venerdì 16 dicembre 2022

São Tomé 37 - La roça Sundy

Principe - Josepha


Sundy

 Risaliamo di nuovo il monte, ancora verso la costa nord, per vedere un luogo un po' particolare, forse l'unico in assoluto per il quale l'isola di Principe è conosciuta nel mondo. Si tratta dell'antica roça Dundy, una delle prime piantagioni che si svilupparono qui. La casa padronale era poi diventata una sorta di casa di villeggiatura per i reali portoghesi, ma la sua notorietà mondiale si ebbe nel 1919, quando l'astrofisico britannico Sir Arthur Stanley Eddington, approfittando di un'eclisse solare totale che stava per avvenire proprio sull'isola, la ritenne il luogo idoneo per provare la teoria della relatività di Einstein sfruttando la deviazione della curvatura della luce solare a causa della gravità. La cosa fu ovviamente di rilevanza mondiale e così la piccola isola sconosciuta, improvvisamente venne agli onori della cronaca. Le rilevazioni avvennero appunto su una delle terrazze della roça Sundy e ancora oggi una targa su uno dei balconi, lo ricorda. Recentemente la proprietà è stata trasformata in albergo di lusso, approfittando della presenza degli storici locali, unendo il fatto che la piccola produzione di cacao che viene sviluppata nella annessa fabbrichetta, eseguita con gli ormai consueti metodi biologici e compagnia cantante, contribuisce così ad aumentarne l'attrattività. Poi nel negozietto annesso a quella che adesso si chiama Roça Paciencia, nome quanto mai evocativo, puoi vedere i vari metodi di lavorazione che partono dai vicini tendoni di essiccazione dei semi di cacao, rigorosamente eseguiti coi metodi tradizionali, sole e forza di braccia, non sia mai, e quindi alla successiva fermentazione, la torrefazione, la cernita ed infine la macinatura, fino ad arrivare alle tavolette di cioccolato, rigorosamente amarissimo come ormai va di moda, minimo 70%, se non sbaglio, offerte poi a prezzi di assoluta affezione, ma si sa la qualità e il marketing si devono pagare. 

Hotel Belo Monte

Indubbiamente tutta l'area con la magione ben ristrutturata e tutti gli antichi edifici con il loro aspetto cadente, come le anguste e spartane sanzalas dove abitavano gli "schiavi", hanno il loro fascino ed anche la posizione sul colle contribuisce ad aumentarne il richiamo. Non ci sono dubbi che tra le mura corrose dalla muffa e dal tempo, si senta scorrere la storia con gli innumerevoli episodi che avranno costellato ognuno di questi ambienti, di questi magazzini, di queste baracche. Chissà che qualche fantasma di schiavo fuggitivo o di qualche diafana fanciulla morta di malaria, lontana dalla madrepatria non aleggino ancora in queste stanze antiche dal vago sentore di muffa.  E proseguendo nella stradina che dietro le costruzioni scende a precipizio verso la costa si arriva appunto alla bella praia Sundy, che essendo, se no, raggiungibile solo dal mare, costituisce una sorta di spiaggia quasi privata per gli ospiti dell'albergo. Ma noi andiamo avanti imperterriti lungo la costa, rivedendo dall'alto, una dopo l'altra, le spiagge più famose dell'isola, fino a Belo Monte, l'altra antica piantagione che nel 2014 fu trasformata nell'albergo più lussuoso di Sao Tomé, con l'intento appunto di attirare qui una clientela particolare disponibile a anche spendere tra i 300 ed i 500 € a notte (ma con la pensione completa) per vivere nel fascino della selvaticità della foresta. La struttura, visitabile, è assolutamente sontuosa con i suoi saloni riempiti di mobili e foto di epoca, oltre che di oggetti del recente passato coloniale, dalle porcellane agli strumenti che arricchivano la residenza dei proprietari portoghesi che avevano scelto di trascorrere del tempo in questi loro domini così remoti. 

Ilheu Bom Bom

La receptionist tuttavia sembra un pochino imbambolata, anche se si affretta a mostrare il depliant con le combinazioni offerte, casomai volessimo passare qui un periodo della nostra vacanza. Nelle teche sono anche in vendita tavolette di cioccolato della Roça Paciencia e anche quelle del vicino Corallo alla modica cifra di 8 € per 50 gr. capirà, il bio costa e bisognerebbe sostenerlo, se ci credete. Noi agnostici, ce la caviamo con l'acquisto di una cartolina celebrativa per soli due euro che la ragazza imberta nel cassetto con sollecitudine. Fuori, vaste terrazze si affacciano sull'area circostante, con viste magnifiche sulla selva e dall'altro lato sull'oceano. I giardino sono ben tenuti e ostentano il loro rigoglio esplosivo, con piante e fioriture davvero ricche e accattivanti. Insomma se hai il grano disponibile, non vivi male, davvero questa è la regola. Il bello è che anche se non ce l'hai, puoi ancora almeno vederlo questo posto e la vista di praia Banana dalla terrazza del mirador ti gratifica in pieno, specialmente se non hai dovuto pagare nulla per ammirarla. Insomma c'è tutto il tempo per rifare una completa immersione nella foresta circostante, poi decidiamo che è meglio avviarsi verso l'aeroporto anche se è solamente mezzogiorno, che non si sa mai. Infatti nella costruzione gialla davanti alla striscia di asfalto lunga un chilometro, non c'è ancora nessuno e le porte sono sbarrate. Ci sediamo lì davanti col nostro valigino e aspettiamo, un poco ansiosi dato che siamo in possesso solamente di un biglietto da me stampato su carta riciclata, con la data del volo cancellata e con la nuova, scritta a mano con uno scarabocchio, senza neppure una ricevuta dei soldini pagati per il cambio. 

L'aeroporto di Principe

Non si vede nessuno, salvo la gente che passa, che torna a casa nel vicino paesetto, i gruppi di bambini che escono dalla scuola schiamazzando come in tutte le parti del mondo. Molti vanno al vicino baracchino a comprare una specie di merenda, le maestre guardano da lontano, poi tutti si avviano a piedi verso le loro case distanti forse chilometri. Di tanto in tanto arrivano dei pulmini per così dire scolastici, dono evidentemente di qualche organizzazione internazionale che scaricano gruppi di ragazze e ragazzi in divisa, evidentemente allievi di qualche scuola superiore non lontana, che scherzando, a gruppetti si avviano anche loro a conquistarsi l'opportunità di emigrare. Davanti, all'altro lato della strada un grosso cartellone reclamizza le tariffe di un abbonamento a internet della locale compagnia di telecomunicazioni, molto conveniente e che consentirà a tutti di connettersi con il mondo intero, fabbisogno evidentemente ritenuto essenziale sotto tutti i meridiani. A fianco un altro grande cartello, evidentemente governativo, invita tutti i giovani a trattare con riguardo e a non spiegazzare le nuove banconote da cinque Dobras, evidentemente appena emesse, dopo che alla valuta locale sono stati tolti tre zeri, appunto il Dobra "pesante", operazione di facciata in uso in tutti quegli stati dove la svalutazione aggiunge progressivamente zeri sui biglietti stessi, man mano che proporzionalmente ne riduce il potere d'acquisto. Comunque arrivano le due e non si vede nessuno, anche se un paio di persone si avvicinano con qualche bagaglio; a richiesta qualcuno mi dice che "forse" l'aereo arriva per le quattro, ma di stare tranquillo che arriva sicuro. 

La scolaresca

Infatti verso le tre giungono alcuni addetti con le chiavi, che aprono il portone di ingresso, anche se non lasciano ancora accedere all'interno e confermano quanto prima detto. Finalmente entriamo e con un po' di patema vado alla scrivania dove si svolge una specie di check-in. Mi controllano la valigia a mano, in quanto non c'è nessuno scanner a disposizione, un rapido controllo personale per vedere che non porti armi a bordo e veniamo fatti passare senza nessun problema; sembra che il mio biglietto corretto a mano basti ed avanzi. Così eccoci ad aspettare l'arrivo del bielica che ci riporterà a São Tomé. La piccola sala d'aspetto intanto si riempie a poco a poco dei diciassette passeggeri previsti. Si siede accanto a noi anche una signora con un bimbo tra le braccia di quattro mesi, è davvero piccolissimo e lo sta portandolo all'ospedale della città, evidentemente ha qualche problema, anche se pare assai vispo e succhia la sua tetta con un certo gusto, mentre la ragazza mostra un largo sorriso. Intanto arriva sulla pista un altro aereino, privato, che  sbarca un gruppetto di bianchi abbienti, evidentemente destinati ad un soggiorno in qualcuno dei luoghi che vi ho appena descritto. Subito dopo, finalmente, in perfetto orario sul ritardo, atterra il nostro. Il pilota è lo stesso dell'andata e ci fa salire sulla piccola scaletta uno alla volta. Infine si parte, le eliche verso l'occaso, col sole che non vuole ancora saperne di scendere dietro le nuvole, l'oceano sotto di noi, il verde delle coste dell'isola gemella che si avvistano anche se ancora lontane con le montagne avvolte nei nuvoloni della stagione delle piogge. Arrivare nell'aeroporto di São Tomé appare quasi come un ritorno alla civiltà. Presa quindi la valigia, ci dirigiamo fuori a cercare di bisticciare con qualche avido tassista per arrivare in città prima che scenda la notte.                                                                                                        

Maria


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