giovedì 1 dicembre 2022

São Tomé 28 - Boca do inferno

Sao Tomé - Boca do Inferno


Alba a praia Jalé

Questa mattina ci si sveglia presto, un po' perché per noi è un giorno molto speciale e lo vedremo dopo, un po' perché vorrei partire il più presto possibile, in quanto comunque la strada è lunga in termini di tempo. Sono le cinque del mattino e non c'è già il consueto chiarore nell'aria dell'alba incipiente, perché piove a dirotto ed il mare, quasi tempestoso si abbatte sulla spiaggia con una violenza che ancora non avevo visto. Spioverà, di certo, basterà aspettare un po'. Dopo due ore di pioggia torrenziale bisogna prendere una decisione. Dato che bisogna comunque partire, meglio andare a fare colazione. Quindi dopo aver caricato l'auto tanto per portarsi avanti sgaiattoliamo fino alla terrazza ristorante, bagnandoci come oche, nonostante l'uso di ombrellini di emergenza, ma con sorpresa nel locale non c'è ancora nessuno. Tutto desolantemente chiuso; ho già capito, qui tocca rinunciare se vogliamo andare via ad un'ora decente. Tuttavia con maligna astuzia tento un colpo di mano e con l'aiuto di una sedia, visto che astutamente il casco era stato appeso alla trave più alta, rubo una decina di banane, come compensazione e quindi ce ne andiamo verso il nostro Jimmy 4x4, che ci aspetta fiducioso di non affondare nel fango lungo la pista. Mentre transitiamo dalla reception ecco arrivare, affannatissimi, i ragazzi del ristorante coi sacchetti dei materiali, che vogliono darci a tutti i costi. Accetto soltanto dei bomboloni dolci ancora caldi che ci verranno utili durante la giornata e finalmente partiamo. La pista si rivela più semplice da percorrere di quanto temevo, tanto che costringo Tiziana a scende dall'auto e a fare un pezzo di filmato, che provi al mondo come guido attraverso l'inferno e la jungla impenetrabile, così, tra sguazzi e schizzi di fango arriviamo fino a Porto Alegre ancora addormentata. 

Rosa de porcelana

Mentre comincia a spiovere ripercorriamo tutti i luoghi che ormai conosciamo a menadito, apprezzandoli attraverso un altro punto di vista, come infatti è il Pico completamente avvolto nella nebbia. Così di conserva arriviamo abbastanza presto al Mirador di S. João dos Angulares, dove c'è un albergo con belle terrazze che danno proprio sul panorama della baia. Tutto intorno è circondato di fiori, specialmente le rosas de porcelana, carnose e sensuali che giganteggiano tra i cespugli davanti allo strano monumento che sta proprio a fianco della terrazza principale, una specie di masso dal quale emergono una serie di teste che paiono disperarsi, imprigionate in un girone infernale. Mi dice il ragazzo che sta pulendo lì intorno che si tratta del ricordo degli schiavi arrivati lì dall'Angola nella nave naufragata e rimasti poi alla macchia per sfuggire ai portoghesi e dei quali vivono ancora quaggiù i discendenti. In effetti l'opera è impressionante e l'artista ha saputo cogliere l'orrore mescolato alla disperazione di questa gente strappata alla sua terra e arrivata fin qui con un destino incerto e sicuramente non gradevole. Questo monumento mi sembra molto attuale e calzante anche se fosse esposto sulle sponde del nostro Mediterraneo. Ma noi procediamo ancora lungo la costa fino alla nostra praia Sete Ondas magari per guadagnarci un bagno meritato, ma non appena cerchiamo di arrivare alla spiaggia si aprono di nuovo le cataratte del cielo e riparte il diluvio. Il rifugio sicuro è il localino dove approfittiamo anche per una bibita. La signora non aspettava altro di avere qualcuno con cui chiacchierare, così vien fuori la sua storia di emigrata a New York, che ha sentito il richiamo della sua terra e qui è ritornata ad investire qualche risparmio in questa specie di ciringuito sulla spiaggia, in fondo il sogno di molti.

Praia sete ondas

Sembra che l'idea non fosse male in quanto a suo dire il turismo qui è in pieno sviluppo ed ogni anno arriva più gente, sia dalla capitale che dagli albergotti sorti nelle vicinanze. Fanno premio il sentore di selvatico e l'allure di naturalità, bioconservativa che ormai aleggia sull'isola da ogni parte. Tuttavia non tutto è così facile come sembra e lo scorso anno, una mareggiata esagerata si è portato via ristorante e tutto il resto e quest'anno un torrente di fango arrivato da monte ha fatto il resto. D'altra parte il luogo sorge proprio sul greto di un torrente che arriva dal centro dell'isola e la cassa di espansione naturale è proprio la radura a monte della spiaggia, quindi l'andamento "naturale" delle cose non potrebbe essere diverso, essendo destinato periodicamente ad essere percorso da alluvioni più o meno forti. Tuttavia con pervicacia, si sta ricostruendo il tutto, un po' più indietro per evitare l'onda e sperando in Dio. Ma i problemi sembrano non finire mai. Le maestranze sono inaffidabili, i materiali latitano e per ora siamo ancora alla preparazione della soletta di cemento di base, per i bagni siamo in attesa e si deve profittare del plein air che tuttavia fa sempre rustico. Insomma è sempre tutto difficile, l'imprenditoria è fatica improba sotto tutte le latitudini. Intanto arrivano quattro portoghesi, che incuranti della pioggia si fiondano appunto nelle sette onde, meno l'accompagnatore che vive qui con la moglie insegnante di portoghese. Al riparo in un capanno ci racconta delle mille difficoltà dei residenti, perché come in tutti questi paesi, un conto è la vacanza, bellissima, solitaria e selvaggia, un conto sono i problemi quotidiani, le cose necessarie di cui un occidentale sente la mancanza, che non si trovano oppure sono a prezzi spropositati, oltre alle mazzette obbligatorie anche per sbrigare e velocizzare le pratiche più semplici. 

Il pavimento di basalto

Dopo un po', approfittando di una schiarita, lasciamo il nostro amico ai suoi problemi mentre i suoi ospiti sguazzano nell'acqua e tra una goccia e l'altra, riprendiamo la strada verso il nord, fino alla deviazione che porta a Boca do Inferno, uno sfiatatoio naturale sulla costa di lava nera, in cui il mare si inoltra ruggendo e poi, con una specie di esplosione riemerge con altissimi schizzi da squarci nella roccia che si sono creati nei secoli. Lo spettacolo è impressionante e infatti sul belvedere, una terrazza posta proprio a picco sopra il punto più spettacolare, dove c'è sempre un gruppetto di persone in attesa dell'esplosione degli spruzzi che si levano verso il cielo con un boato seguito dai gridolini di meraviglia degli astanti. In effetti il contrasto tra il verde circostante al di sopra della scarpata, lo spumeggiare bianchissimo del mare e la nera roccia, la cui superficie superiore è quasi piatta e mostra una tessitura di basalto colonnare che scende fino a perdersi tra le onde e ricorda molto la Giant's Causeway dell'Irlanda del nord, è notevole. Rimani lì un bel po' senza avvertire lo scorrere del tempo, mentre il mare continua ruggendo ad infilarsi nello stretto corridoio roccioso, a considerare quanto le meraviglie della natura possano continuare a stupire anche se ne hai già apprezzate molte. Attorno è sorto un piccolo paese non diverso dai tanti già attraversati, con le casette o baracche, come volete chiamarle, di legno o di lamiera dipinta di rosso, come sembra vada di moda adesso. Dappertutto maialini e bambini che ruzzano nel fango, qualche donna col suo pesante carico sulla testa, che siano panni da lavare se vanno verso casa o frutti della terra se si dirigono verso la Nacional a prendere un mezzo che le porti fino al mercato più vicino. 

Fiore papagalo 

SURVIVAL KIT

Boca do Inferno (o Hellmouth)- Piccolo abitato a mezza strada tra Sao Joao e la capitale, circa 25 km, segnalato da un cartello, che si raggiunge in meno di un km, da uno stradino a destra, punto di attesa dei mezzi, segnalato da un cartello. Su una alta costa frastagliatissima di lava nera, il mare ha scavato percorsi, caverne e passaggi nei quali si infila ruggendo e provocando altissimi spruzzi con forti boati. Belle viste dal mirador che si affaccia sul punto più elevato con un praticello verdissimo, Possibilità di scendere giù sulle rocce al limite degli spruzzi se volete bagnarvi meglio. Non si paga nulla. Vale la mezz'oretta o più di sosta a seconda della vostra propensione alla sindrome di Stendhal.

Il monumento ai naufraghi

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2 commenti:

OLga ha detto...

Descrizione molto bella!Complimenti Enrico.

Enrico Bo ha detto...

Grazie mille

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