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| Moshea Juma - Sharaxi - Azerbaijan - ottobre 2025 |
Man mano che procediamo verso Shamaxi, il paesaggio diventa più verdeggiante, si nota ormai la presenza di una agricoltura più sviluppata, fatta di campi arati e preparati per le prime semine di cereali vernini. Nei paesetti sulle cime dei colli vedi infatti la presenza di sili per la raccolta, mentre man mano che saliamo di quota cominciano a manifestarsi i famosi boschi della montagna azera, le cosiddette foreste Ircane, inserite tra i patrimoni Unesco nel 2019. Si tratta di un'area ricchissima di alberi antichi, anche di alcuni secoli, in massima parte varietà diverse di querce, particolarmente fitti e maestosi, che in questa stagione cominciano a colorare le pendici delle montagne di un foliage delicato e multicolore, che rende gli itinerari da percorrere, anche solamente in macchina, spettacolari. Intanto arriviamo a Shamaxi l'antica città già capitale del regno dello Shirvanshah. Al momento è una sonnacchiosa cittadina di circa 30.000 abitanti, che tuttavia annovera tra le sue attrattive la presenza della famosa moschea Juma, la più antica costruita da queste parti che risale addirittura al 743, dopo soli 120 anni dall'Egira ed è il centro di produzione degli altrettanto famosi tappeti Soumak, i più apprezzati e costosi tra gli Shirvan. Percorriamo il corso principale della città, ai cui lati fanno da ala grandi foto encomiastiche del presidente e di suo padre, il predecessore, a cui molti edifici importanti sono dedicati, segnale inequivocabile che quando sono necessarie queste esibizioni del culto della personalità, le cose politiche, non sono mai così lineari come sembrano.
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| La sala di preghiera |
Comunque arriviamo all'area della moschea che è racchiusa in un ampio recinto devozionale che può raccogliere un gran numero di pellegrini che ovviamente arrivano qui per visitare uno dei luoghi più sacri del paese. In effetti l'edificio è di notevoli dimensioni, frutto del recente restauro che lo offre oggi nelle sue condizioni migliori anche se ovviamente molto lontano dalle sue caratteristiche primigenie, di quasi 1300 anni fa. Evidentemente, dopo saccheggi, incendi e distruzioni dovute agli intensi terremoti della zona, ricordiamo che il Caucaso è area di intensissima sismicità, in particolare quello del 1859 che la rase praticamente al suolo, assieme alle devastazioni dovute alle guerre dei primi del '900, addebitate come ovvio alla ferocia dei pessimi vicini, argomento su cui si cerca di porre sempre l'accento, visto che la guerra recentissima che ha cancellato l'autonomia del Nagorno Kharabagh, è ancora di freschissima memoria, la ricostruzione ha dovuto essere importante, ma bisogna considerare che grazie alla conservazione di molti disegni d'epoca, sono state mantenute le linee e le decorazioni originali, che si discosta molto dalle modalità architettoniche successive. Ad esempio è stato mantenuto il progetto delle tre sale affiancate di preghiera con i tre mirhab separati, quella centrale riservata ai maggiorenti e le due laterali, per il popolo, senza suddivisione tra uomini e donne, cosa evidentemente non ritenuta importante nell'Islam della tradizione.
L'interno è finemente decorato e si presenta oggi, dopo il restauro, molto spettacolare. Gli addetti all'ingresso hanno una particolare attenzione per gli ospiti stranieri e anche a noi viene riservata una calda accoglienza, che mostra una gran soddisfazione per il nostro interesse ed apprezzamento per la visita dei loro luoghi santi. Terminata la visita, noi intanto riprendiamo la strada, tra boschi e foreste che diventano sempre più fitte e colorate. Il vento che soffia leggero, sposta deciso le grandi ramificazioni mentre il turbinio di foglie gialle e rosse che volteggiano nell'aria formano un effetto di autunno da cartolina molto piacevole. Intanto si sale fino al passo di Mugan ad oltre 1000 metri per poi ridiscendere verso il parco forestale di Ismaili, dove la vegetazione che avvolge le valli e le pendici che risalgono verso il Grande Caucaso, diventano sempre più fitte ed inselvatichite, ricche di una grande varietà tra lecci, farnie, roveri, cerri e tante altre varietà di querce locali, che le hanno rese famose. La zona si presta ovviamente ai camminatori e appassionati trekkers, quali noi siamo, come sapete e quindi non possiamo evitare il breve se pur, ormai per me faticosissimo itinerario che porta alla Cascata delle sette bellezze (come Pasqualino), che rappresenta poi una deviazione di poche centinaia di metri dalla strada.
In realtà dall'ingresso al parco al raggiungimento della cima della spaccatura nella roccia da dove cominciano i sette salti, ci sono soltanto un paio di centinaia di metri di dislivello, ma tutti fatti di scalette di legno che vuoi o no, ti devi beccare di seguito con la lingua tra i denti, maledicendo il fatto di non avere più venti anni. Ci sono un sacco di indiani o pakistani che vengono su di qua, molti ragazzi e coppiette e le ragazze non si esimono dal prendere le belle coroncine di roselline con cui si adornano il capo, in maniera quanto mai vezzosa. Mi sono fatto convinto, direbbe Montalbano, che i fiori e le belle ragazze siano un binomio che la natura si è inventata per abbellire questo tristissimo mondo e messe negli angoli giusti, bisogna davvero confermare che te lo fanno apparire molto migliore di quello che è nella realtà. Comunque sia, arrancando con fatica, ma con determinata costanza, risalgo lento pede, la scalinata malferma, di tanto in tanto si butta un occhio ai lati per godere dei ruscelletti e dei piccoli salti di acqua che hanno scavato la roccia, intorno ricoperta di verde che l'umidità circostante ha reso ricco e ridondante.
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| turisti |
Il primo salto è quello forse un poco più alto e visto dalla piccola piattaforma finale alla quale sarai arrivato con indomita volontà, abbarbicandoti ai mancorrenti per non cadere (naturalmente se hai braccia ancora valide a questo scopo, visto che io avendo avuto quest'anno come sapete ben due fratture ai due arti diversi, tanto per non farmi mancare nulla e quindi essendo in condizioni del tutto precarie alla bisogna, pur se deciso a tutto) e dalla quale puoi scattare le foto di rito anche per poter dire di essere arrivato in cima, è anche abbastanza fotogenico, anche se non pensate di poter fare paragoni con Iguazu o con le cascate Vittoria. Bisogna sapersi contentare, ogni paese cerca di valorizzare al massimo quello che ha. Comunque si può scendere soddisfatti, comprare un paio di collanine ai banchetti sottostanti che pure loro devono campare e proseguire verso la tappa successiva. Così lemme lemme arriviamo al lago Nohur, reputato una delle perle paesaggistiche azere e che ospita sulle sue rive i migliori resort del paese, incluso un famoso Sanatorj di epoca sovietica che ora è stato riciclato come hotel di lusso assoluto. Noi andiamo in un bel locale che presenta sulla riva del lago, dei gazebi, protetti da vetrate, perché venticello e temperature in questo periodo di autunno inoltrato rendono la temperatura piuttosto frizzante anche se un sole splendido dipinge i colori della montagna accendendoli e magnificandoli al massimo.
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| Degustazione |
Qui il nostro Aqshim, su mia richiesta, ha provveduto ad organizzarci una degustazione di alcoolici. Io per la verità mi aspettavo la visita di una cantina di produzione, ma pare che da queste parti non ce ne siano e quindi diciamo che facciamo uno spuntino ricco e decisamente lussuoso, con piattini di formaggi e salumi, frutta secca, mele e melograni, crostini e soprattutto cioccolatini, che serviranno a farci meglio apprezzare le degustazioni in arrivo e come sapete col brandy, il cioccolato è la morte sua. Ci toccano prima due vini di marca Savalan della Aspi winery, un bianco base Riesling del 22, di 12 gradi e un rosso di uvaggio vario, 13° del 23, che devo dire non mi hanno convinto molto, avendoli trovati piuttosto anonimi, scarsi di bouquet e anche poveri di corpo e sapore, soprattutto se paragonati a quelli provati in Georgia, Armenia e anche in Uzbekistan, tutti con una personalità e caratteristiche decisamente più spiccate e invitanti. Altro discorso per i brandy. Ne abbiamo provati due, un Baki (Vsop 8 anni) molto valido e gradevolmente morbido, molto vicino ai brandy spagnoli di qualità, tanto per capirci e un Azari (гянджа) di 7 anni, che mi dicono essere la migliore provenienza del paese, ottimo, ma più secco e decisamente più vicino agli omologhi francesi.
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| Lago Nohur |
Devo dire comunque un'ottima esperienza, visto anche che, avendoli pagati, ce li siamo portati a casa dove sono arrivati sani e salvi, grazie ad un accurato confezionamento tra pacchi di mutande e magliette che ne hanno protetto il volo e il classico getto al volo della valigia, in uso normale negli aeroporti, anche se purtroppo ormai sono già finiti e passati agli atti come si dice, ma comunque mi sono sentito in dovere di farvene menzione a futura memoria, anche perché sappiate a cosa andate incontro venendo da queste parti. Però degustando e sorbendo con la bocca a cul di gallina, davanti all'azzurro del lago con le paperelle che fanno qua qua, mentre di fronte hai la vista della splendida villa dove la scorsa settimana, c'è stata la riunione dei presidenti degli Stan al completo, Putin incluso, non vorrei dire ma è un bel vedere, visto che 'sta gente qua non è che sceglie i posti più brutti del mondo per riunirsi. Quanto a noi invece, giusto il posto per tirare un po' il fiato prima di arrivare all'ultima tappa della giornata con ancora nel naso il profumo dei frutti di bosco di cui è piena l'aria..
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| La moschea Juma |
SURVIVAL KIT
Giro Baku - Qabala - Circa 500 chilometri tra andata e ritorno, fino alle pendici del Caucaso (circa 15 Km dal confine russo). Da vedere lungo la strada che attraversa tutto lo Shirvan, in ordine: Il mausoleo di Diri Baba (circa un'oretta), la Juma Mashid a Shamaxi, stessi tempi; poi se gradite quattro passi, La Cascata delle sette bellezze, un'altra oretta, Il lago Nohur dove potrete fermarvi a pranzo e infine Qabala con la teleferica che porta fino alla stazione sciistica di montagna che merita la vista. Bei paesaggi lungo la strada. Partendo alle 8, tornerete più o meno dopo 12 ore. Il nostro mezzo (che può portare anche 6 persone) ci è costato 250 M. per tutto il giorno. Possibilità di degustazioni (70 M) o se vi interessa c'è la possibilità di visitare qualche atelier di fabbricazione di tappeti ovviamente senza obblighi di acquisto tanto per vedere.
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| Fiori |













































