), in cui tu prendi in una ciotola dai contenitori esposti tutto quello che vuoi o che ti piace, carne, pesce, verdure, funghi, tofu, spaghetti e chi più ne ha più ne metta, te lo pesano e paghi la quantità, poi il cuoco te lo butta nel brodo e in base ai tuoi gusti te lo rende più o meno piccante aggiungendoci con chilli e spezie varie e poi te lo mangi, maledicendo il momento in cui hai detto, ma sì, non sarà certo più piccante del peperoncino calabrese! Giriamo un po' in cerca di soluzioni, poi finiamo per semplicità in un ristorante più moderno che offre lo stesso piatto, ma i materiali ti scorrono a fianco su un nastro (tipo sushi) dal quale tu prelevi man mano e butti nel brodo che ti hanno fornito e che bolle sulla piastra fornellino che ognuno ha davanti. Ogni cosa che prendi ha uno stecchino di un determinato colore o lunghezza, alla fine contano gli stecchini e paghi. In realtà visto che puoi scegliere anche di non mettere il chilli, si rivela un piatto buonissimo, e a forza di metterci dentro fettine di carne di maiale, verdure varie, funghi (il tofu ovviamente lo lascio ad altri) e alla fine gli spaghetti, che si insaporiscono nel brodo che è diventato via via buonissimo, ci facciamo una delle migliori cene del viaggio per un totale di circa 6 eurini a testa. Che bello girare il mondo!

SURVIVAL KIT

TRENO - Lanzhou xi (ovest) - Tianxhui nan (sud) - 09:25- 10:55 - treno veloce D8912 - 65 Y

Tianshue - (天水 - Acqua celeste) . Seconda città del Gansu a circa 1100 m. sul fiume Wei. Nota soprattutto per le grotte.  Più o meno a mezza strada tra Lanzhou e Xi'an a cui è collegata da treni ultraveloci.  

Hotel Home Inn - 10 west - Wei Bin North road, Maiji district - Tianshui - Moderno, vicino alla stazione, camere piuttosto piccole ma ben dotate di tutti i soliti gadget. Bagno pulito. Letto grande, TV grande, AC, free wifi, personale gentilissimo. La doppia sui 190 Y, inclusa colazione, cinese con frutta a buffet. 

Grotte di Maijishan - Appena fuori città, ci si arriva col bus 34 in circa mezz'ora, che porta all'ingresso del Parco, di qui i pulmini che portano al sito dove si sale a piedi. Ingresso 120 (gratis anziani) + 30 Y per il pulmino. Circa 190 grotte dal III secolo fino all'epoca Ming. Salita per arrivare molto faticosa. Vista spettacolare. Calcolare almeno 2 h + il viaggio e la salita, in pratica se ne va una mezza giornata almeno. 

Le scale

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25 - A Xining

mercoledì 3 settembre 2025

Seta 32 - I mille Buddha di Bingling

Bingling - Lanzhou - Gansu - Cina - giugno 2025
 

Il ristorante incaricato di dare le colazioni agli ospiti del nostro hotel, è efficiente ma piuttosto sbrigativo, stile fastfood insomma, ci tocca l'uovo fritto, uno a testa e poco altro, ma direi che alla fine è più che sufficiente per metterci in marcia. Sono ormai un paio di settimane che siamo in giro e io perlomeno comincio ad essere un po' stanco, evidentemente la fibra non è più la stessa di qualche anno fa, ma ormai che siamo in ballo, bisogna trottare anche perché, se no, cosa siamo venuti a fare fin quaggiù. Dunque prendiamo un taxi fino alla stazione dei bus per andare a Bingling, altra tappa della linea di grotte buddiste che corre sovrapposta alla via della seta. La stazione è piccolina e ci sono solo tre o quattro bus in partenza. Il nostro si avvia lemme lemme alle 10:20 e per percorrere la settantina di chilometri che portano al sito ci vogliono quasi due ore, anche perché il mezzo è sempre fermo. D'altra parte ci vuole quasi un'ora ad uscire dalla città, attraversando le sue immense periferie. Poi è campagna aperta percorrendo più o meno il corso del Fiume Giallo. Poi l'autista ci fa cenno di scendere quando siamo arrivati ad un paesino senza nome, in cui latitano anche le indicazioni. 


Il lago Liujiaxia

Evidentemente da occidentali paracadutati dal cielo in mezzo al nulla, siamo merce ghiotta per due taxisti che ci tapirano immediatamente, offrendo i loro servizi. Buon segno comunque, siamo evidentemente arrivati nel posto giusto. In effetti alle grotte ci si arriverebbe in due modi, visto che da questo punto il fiume Giallo, imbrigliato dalla diga di Liujiaxia, si allarga, formando un grande lago lungo almeno una trentina di chilometri. Il complesso delle grotte è in una valle laterale del lago che presenta anche spettacolari formazioni rocciose e per arrivarci però o si va via terra, attraverso una strada che gira tutto attorno al lago stesso in una mezz'oretta, ed ecco la ragione dei taxi che offrono questo servizio di trasporto, oppure invece bisogna seguire l'itinerario previsto dalla macchina turistica messa in piedi dal governo che prevede l'attraversamento del lago. Infatti a qualche centinaio di metri dalla fermata del bus, ecco il centro di accoglienza al parco, che prevede una discesa al lago, dove, previo acquisto di appositi biglietti, sono in attesa decine di piccoli barchini veloci che in un'ora, attraversano per il lungo, lo specchio di acqua arrivando direttamente alla zona archeologica. 

Imbarcadero

Per la verità ci sarebbe anche una barca lenta che però ci mette quasi tre ore a percorrere lo stesso itinerario, che sarà pur che ti consente di goderti meglio il panorama, ma che rischia di farti perdere tutta la giornata. Il tempo non è particolarmente bello e le rade nuvole bianche si specchiano nelle acque azzurre tra le quinte delle pareti montuose che circondano il lago, ma di tanto in tanto si addensano e dispensano un po' di pioggia sparsa, tanto per gradire, in modo da farti arrivare ben ben bagnato alla meta. Il barchino intanto corre sull'acqua, mentre noi infagottati nei classici giubbotti rossi speriamo solo di non colare a picco, visto che il bacino sembra molto profondo. Gli schizzi provocati dalla barca sono altissimi e sembra continuamente che secchiellate di acqua entrino ad inzupparci completamente, invece la protezione dei finestrotti con i quali il mezzo è completamente chiuso, ci riparano accuratamente. Quando arriviamo all'entrata del canyon in fondo al lago, le sfumature ocra delle alte pareti hanno cento chiaroscuri diversi e le erosioni sui fianchi della valle della montagna di Xiaojishi ha, nei millenni di opera indefessa degli agenti naturali, gli stessi che stanno imperversando adesso, formato una serie di pinnacoli naturali  che simulano torri e guglie di un castello fatato. 

Il Buddha Maitreya

La roccia è formata da un conglomerato di pietra tenera che si sfalda con facilità e che quindi ha facilitato sicuramente i monaci che per oltre mille anni hanno scavato, spinti dalla devozione i loro luoghi di preghiera e di meditazione, abbellendoli secolo dopo secolo, di statue, simulacri e dipinti meravigliosi che raccontando storie, illustrando allo stesso tempo la cultura di un periodo storico. Le grotte sono sparse a varie altezze lungo tutta una parete, che è percorsa da una strada sul bordo del fiumiciattolo che percorre il canyon fino a gettarsi nel lago, per una lunghezza di qualche centinaio di metri. Le statue sono di grande qualità ed il percorso più semplice per traversare il sito non è neppure molto faticoso. Naturalmente il pezzo forte di queste grotte è il famoso Maitreya, il Buddha del futuro che, placidamente seduto sul trono osserva serenamente tutto quell'inutile affannarsi attorno a lui. E' una delle statue del periodo classico e la sua somiglianza con i famosi Buddha afgani di Bamiyan di poco anteriori, che purtroppo non esistono più, è fortissima. Pare emergere dalla roccia dalla quale è ricavata e le scalette che lo circondano (sono costruite in modo da poter scalare la parete per arrivare a tutte le  grotte più minuscole che sono poste in alto ed ai lati) sembrano giochi di bambole tanta è la sproporzione dimensionale. 

Le scalinate

Certamente l'effetto è notevole, se ci si porta sotto i piedi della statua e cercando di ammirarla da una prospettiva che, certo, ne sforma le dimensioni, ma che ti chiarisce bene il gigantismo dell'opera, mentre dalla riva opposta del torrente, hai solo una bella visione di insieme che te ne fa apprezzare la statica proporzione delle forme senza però darti l'effetto di gigantismo. In ogni caso questi siti di grotte che sulla carta dovrebbero essere tutti più o meno uguali, sono una continua sorpresa per la bellezza delle opere contenute, la loro varietà, che pur da scarso conoscitore di questi mondi artistici, da noi lontani, non puoi non apprezzare ed inoltre dall'ambientazione naturalistica in cui sono posizionate. Qui in questo complesso di guglie, di pinnacoli, di calanchi di roccia e di terra che precipitano nel lago e che l'erosione di quasi 150 milioni di anni, ha costruito con la pazienza di un creatore di mondi, si è formato uno scenario che non ha eguali e che l'opera dell'uomo e la sua vena artistica mescolata alla devozione religiosa, ha completato in maniera davvero sublime. Percorriamo tutta l'altra riva del torrente dove si scorre davanti ad una altra serie di grotte di minore importanza tra le quali però giganteggia una raffinata statua di un Buddha sdraiato.

Le rocce

Da qui ci godiamo la sfilata della parete davanti a noi, completamente perforata di cavità più o meno grandi dalle quali intravedi nella semioscurità, apparire volti, corpi e arti di pietra che sembrano chiamare i fedeli alla preghiera. Scorgi colori che il lavoro di secoli ha appena sbiadito e le raffinate fattezze di dei, dee, personaggi di un pantheon che solo vagamente conosci. Nel mezzo, la grande statua con gli occhi persi nel vuoto richiama alla speranza nel futuro, forse un ennesimo auspicio così necessario in questi tempi. Il tempio è cambiato diverse volte nel corso della giornata alternando pioggerelle umide e fastidiose a timidi raggi di sole. Un sole che, dopo essersi fatto un po' pregare, si è finalmente dispiegato e la luce adesso è intensa e cristallina, tanto che si vedono le creste a chilometri di distanza. Torniamo pian piano alla grande scalinata che porta alla banchina da cui ripartono le barche per rifare la strada al contrario, questa volta utilizzando il tempo per godere i colori con i quali l'aria finalmente tersa del pomeriggio dipinge i contrafforti delle montagne. L'ora di barca non ci pesa più di tanto anche perché serve anche ad asciugare i vestiti che avevano un po' sofferto del gocciolio del cielo imbronciato di prima. 

Ostriche gratinate

Gli scorci sul lago varrebbero da soli la pena di fare questo giro, anche se al molo di arrivo ci aspetta una sorpresa, il bus che torna in città parte solo alle 18. Così si inganna il tempo in un fast food a patatine e Pepsi, tanto per far passare il tempo. In sostanza arriviamo in città che sono quasi le 20, giusto in tempo però per il night market, a cui l'avevamo promessa già ieri sera. Una serie di banchetti di street food davvero interessanti e coloratissimi, nei quali cedo clamorosamente davanti a quello che offre ostriche e capesante gratinate, con l'aggiunta di spiedini vari. Il sentore di aglio ti porta via, pazienza, ma visto che fa tanto bene alla pressione, ce ne faremo una ragione. Infine nuova capatina al ponte di Zhongshan, pieno di giovani da far paura.  Lo attraversiamo facendoci largo tra la folla che spinge da ogni lato, in fondo sono solo 250 metri, fino all'altra sponda dove è pieno di locali, ristoranti, karaoke, mentre alle loro spalle sale la collina della Pagoda bianca, con tutta una serie di templi e stupa illuminati, nei contorni che disegnano la notte. L'atmosfera è molto bella, il fiume corre veloce sotto di noi. Calpestiamo la stessa terra dove Marco Polo ragionava sul fatto che il grande fiume non fosse mai stato valicato da un ponte e noi, ora, siamo qui a mangiare uno spiedino di montone, forse uguale a quello che sgranocchiava lui mentre, giovine di belle speranze, ragionava su cosa dire a Kublai Khan nel momento in cui lo avesse incontrato.

Night market di Lanzhou

SURVIVAL KIT

Le grotte

Grotte del tempio Bingling - (炳灵寺石窟 Bǐnglíng Sì shíkū) A circa 70 km dalla città, si raggiungono con un bus (stazione Lanzhou ovest) che porta fino alla diga di Liujiaxia in circa due ore, di qui in motoscafo (150 Y) fino al molo delle grotte. Al momento è aperta anche una strada che arriva direttamente all'accesso delle grotte con taxi che fanno servizio dal punto di arrivo del bus (100 Y a passeggero). Calcolando un paio d'ore per la visita del complesso, l'escursione impegna comunque quasi tutto il giorno. Inferiori qualitativamente alle altre concorrenti, sono comunque interessanti anche per il palcoscenico della valle rocciosa che le contiene. La prima fu scavata nel 420 d.C., ma le più belle risalgono alla dinastia Song e ai Ming di quasi 1000 anni dopo. Le grotte scavate in vari punti delle pareti di un canyon che si apre sulla riva del lago, sono circa 180, incluse le semplici nicchie, con circa 700 statue e molte pitture murali, collegate da precarie scalette di legno. Punto focale un Buddha Maitreya (grotta n. 169) di 27 metri di altezza a circa 50 metri dal suolo, realizzato durante la dinastia Tang e stilisticamente successivo ai famosissimi Buddha di Bamiyan afgani e precedente al Buddha delle grotte di Longmen. Altri punti di interesse la n.3 di epoca Tang con una pagoda quadrata scavata all'interno, la 6, la 7 e la 172 con ben 112 statue, una delle prime ad essere scavata. Il nome significa Grotte dei mille Buddha e sono diventate una importante attrazione turistica di questa zona.

Statue nella parete


Il monte della Pagoda Bianca
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