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São Tomé - L'ingresso alla funzione |
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Taxi |
Bene, ormai, anche solo psicologicamente ("salvo sorprese" e mai questa sensazione sarà più premonitrice), il nostro viaggio si avvia verso la fine. Possiamo anche dire che in queste quasi due settimane, le isole, che poi a ben vedere sono isolette, le abbiamo battute quasi palmo a palmo, si tratta ora solamente di qualche rifinitura da apportare con tutta calma e senza la foga che ti si insinua dentro quando ti manca materialmente il tempo per compiere un programma. Insomma la tranquilla situazione mentale che dovrebbe avere il vero viaggiatore, che non ha compiti specifici da portare a termine, ma vuole solamente lasciarsi andare al fluire delle sensazioni per assorbire al massimo quell'atmosfera dei luoghi, lasciarsene conquistare e farli propri per averli vissuti intimamente, quello che, in fondo io cerco in queste esperienze, una specie di arricchimento automatico e che mi soddisfa quanto mai. Dunque, assaporato fino all'ultima goccia il caraffone di succo fresco che la ricca colazione della Sweet house mi ha donato questa mattina, si parte per goderci da vicino la città nella sua essenza, percorrendola, in lungo e in largo per vederne tutte le sfaccettature, dopo che tante volte l'abbiamo attraversata in macchina, cogliendone solamente immagini sparse a vol d'uccello, quasi fossero istantanee da turista frettoloso. I piedi sono il mezzo più indicato per questo genere di esplorazione, tanto la giornata si preannuncia bella e anche se si svilupperà calda e afosa, la velocità e lo sforzo non saranno richiesti. La passeggiata verso il centro non è poi così lunga, una ventina di minuti, con tutto il tempo per dare un'occhiata alla sfilata di negozietti che la costeggiano.
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Mercato |
Si tratta della Nazional che arriva da Neves, quindi c'è anche un certo traffico soprattutto di taxi e di mezzi collettivi, che zigzagano tra buche e popolo che della strada stessa fa luogo di vita, sostandoci, passeggiandovi per trasportare sulla testa masserizie e merci di ogni sorta, traversandola continuamente in modo quasi maligno per rendere più disagevole quel traffico che in fondo disturba i ritmi dell'isola. Negozietti di frutta hanno riempito fin dal primo mattino i loro espositori in legno; certo in città non è come vivere a contatto con la selva e dunque per avere qualche frutto, non è che basti allungare una mano verso le piante generose e cariche in ogni momento dell'anno. Qui la frutta si compra anche se a poco prezzo, essendo una delle pochissime cose che l'isola produce da sola e i soldi bisogna guadagnarseli per averli da spendere e man mano che si progredisce verso il centro, questo appare sempre più chiaro. Centro, per l'Africa in generale, significa aumento delle attività commerciali, il ritorno prepotente di quello che è il mercato ancestrale, la sua essenza filosofica, l'offerta e lo scambio di merci, di qualunque merce, all'inizio a baratto, adesso contro denaro. Una procedura che crea plusvalore, attività, lavoro, ragioni di vita e allo stesso tempo incrementa l'iniziativa, l'imprenditorialità, le idee, forse la ragione primaria di quello che chiamiamo progresso. Sulla nostra destra ecco un cortile dove due ragazzi con in mano una fiamma ossidrica, creano rudimentali attrezzi da barbecue, saldando scarti di lamiere concavi con tondini di ferro di scarto, più in là ecco empori più strutturati con pezzi di ricambio di auto che paiono officine di demolitori.
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Le pompe funebri |
C'è anche una agenzia di pompe funebri, giustamente vicino ad una chiesa, che appare fiorente almeno al vedere i diversi carri funebri posteggiati sul bordo della strada, di diverse lussuosità esibite, dai più caricati di orpelli ai più semplici, segno che anche qui, nella morte si riesce ad essere differenti. Insomma dappertutto senti il pulsare degli affari, dell'economia che muove le cose, anche ai minimi livelli. Comunque la zona più commerciale del centro si concentra in pochissimi isolati, attorno a grandi spiazzi di sosta dei taxi e dei trasporti vari, dei collettivi e a file di moto con i rispettivi autisti che attendono clienti da riportare verso casa. Il vecchio mercato coperto è recintato ed in stato di completo abbandono, si direbbe in attesa di ricostruzione, anche se le macerie che si intravedono all'interno sembrano giacere ammucchiate da anni. Tutto il commercio si svolge nei banchetti delle strade laterali all'aperto o in un capannone poco vicino in cui brulica il fervore del provvisorio, che come avviene in molte altre parti del mondo, ha sempre di più la sensazione del definitivo. Vero è che in fondo alla piazza trionfa la cattedrale fulgente della moderna economia, il rilucente centro commerciale, una delle pochissime costruzioni apparentemente nuova della città, facciata di vetro ed ingressi con guardie armate, circondate di una pletora di piccoli venditori che intendono approfittare del via vai che il business crea attorno a questo tempio della modernità, sfruttandone le briciole che rilascia intorno, nel suo inarrestabile empito generativo di opulenza. Ci ritorneremo alla fine della giornata, ma intanto diamo un'occhiata dentro all'altro tempio che sorge al suo fianco, quasi una contrapposizione storica che affianca il profano al sacro.
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Via crucis |
La chiesa di Nossa Senhora da Conceiçao eleva il suo campanile su quello che forse era nel periodo coloniale il suo largo sagrato e oggi è il corso principale che gira attorno alle attività commerciali e nella quale, il giorno del nostro arrivo avevamo visto una processione di gente bardata a festa con gli officianti che la guidavano e che si disponevano alla cerimonia domenicale. Oggi invece, ci sono pochissimi fedeli che transitano verso l'interno e nessuno bada a noi mentre ci infiliamo tra i banchi. E' una chiesetta coloniale, semplice anche se non disadorna con i suoi altari più ricchi, le sedie di raso rosso a segnalare l'opulenza dovuta ai prescelti e le pareti azzurro pastello, con l'alto zoccolo di azulejos in linea con la tradizione lusitana e le stazioni della Via crucis, composte da blocchi di piastrelle dipinte in blu chiaro dalla cura metodica di devoti artigiani. Un ragazzo con una bianca camicia quasi inamidata, si ferma davanti all'altare e si profonde in inchini prolungati, poi si inginocchia e appoggia la fronte a terra mentre mormora la sua preghiera, di certo ha da chiedere una grazia per lui molto importante, chissà se per la guarigione di un caro o se per una più prosaica richiesta di successo nel lavoro, bene qui forse altrettanto prezioso per la promozione sociale. Noto quanto siano uguali in ogni luogo i sentimenti e l'avvicinamento fideistico alla divinità, sia che si entri in una chiesa cristiana o in un tempio induista per sacrificare un gallo o in una pagoda buddhista ad offrire una puja o i qualunque altro edificio religioso di tutto il mondo.
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Tratto di lungomare |
Soprattutto la richiesta, lo scambio, io credo in te, tu ricambiami facendomi questa grazia, specialmente se è impossibile o creduta tale, per ottenerla attraverso le normali strade dell'impegno personale. L'uomo, quando pensa di non potercela fare, si affida al soprannaturale per trovare la forza che ritiene di non possedere personalmente, sia questo destino ottenibile con quella che chiama anche fortuna o semplicemente attraverso la spinta verso quanto ambisce ad avere. E' stato sempre così dal neolitico ad oggi, per l'unica specie di questo pianeta ad avere creato gli dei al fine di poter spiegare quanto gli era inspiegabile. Per il resto la chiesa è quasi deserto salvo per quella che potremmo chiamare una perpetua che lava il pavimento con un mocho, col suo relativo attrezzo strizzatore in plastica identico a quello in uso da noi. Ricordo un negozio nella via qui dietro che vendeva solo questo tipo di contenitori con il buco strizzante dove infilare lo strofinaccio. Evidentemente il possessore europeo di questo stampo o un suo epigono asiatico che se lo è copiato pari pari, ha invaso i mercati africani di questo bene evidentemente molto apprezzato per la sua efficacia tecnologica. Ma noi intanto proseguiamo fino al lungomare per un po' di riposo su una panchina di cemento scalcagnata e rosa dalla salsedine, per respirare la bruma dell'oceano, di fronte alla carcassa di un battello naufragato vicino alla riva, che sta terminando i suoi giorni in una apoteosi di ruggine.
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Relitto |
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