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Principe - la baia senza nome |
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Mare e foresta |
Le omelettes di Rito unite ad un bel fettone di ananas fresco che qui viene detto abacaxi, ti addolciscono la sveglia. Bisogna sfruttare per bene ancora tutta la mattina prima di salire di nuovo alla striscia di terra che qui chiamano aeroporto e ritornare alla isola madre. Abbiamo preso la macchina per mezza giornata, un bel 40 €, incluso il tipo alla guida, che alla fine ci lascerà direttamente in aeroporto verso l'una, visto che il volo è schedulato alle 14:00. Passiamo subito il ponte che attraversa il rio Papagaio e prendiamo l'ultima strada dell'isola che non abbiamo ancora investigato e che si dirige sulla costa orientale. Dopo qualche chilometro la pista si divide in due, una prosegue verso Terreiro Velho, la antica roça che l'italiano Corallo ha trasformato in piantagione extra-bio dandole nuova vita e interpretando al meglio il marketing che paga in questo momento, l'altra piega verso la costa attraverso la foresta più fitta che costeggia la linea della parte superprotetta dell'isola, il Parco Naturale Obò do Principe, riserva mondiale della biosfera, come è stata targata dall'Unesco. Passiamo attraverso la fila di povere baracche di Portinho e poi arriviamo ad una radura aperta che dalla costa della montagna, nel frattempo siamo saliti di qualche centinaio di metri, mostra una spettacolare piccola baia senza nome, proprio sotto di noi. E' bello stare qui, in questo Mirador naturale, orlato di palme, di agavi e di cento altre essenze che non so riconoscere, con fiori colorati che pendono dai cespugli, con piante verdi che di norma noi chiamiamo da appartamento, dalle foglie colossali e che qui invece si mostrano parte di una foresta rigogliosa e vitale.
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Il paesino |
Arrivare fin sul limite della scarpata e guardare il mare, più sotto, che da qui sembra solo una lamina di blu cobalto, mentre sullo sfondo si allunga il promontorio estremo della baia con la sua piccola catena di cime vulcaniche che svettano tra il verde della selva, è un colpo d'occhio che ti fa considerare quanto sia valsa la pena di salire fin quassù. Il sole ha conquistato il cielo oggi e pare che la stagione delle piogge appena iniziata, voglia darci tregua e consentirci di salutare questa isola come si merita. Ho letto su uno dei rari blog di viaggio che parla di Principe, che questa è un'isola che ha più storie da raccontare che visitatori ad ascoltare. Non c'è affermazione più vera, mi sembra, visto che in questi tre giorni gli incontri con persone non autoctone sono state meno delle dita di una mano. L'isola sembra dormire così, nella sua disperata bellezza, principessa sensuale e calda, aspettando il bacio di chi la possa risvegliare. Mi auguro che chi lo farà, prima o poi, la ami davvero come si merita; sarebbe davvero un delitto se chi le offrirà il suo amore non sarà davvero sincero e finirà per volerla solamente possedere in malo modo, violentandone l'innocenza e finendo per distruggere tutta questa bellezza, per la sola brama di possesso. La pista adesso, superata Nova Estrelha, quattro case nella foresta, scende verso la baia di praia Abade, assediata dal rigoglio della selva che cerca disperatamente di riconquistarne lo spazio rubato. Arrivati al fondo, su due spiagge contigue, c'è un paesino di pescatori, con la consueta sparpagliata di baracche di legno e di lamiera.
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Essiccazione dei pesci |
C'è anche al centro qualche povera casa in muratura, la scuola e una specie di dispensario dove una volta alla settimana viene un'infermiera a distribuire qualche medicina. Non oso pensare che debba fare, chi abbia qualche cosa di serio, a partire da una semplice appendicite. Un gruppetto di donne lava panni nel rio, che scende come un rigagnolo dal monte, ma che immagini violento e forse distruttivo quando l'acqua scenderà a cataratte dal cielo e poi li stende sugli arbusti intorno ad asciugare. Sulla spiaggia, i pescatori hanno già terminato la distribuzione del pescato e adesso sono intenti a riparare le reti come in tutti i porticcioli sparsi per il mondo. Seduti sul bordo delle piroghe scavate a mano da rozze asce e coltellacci, eseguono il loro lavoro con la calma senza tempo dettata da ritmi secolari. Subito dietro, in un punto particolarmente soleggiato, tra grandi alberi dai tronchi nodosi, una serie di tralicci di canne sono ricoperti da centinaia di pesci, debitamente aperti e ripuliti che seccano sotto i raggi di un sole finalmente imperioso. Un gruppo di ragazzini nudi e nerissimi, sguazza nell'acqua con grida di gioia, una espressione di felicità allo stato puro. In fondo al paese la solita baracca-bar con un gruppo di giovani e non; questa volta noto anche diverse donne e ragazze più giovani, attorno ad un grande bottiglione di liquido bianco lattiginoso, è vino di palma, profumato e vigoroso, nel momento in cui la fermentazione dà il suo meglio, è evidente che è necessario berlo subito, che tra qualche ora lo spunto acetico comincerà ad avere la prevalenza e sarà troppo tardi per goderselo.
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Scuola primaria |
Mi sembra che tutti ci stiano mettendo impegno per evitare questo sgradito finale e infatti gli occhi, pure essendo mattina, sono già sufficientemente rotondi, le voci del chiacchiericcio un tono sopra il consueto ed i gesti delle braccia piuttosto ampi. Grandi saluti ed inviti a partecipare alla festa, magari offrendo ciò che si condivide, le donne sono le più infervorate nel coinvolgimento dello straniero, almeno così pare. Salutiamo con calore, ma ci facciamo da parte senza gradire, il turista in fondo ha sempre la scusante dei problemi di salute. Così arriviamo alla piccola scuola, dove al momento i bimbi stanno facendo una pausa, giocando nel cortiletto. Altre bimbe sono al vicino negozietto a comprare pacchettini di caramelline o simili. Ci sono un paio di aule con parecchi banchi, almeno una dozzina, qualche quaderno chiuso in attesa del ritorno del legittimo proprietario, una lavagna sbrecciata alla parete e il maestro che ci fa entrare a dare un'occhiata. Dalle finestre i ragazzini più grandi incuriositi occhieggiano in cerca di attenzione, ci dice l'insegnante che sono diciassette e tutti molto bravi e studiosi. Lasciamo al maestro il mazzetto di biro che portiamo per queste occasioni e poi scendiamo ancora verso l'altra costruzione, chiaramente un asilo, gremito di piccoli che gridano a tutto spiano, giocando sul pavimento. Qui ci sono tre maestre che mi confermano di avere almeno una trentina di bimbi sotto i cinque anni, per un paesino così piccolo, che non credo ospiti più di duecento persone, significano davvero una forza vitale impressionante. Risaliamo dunque di nuovo il monte meravigliandoci ad ogni curva del rigoglio in ogni senso di questa terra bellissima.
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Cremilda e Marcia |
SURVIVAL KIT
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Miguel |
Strade di Principe - La rete stradale dell'isola è estremamente ridotta. Qualche chilometro dall'Aeroporto alla città è malamente asfaltato, ma pieno di buche per cui bisogna guidare con prudenza e mai al buio, non essendoci illuminazione e data la presenza di gente sulla strada, tutto il resto (meno di 30 km in tutto) è costituito di piste di terra, fangose durante il periodo delle piogge e in qualche caso lastricate di pietra. Per percorrerle è meglio avere un 4x4 tipo Jimmy, che essendo alto di pianale garantisce una guida più tranquilla anche se di rado serviranno le quattro ruote motrici. Il costo è tra i 50 e i 60 € giornalieri se guidate voi (non ci sono problemi a farlo, anzi è piuttosto divertente). qualcosa di più se volete l'autista che ha il vantaggio di portarvi a colpo sicuro nelle varie località. In ogni caso le distanze tra i punti di interesse, se pur minime, richiedono un'auto per essere raggiunte. Considerate che è possibile fare dei bei trekking, se vi fermerete sull'isola per più di tre/quattro giorni, tra le varie spiagge, oppure nell'area centrale della foresta attorno ai Picos.
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Eula |
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1 commento:
Credo siano luoghi meravigliosi!Buona serata-
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