dal web |
La verità è che sono un tradizionalista. Come tutti coloro che avanzano con gli anni, a poco a poco rimango turbato dalle novità, che magari portano efficienza e migliorie, ma turbano irrimediabilmente quel senso di rassicurazione che ti dà il sistema vecchio, ben conosciuto, sul quale ti sei adagiato nel tempo. Certo è un errore, ma come è facile lasciarsi andare in questo mare di piacevole adagiarsi su letti comodi e conosciuti, con cui ripercorrere strade senza imprevisti. Così quando questa mattina percorrendo la rassegna stampa ho letto la notizia sparata dalla rivista sportiva neozelandese Hunting and fishing, ci sono rimasto male. Intanto devo premettere che io, tiepido cultore dell'arte pedatoria che affascina la maggioranza degli Italiani, rimanendo legato al massimo alle raccolte di figurine degli anni 60, per poter avere Nordhal e Rivera, sono invece appassionato di rugby. Mi piace davvero questo sport da camionisti, giocato da gentiluomini, in cui si rispetta la decisione arbitrale senza discutere, arbitro che ha comunque avuto l'umiltà di sottomettersi all'uso della moviola, che peraltro viene usata pochissimo. I giocatori poi, rappresentano l'archetipo della mascolinità classica, nell'aspetto fisico e nella determinazione, rimandano a sfide antiche, fatte di forza e di intelligenza allo stesso tempo. Un gioco che può funzionare, vero insegnamento sociale, solo se la squadra agisce come se fosse un unico organismo pulsante, dove la tattica e la disposizione degli uomini, il movimento della palla, gli schemi applicati sono parte di una strategia complessa e indispensabile per vincere propria di sfide apparentemente lontane come il gioco degli scacchi.
Arrivare alla meta è risultato di un lungo avvicinamento in cui la determinazione e la spinta devono accoppiarsi all'obbligo di passare la palla solo all'indietro, gesto dalla pregnanza filosofica che fa riflettere. Già proprio la palla, così strana ed anomala, che lo diversifica così profondamente dagli altri sport. Ebbene, proprio in conseguenza di ciò, pare che proprio la forma ovale della palla, a causa dei suoi rimbalzi irregolari, sia responsabile della maggior parte degli incidenti gravi, come quello che ha interrotto la carriera del mediano di mischia Sudafricano Jeffrey Cod, che ha provocato la rottura di una vertebra all'avanti irlandese Chubby O' Tuna e che ha distrutto nella scorsa stagione il ginocchio del più forte calciatore di tutti i tempi, il francese Ferdinand S. Pierre. Così pur destando molte perplessità nell'ambiente, arriva la notizia, non inattesa per la verità in quanto da qualche mese se ne vociferava nell'ambiente, comunicata oggi ufficialmente al board dal presidente della Federazione Internazionale Gioco Rugby (vedere qui nel sito, la notizia ufficiale), l'australiano Sea Bass, che dalla prossima stagione la tradizionale palla ovale che ha accompagnato per oltre un secolo questo nobile gioco, sarà sostituita da un banale pallone rotondo, se pur un poco più piccolo di quello del calcio. Per carità, rimbalzerà meglio, non ci sono dubbi ma mi sembra che il fascino del rugby ne perderà di molto. Non vorrei che molti appassionati, cambiassero rete. Non siete d'accordo? Fatemi sapere.
Dal web (per le mie lettrici) |
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6 commenti:
Hai ragione, meglio la palla ovale!
Purtroppo non ho potuto vedere dal vivo gli incontri qui a Roma per il Sei Nazioni, l'anno scorso allo Stadio Flaminio, quest'anno a quello Olimpico. Li vedo, non sempre, in TV.
A me piacciono anche i film che parlano di questo bello - e vero - sport.
Tutte sorprese di Pasqua ? Non male....ma come cambiano i tempi !!
Gianna
In qualche modo mi hai riportato a certi articoli del "Corriere dei Piccoli" tardi anni '50, sì, proprio quello di cui parliamo nei commenti ultimi da me!
@Adri- In effetti ...nostalgia!
azz! ma uno di quei quattro sono io!!! dove hai preso quella foto?
@mAX - SAI CHE QUANDO METTI UNA COSA IN RETE, è PER SEMPRE, ORMAI TI HANNO VISTO TUTTE!
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