domenica 28 marzo 2010

Il Milione 5: La Cina è vicina.



Spesso gli affari nascono per caso da incontri fortuiti, come quella volta che un tizio malmesso entrò dalla porta dicendo che voleva fare lo champagne e noi invece di cacciarlo a calci lo stemmo a sentire e si firmò il contratto più grosso della nostra storia. Così i fratelli Polo che da tre anni facevano flanella nelle taverne di Bukhara in attesa di qualche buon affare, incontrano per caso due ambasciatori del Grande Cane…

Cap.4

…e quand’essi vidono in questa città i due frategli, fecionsi grande meraviglia perché mai non aveano veduto niuno latino e dissono loro s’eglino voleano venire al loro Signore e egli li porrebbe in grande istato. Li dui frategli risposono: “Volontieri”.

Par quasi di sentire il manzoniano “e la sventurata rispose”, invece i Polo pescano il jolly della loro vita, perché dopo un anno di viaggio arrivano a Cambaluc, l’odierna Pechino, dove Kubilai Khan, nipote di Gengis ha ormai conquistato la Cina e fissato la capitale del nuovo regno e della nuova dinastia, gli Yuan. Giunsero nella città in un periodo straordinario, molto simile a quello attuale, quando la Cina stava diventando una grande potenza e si apprestava a diventare il paese dominante di tutto l’oriente, fondando le sue fortune sulla apertura agli scambi. Certamente i fratelli rimasero colpiti dalla ricchezza e dai fasti della città proibita che sorgeva nello stesso posto di quella odierna ma quello che sicuramente fece loro capire le potenzialità di quel contatto era la enorme possibilità di scambi e di commistione di culture diverse. Qui si radunava tutta l’Asia, lingue, religioni e scienze diverse si confrontavano liberamente e lo stesso Kubilai era affascinato dai saperi del resto del mondo. Par di vederli i Polo nelle taverne del quartiere dei mercanti, a mangiar ciotole di pollo coi funghi, armeggiando con le bacchette come me la prima volta, mentre i vicini mostravano loro l’uso corretto, allo stesso modo di un signore con spessi occhiali e giacchetta blu di Mao, frequentissima all’inizio dei ‘90, che a gesti mostrava a me e a mia moglie come porre indice e medio sotto, serrando col pollice e facendo presa col movimento dell’anulare. I pezzetti di fungo, cosparsi di salsa al glutammato scivolavano via come scaglie di sapone, tra i sorrisi compiacenti dei vicini. Adesso acchiappo anche le arachidi, ma che fatica. Ma non voglio scendere in particolari, se volete saperne di più sulla zuppa di pollo di Bei Jing (che non è questo semplice pollo e funghi) date un'occhiata alla ricetta originale da Acquaviva che, più che la nostra vivandiera è una vera e propria filosofa della cucina. Se oggi andate in Cina, sarete assediati continuamente da persone che vogliono saper della vostra terra, delle cose più belle che producete, delle vostre abitudini; avvertirete sicuramente da parte dei vostri interlocutori un senso di quasi inferiorità che li fa desiderosi di osservare e di imparare.

Cap. 6

..Il grande kane gli fece gran festa e dimandogli dello imperatore, di sua vita e di sua iustizia e del Papa, de la chiesa di Roma e di tutti i fatti de’ cristiani. I due frategli risposero bene e saviamente siccome savi egli erano e bene sapeno parlare tartaresco.

Insomma da bravi mercanti lo imbambolano e in breve li rimanda indietro.

Cap.7

Allotta Lo Signore fece le carte bolate che potessero venire per questo viaggio e impose gli l’ambasciata dicendo al Papa che gli mandasse 100 uomini savi che sapessero le 7 arti e che sapessero mostrare per ragione come la cristiana legge era la migliore e gli recassero anche de l’olio de la lampada ch’arde al sepolcro in Gerusalemme.

La Cina ha sempre avuto una grande disponibilità ad ascoltare, ma vuole essere convinta con la ragione e coi fatti e non con le parole. E’ un grande errore sottovalutarla e trattare con sufficienza il loro lavoro, disconoscendone i meriti e le potenzialità. Saranno nostri spietati avversari commerciali e ignorarli o pensare di poterne fare a meno sarebbe un tragico errore. L’autoesclusione alla torta più ghiotta dei prossimi decenni sarebbe un colpo mortale alla nostra esangue economia. Così i fratelli, che invece capiscono bene quale occasione si è loro presentata, se ne partono a cavallo e in tre anni se ne tornano a casa per preparare il business della vita, ma qui li aspetta una sorpresa.


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2 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

"La Cina è vicina!". Sto pensando se davvero ogni slogan si avvera, magari dieci, venti o cinquant'anni dopo. Condivido in pieno il giudizio sul pragmatismo dei cinesi.

acquaviva ha detto...

avevo anche pensato ad un post di confronto tra costumi commerciali cinesi di allora ed odienni e quanto abbiano influenzato le reciproche cucine... ma avremo 17 anni di tempo per approfondire! Per il momento beccati semplicemente la zuppa di pollo e funghi!

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