sabato 24 dicembre 2022

São Tomé 44 - Taxi collettivi

São Tomé  - Sul taxi collettivo


In attesa del colectivo

Abbiamo il tempo dalla nostra e quindi si fa una bella sosta al bar di ieri per l'ormai irrinunciabile succo fresco di anona, che qui chiamano sapi sapi, frutto miracoloso dalla proprietà terapeutiche multiformi inclusa la protezione dal cancro, che ci sta sempre bene, oltre a essere buonissima, dato che chiudendo gli occhi ci senti i profumi e i gusti di tutti i frutti, buttando l'occhio di tanto in tanto alla posta casomai arrivasse qualche notizia da TAP, ma figuriamoci! Insomma questo finale di vacanza è turbato da questa ansia che mi genera l'incertezza della situazione e quindi rischia di rovinarmi tutto il beneficio ricavato dal viaggio tanto sospirato dopo tre anni di clausura, per queste due settimane in cui mi era sembrato di poter finalmente tornare a respirare. Per noi addicted è proprio questa la sensazione: la dose che assumi, ti fa finalmente sentire bene, salvo naturalmente farti ripiombare nella fase down, non appena l'effetto è concluso e di norma questo avviene poche settimane dopo il ritorno, in generale non appena hai finito di sistemare le fotografie. Comunque ci rifacciamo un bel giro al mercato, tanto per vedere un po' di facce nere sorridenti (il venditore raramente è ingrugnito, non fa marketing, figuriamoci qui dove sono già allegri di natura) ed esaminare da vicino le curiosità esposte nei banchetti e nei negozi. Il mercato coperto è provvisoriamente ospitato in un grande capannone al lato al posteggio dei taxi. L'interno è piuttosto scuro ed i banchi sono allineati e suddivisi per tipologie di merci, principalmente frutta e verdura. Mi ricorda un po' i mercati più poveri che ho visto a Lichinga in Mozambico e devo dire che le cose esposte non invogliano molto all'acquisto. Giroliamo un po' cercando di strappare qualche foto rubata, ma un po' per la mancanza di luce, un po' per il poco gradimento da parte dei soggetti, non vengono fuori immagini valide. Appena fuori, nella zona dei pesci c'è un po' di gente più chiassosa e disponibile, ma sarà il mio stato d'animo, tiriamo via senza indugiare troppo. 

La venditrice di popcorn

I bugigattoli esterni sono invece dominio di tessili e attrezzature varie, a prima vista tutta roba cinese. Qualcuno espone capulane e altre stoffe colorate che di sicuro arrivano dalla costa vicina. I più curiosi sono i venditori di extension da aggiungere ai capelli, serie di treccioline dei più diversi colori, ma principalmente dorate o in argento; con 5 o 6 € ti puoi fare una cofana barocca di una certa dimensione e in effetti in giro se ne vedono parecchie. si vede che è la moda del momento. Sui marciapiedi girano dei tizi che spingono carriole colme di piccole mele rosse, tutta roba di importazione che in effetti costa carissima. Alla fine comunque, ci facciamo un bel polpo stufato e un trancio di barracuda alla griglia al Camoes, ma sarà che è ancora presto, il locale è deserto e le pareti blu con le frasi dello scrittore lusitano che sembrano aleggiare nell'aria, lo fanno sembrare ancora più onirico. Anche le cameriere di solito garbatissime, sembrano invece tirar via con una certa noncuranza. Alla fine, a pancia piena, ce ne torniamo in albergo. Oggi non sono proprio dell'umore giusto. Intanto bisogna pensare a come risolvere la giornata di domani. Annego le mie ansie con una succosa papaya comprata al negozietto di fronte all'albergo e poi cerco di recuperare il sonno perduto, sprofondando in un limbo senza sogni coperto di nuvole nere come quelle che si affollano nel cielo, gonfie di pioggia. Al mattino il poco di sole che sembra aver fatto breccia tra le nubi, potrebbe anche dare un'ombra di sorriso alla nuova giornata. A questo punto decidiamo di cercare di far venire sera nella spiaggia migliore e non troppo distante dalla città, che ormai abbiamo individuato in praia Sete Ondas. Ormai scafati andiamo subito al park dei colectivos che al mattino aspettano i clienti in fila, ancora vuoti, con il cartello della destinazione esposto sul tetto.

Carglass

Trovo subito quello per Santa Ana che è la nostra direzione. Il pulmino è ancora vuoto per cui approfittiamo per prenderci i due posti a fianco dell'autista, che sono i più comodi e poi aspettiamo pazientemente che arrivino altri viaggiatori. L'autista girola intorno offrendo la sua meta, intorno è tutto un andirivieni di venditori di ogni cosa, principalmente roba mangereccia, banane secche, patatine, frutta varia o attrezzi da cucina, contenitori, coltellini; una donna si aggira con un secchiello sulla testa pieno di sacchetti artigianali di pop corn e li offre con un cenno che sembra dire, ma come non li vuoi che sono così buoni?. Il pulmino adesso che ho tempo di guardarlo con attenzione è proprio male in arnese. Il cristallo anteriore è la pubblicità di Carglass, dalla parte della guida è praticamente sfondato e tenuto insieme da larghe strisce di nastro adesivo, non capisco come faccia ad avere visuale. Comunque il mezzo si riempie a poco a poco, quando siamo all'incirca una decina, il tizio alza la musica a palla, è il segnale che si può partire, anche se il portellone dietro non chiude bene e negli spunti di ripartenza tende a spalancarsi, ma non sembra che questo sia un problema. Traversiamo la città e poi ne usciamo dalla periferia sud imboccando la N 2, che ormai conosciamo bene. Il tipo guida piuttosto baldanzoso e anche se sembra sicuro del fatto suo, il problema è che qui le strade sono sempre ingombre di gente che sta lì ferma in mezzo o traversa all'ultimo momento, senza contare i ragazzi coi carrettini che si lanciano in discesa o i bambini che corrono, per non parlar di polli e maiali. Meno male che in tutto dobbiamo fare solo una ventina di chilometri, più o meno una mezz'oretta oltre alle fermate. 

I granchi di sete Ondas

In effetti facciamo uno stop di una decina di minuti a Roça Itze, sulla costa, la più antica piantagione dell'isola, che adesso è un vero e proprio paesetto con la gente che ha occupato tutte le vecchie abitazioni degli schiavi e le altre costruzioni che tuttavia appaiono davvero in rovina. A terra si vedono ancora le rotaie che portavano i vagoncini fino al molo in una ansa protetta della costa.. Qui scendono quasi tutti, ma ne sale qualcun altro che probabilmente continua per andare fino a San João. Poi la strada prosegue tortuosa sulla costa montagnosa, con salite e discese vertiginose, ma dopo pochissimo siamo arrivati alla nostra meta, segnalata da un cartello in legno. Salutiamo la compagnia e ci dirigiamo attraverso il bosco che porta fino alla spiaggia, lungo un sentiero fangoso che poi si allarga in una radura a fianco del baretto sulla spiaggia che è circondato da una palizzata. Qui è piovuto parecchio e con tutta questa umidità, tutto il terreno è coperto da centinaia di granchi dalle chele e le zampette rosse che alzano al cielo gli occhietti curiosi, ma che appena ti avvicini corrono con la rapidità del fulmine nelle buche minuscole scavate nella sabbia molle. La spiaggia è piena di alghe e di sporcizia portata a valle dalla pioggia e dal fango disceso dalle colline circostanti, sembra che sia una costante. Comunque scegliamo un bel tronco di palma che si protende verso il mare, ben distanti dalla perpendicolare del mazzo di cocchi che maramaldeggia attorno alla chioma e potrebbero avere la sgradevole tendenza a cascarti sulla testa mandandoti all'altro mondo e finalmente si mettono i piedi nell'acqua, buttando l'occhio di qua e di là per la spiaggia deserta. Unica presenza un gigantesco airone scuso che zampetta al limitare dell'onda forse in cerca di piccoli molluschi. 

L'airone nero

Qua e là appena sotto la sabbia ecco spuntare qualche scheletro di stella marina, che qui usano per montare piccoli monili etnici. Intanto il cielo comincia a imbronciarsi e poi ecco il solito sgocciolio che prelude alla pioggia più intensa. Ci rifugiamo appena in tempo nel baretto dove ritroviamo la padrona che ormai ci ha riconosciuto e comincia la litania delle lamentele, di quanto siano inaffidabili i lavoratori del posto, che da un mese aspetta di finire il bagno e che sono tre giorni che piove e il fango sporca dappertutto, insomma un disastro. Intanto veniamo a sapere che contrariamente a quanto ritenevo, la stagione delle piogge che io pensavo ininterrotta da ottobre a fine marzo, ha un momento di pausa a dicembre e gennaio e infatti il Natale e il capodanno sono momenti di grandi feste e processioni vari nei piccoli centri dell'isola, tali da farli ritenere periodi di alta stagione anche per il turismo; buono a sapersi credo, per coloro di voi che, presi da smania e spinti da queste mie imperdibili note vorranno programmare un viaggio da quelle parti. Ci sorbiamo intanto un Sumol all'ananas rifiutando l'offerta di un piatto caldo, l'ultima speranza per madame di fatturare qualcosa di più consistente per oggi e poi con calma, non appena si manifesta una pausa climatica e anzi sembra addirittura spuntare un raggio di spole, torniamo sullo stradone ad aspettare che passi un colectivo. Dopo una decina di minuti ecco che ne arriva uno pieno a metà. Appena si ferma, il tipo seduto davanti con una cesta, scende per cederci il posto più comodo e si mette dietro prima che io glielo possa impedire. Bisogna dire che con i turisti sono tutti di una cortesia commovente. L'autista è un compagnone e intavola subito una bella chiacchierata in portugnol che ormai padroneggio con non curanza. 

Ristorante Camoes e i carrettini

A Boca do Inferno carichiamo uno con sei o sette sacchi di ananas che praticamente riempiono tutto la parte posteriore del pulmino tra la stizza delle madame che devono fargli posto. Il nostro ride e guida con baldanza con una mano sola, in quanto nella sinistra tiene la mazzetta di soldi che via via chi scende gli dà, ritirando l'eventuale resto. C'è tempo anche per una bella discussione con uno che ritiene la corsa troppo cara e vuol pagare di meno, anche se mi sembra che la tariffa sia abbastanza fissa e che tutti scuciano senza fiatare. Lui bercia un po', poi signorilmente lo manda al diavolo e ripartiamo che mica abbiamo tempo da perdere e lui lo ricorda più volte: il tempo è denaro. Ormai evidentemente la religione del mercato ha aggredito anche la vita semplice e tranquilla della parte più attiva dell'isola. Insomma ormai li abbiamo fregati. Ci lascia in centro con grandi saluti e noi ripercorriamo strade ormai note. Scende la notte e mi prenderebbe la voglia di un ristorante nuovo, ma dopo due o tre giravolte finiamo per ritornare sempre al solito Camoes. Ma questa sera le strade sono piuttosto deserte. C'è una partita in TV, evidentemente importante, perché anche il bar Zima è pieno di gente allupata che tifa con calore verso il maxischermo. Volevamo fermarci a degustare l'ultima mousse au chocolat, ma non c'è neanche un posto a sedere, per cui giriamo mogi mogi per la strada oscura e deserta che ci riporta in Hotel. Solo il negoziettto della bananiera è ancora aperto con una luce fioca di una lampada a gas accesa, dato che la strada è momentaneamente senza luce ed è tutto spento. Dalla chiesa avventista viene un canto religioso. I fedeli si sfogano anche al buio evidentemente. Intanto mi è arrivata da TAP, bontà loro, la conferma del check-in per domani. Sperùma bén, come si dice dalle mie parti. 

Deolinda

SURVIVAL KIT

Juliana finisce i compiti

Taxi Collettivi - Questo è il mezzo più economico e tutto sommato assolutamente sicuro per spostarsi in ogni parte dell'isola. In città si trovano in appositi punti di sosta, quello principale è di fianco al mercato. Possono essere normali auto gialle che fanno anche da taxi privato o da pulmini anch'essi gialli e quindi riconoscibilissimi. Fuori dai luoghi di sosta li potete fermare in qualunque punto delle strade semplicemente facendo un segno con la mano. Sul parabrezza un cartello anche scritto a mano segnala la destinazione finale, che quindi vale anche per tutte le destinazioni intermedie. Dentro si sta piuttosto accalcati, non fatevi troppi problemi, ma l'autista deve caricare il più possibile il mezzo per poter massimizzare il guadagno. Parte quando l'autista giudica che il mezzo sia pieno a sufficienza. Il prezzo è fisso e per le tratte minori è di 10 Dobra a persona o collo da trasportare. Per quelle più lunghe aumenta in proporzione. Ad esempio per Sete Ondas (circa 20 Km) è di 400 D all'andata e curiosamente 30 al ritorno. Comunque guardate quanto pagano gli altri mentre scendono e adeguatevi. Questo modo di spostarsi è anche molto divertente per gli incontri che si fanno, gli altri passeggeri generalmente apprezzano che gli stranieri viaggino in questo modo e chiacchierano volentieri. Fatene tesoro, ne guadagnerete in serenità d'animo ed eviterete di alleggerire troppo il vostro portafoglio. 

La flor de porcelana


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