venerdì 23 dicembre 2022

São Tomé 43 - Problemi aerei e musei

Sao Tomé - Isabela


Nel museo

 La mail della Tap che apro con mano tremante è davvero mortifera, infatti ci hanno riprogrammati sull'aereo di sabato sera, vale a dire tra due giorni, naturalmente non un cenno di rimborso o altro sulle ulteriori spese che dovremo affrontare. Forte della mia sicumera di cliente incazzato, scrivo alcune mail di fuoco, richiedendo spiegazioni, protezione per l'hotel e che quantomeno veniamo fatti partire da qui e passare le due notti a Lisbona, visto che l'aereo soppresso "sembra" essere quello per Malpensa. Qualcuno per sbaglio ha ricevuto risposta a nome mio? Io di certo no, ignorato completamente e abbandonati al mostro destino in mezzo all'Africa. A questo punto non saprei proprio cosa fare; sempre nervoso opziono la camera alla Sweet House per altre due notti e poi scendiamo in città in cerca di un ufficio della TAP, che naturalmente non esiste e se mai esisteva ha chiuso da tempo. Mentre ci aggiriamo come zombie per il centro in cerca di non so che cosa, vediamo una agenzia turistica, la Navetur Equatour. Vado a chiedere informazioni e se possono eventualmente controllare qualche cosa mettendosi in contatto con TAP, visto che questa infame compagnia aerea neanche si degna di rispondermi. La ragazza e poi il proprietario si dimostrano subito di una gentilezza squisita, controlli sul sito, situazione del volo e così via, ma nessuna soluzione pratica in vista dato che il volo da Sao Tomé viene segnalato come assolutamente attivo e in orario. A questo punto lo stesso proprietario ci consiglia di fare un salto in aeroporto dove c'è un incaricato TAP, visto che è una delle sole tre compagnie che volano fin qui, anche se loro stessi la considerano poco affidabile nei confronti di Air Angola e STP airways, hahahahah!. 

Roça Monte Café

Anzi ci accompagnerà il suo stesso autista visto che deve andarci per commissioni. Non so come ringraziare, ma tutti ci accompagnano con un sorriso e l'augurio di risolvere il problema. In aeroporto l'ufficietto TAP è aperto ed una scortesissima addetta, ci conferma che il volo c'è, all'ora prevista, ma che noi, benché abbiamo già fatto il check-in on line confermato sul telefonino e con tanto di posti fissati, in lista non ci siamo più, anzi siamo già riposizionati sul volo di sabato. Insisto, chiedendo di poter salire sul volo di oggi e che a Lisbona ci aggiusteremo da soli, ma non c'è niente da fare, il computer dice che noi oggi non esistiamo e in sostanza di smettetela di rompere i cabbasisi. Mi sembra di essere in uno di quei film dove il sistema ti ha cancellato l'identità e dice che non ci sei e quindi sei un'ombra che non esiste più materialmente. Anche se sono piuttosto nervoso, alla fine devo ammettere che non c'è via di uscita, anche se obiettivamente sono sicuro che due posti liberi ci sono sicuramente, ma la madama si è già girata dall'altra parte. Pratica conclusa. Un po' mogi ritorniamo in città, con il nostro accompagnatore ancor più mogio di noi, che ci lascia al solito mercato con un saluto, visto che all'aeroporto non doveva fare nessuna commissione e ci ha accompagnato per pura cortesia, senza chiederci nulla. In fondo nelle difficoltà dappertutto trovi anche un sacco di brava gente e al diavolo la TAP. Adesso si tratta di decidere cosa fare in questi due giorni, visto che non ci sono soluzioni praticabili. 

Gli stadi del caffè

Mi viene in mente che quando al nostro arrivo siamo andati a Montecafè era di domenica ed il museo, che Tiziana teneva tanto a vedere per poter fare il solito articolo per la pubblicazione del Museo di Agricoltura del Piemonte, era chiuso, per cui mi sembra una buona occasione per riprendere in mano la cosa. Così andiamo al posto di sosta dei taxi collettivi a vedere che soluzioni ci sono. Facciamo un giro controllando le varie destinazioni, ma al momento non trovo nessuno che vada in termini ragionevoli in quella direzione, così ne scoviamo uno tutto per noi che per 20 € mi farebbe l'andata e ritorno, aspettandoci per il tempo necessario alla visita. Diciamo in tutto tra le due e le tre ore. Così riprendiamo la Nacional n. 3 che risale verso il centro dell'isola, sempre piena di gente che passeggia e si sposta. Ormai riconosco i luoghi e dopo Trinidade arriviamo a Monte Cafè in una quarantina di minuti. Questa volta il museo che è ospitato in quelli che erano i vecchi magazzini di stoccaggio, è aperto. Le ragazze ci accolgono, liete che qualcuno arrivi di tanto in tanto, a dare un'occhiata. I visitatori sono evidentemente pochi perché si mettono tutte a disposizione per la visita che comincia con la degustazione di una delle loro miscele migliori (75% robusta -25% arabica) fatta con una moderna macchinetta che contribuisce a fare una bella schiumetta densa. Il caffè è molto aromatico con un gusto davvero intenso, alla fine non potremo fare a meno di andarcene con il nostro sacchettino da due etti e mezzo di prodotto super bio a km zero, in modo da potergli poi far fare 5000  km per arrivare a casa nostra. Sono le incongruenze della nostra epoca.

Le ragazze del caffè

   Comunque il museo è molto interessante. Prima, tutta la parte riguardante le attrezzature con una bella collezione di antichi strumenti che illustrano ogni fase della lavorazione, con i vagli e i cilindri, le selezionatrici, i banchi di essiccazione, fermentazione, cernita e torrefazione, i mulini per la macinazione. Poi c'è tutta la parte botanica con le piante in tutte le loro fasi vegetative, le differenti cultivar e infine quella che riguarda la situazione dei "lavoratori" che formalmente non erano più chiamati schiavi, in quanto veniva fornito un soldo minimo, cibo, una stanza per famiglia come modello abitativo e una sorta di assistenza medica nel cosiddetto ospedale. Diciamo una situazione leggermente migliore anche se di poco a quella data ai nostri raccoglitori di pomodori, per i quali le ultime tre provvidenze sono a loro completo carico, anzi viene fatta loro anche pagare il trasporto al luogo di lavoro da parte dello schiavista caporale, anche se poi, benignamente, viene lasciata loro la facoltà di andarsene a morire da qualche altra parte, purché non diano troppo fastidio. Un'altra differenza è che mentre da noi i neo schiavi vengono di loro volontà e contro quella dei valorosi difensori dei confini europei, che volentieri però li mitraglierebbero sulla battigia più economicamente li lascerebbero affogare tutti nel provvidenziale Mare Nostrum, mandando invece a raccogliere i pomodori i nostri fannulloni percettori di Reddito, laggiù li importavano invece da Capo Verde o dall'Angola, anche se questi erano piuttosto riottosi a sottomettersi. Altri cieli, altre situazioni insomma.

Al centro taxi

Comunque sia il museo ha anche una bellissima documentazione fotografica con immagini d'epoca, che raccontano la vita grama di questa gente. Ana racconta bene la storia e ci mostra le cinque qualità di caffè che vengono fuori dalla selezione inclusa la numero una che veniva utilizzata specificamente dal proprietario della roça. Ci mancherebbe proprio che il padrone non usasse il meglio della sua produzione! Alla fine ce ne andiamo soddisfatti tra grandi saluti delle addette, incluse le loro bimbe che stanno andando a scuola. Ce ne andiamo dando un passaggio a una delle accompagnatrici che scende nella capitale. Per la strada cominciamo a raccogliere sul pulmino, dato che abbiamo dato a Fernando la nostra approvazione, i vari richiedenti passaggio che sostano lungo la strada. Alla fine saliranno almeno una decina di persone. Tre ragazze che vanno al mercato con i loro pacchi di masserizie da vendere, non ne possono più di ridere, un po' dopo aver visto noi, ma poi dopo aver raccolto un ragazzo in divisa scolastica che sta andando verso il suo istituto. Non la smettono di punzecchiarlo con battute evidentemente salaci dato che lui si ritira immusonito, stringendosi sempre più sul suo sedile, con una certa vergogna. Alla fine, raggiunta la scuola scende tra i lazzi delle ragazze che gli strizzano insistentemente l'occhio, anche se lui le ignora. Una di loro, la più scatenata, esibisce una parlata con una deliziosa marcatissima erre, ma il loro portoghese forse mescolato col forro, è troppo stretto per essere compreso. Comunque sia arriviamo al mercato nel primo pomeriggio e ci apprestiamo a girolare un po' senza una meta precisa, tanto per fare venir sera. Notizie della TAP, in risposta alle mie pressanti mail, non pervenute! 

Selezione dei chicchi

SURVIVAL KIT

Museo do cafè - Monte Cafè. - A circa 40 minuto dal centro città,. raggiungibile anche con taxi collettivo (10 dobra a testa per andata, altrettanti per il ritorno). Bel museo che illustra la storia della roça, al momento cooperativa di 400 produttori locali. Sono in esposizione macchine, attrezzature e foto d'epoca. Visita accompagnata anche in francese o inglese. Ingresso 3 € inclusa degustazione. Chiuso la domenica. Possibilità di acquistare il prodotto della cooperativa assolutamente bio a 110 dobra (4,5 €) per 250 gr. Nella piazza antistante c'è un famoso ristorante tradizionale (Efraim) anche se piuttosto caro.


In centro


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