domenica 13 maggio 2012

Una promessa di estate.

Anche nel cielo di oggi, prosegue l'eterna lotta tra nuvole bigie, rigurgito di un passato che non vuole arrendersi al naturale trascorrere del tempo e i raggi di sole che, giovani e forti, cercano di aprirsi varchi, di riscaldare almeno un poco. Sembrano arrendersi certo e magari per qualche giorno tornerà qualche brivido invernale, ma il destino naturale prima o poi li farà emergere, anche per naturale consunzione di nonno inverno. Che stagione difficile questa primavera, fatta di alti e bassi in fondo così fastidiosi. Avverti sempre o troppo tepore, quasi una novità a cui non sei abituato e che ti fa sudacchiare con fastidio e subito dopo raggeli per i ritorni di tramontana di un passato prossimo che non vuole arrendersi. Ma allora esistono ancora le mezze stagioni. Sono difficili da gestire, certo, non sai come vestirti, sempre troppo o troppo poco, per ripararti da questa pioggia ancora gelata che vuole affermarsi dicendoti: eh no, mio caro da questa situazione non si esce, devi fare i conti in ogni caso con questo tempo cupo e micranioso. Negli attimi in cui, invece paiono affermarsi le forze fiere e vitali della giovane estate in arrivo, anche qui un senso di disagio per la mutazione, comunque inevitabile. Animale delicato l'uomo che non vuole arrendersi ai cambiamenti. 

Un prodotto di nicchia geneticamente conservatore. Eppure basta andare per la campagna e vedi lo specchio della vita. E' già una settimana e i meravigliosi gialli limone dei campi di colza che parevano tappezzerie infinite tra gli ocra scuri della terra bagnata, lucida di brine dissolte, con le file infinite delle due foglioline delle pianticelle di mais appena nato, sono tutti sfioriti e hanno lasciato spazio al grigioverde pallido della foglia umile e dei fusti che cominciano ad indurirsi, consapevoli, loro sì almeno, del loro breve destino. Il verde nero del frumento, ormai non è più erba. Preso da quella smania che sentono gli adolescenti, senza capire ancora bene di cosa si tratta, si è lanciato verso l'alto, in una levata prepotente e ambiziosa, tutti i giovani vogliono dimostrare almeno di esistere; e già  intravedi le prime spighe che fuoriescono dall'ultima foglia lanceolata diritta, puntata verso il cielo come una sfida orgogliosa, che sale qua e là, ancora flebile, ma decisa a gridare: vedrete che ce la faremo. Si aiuteranno da sole a farcela, a trasformarsi in spighe mature e piene, perché comunque l'estate verrà. 


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

http://ilventodellest.blogspot.com/2009/02/zai-jian.html 

3 commenti:

il monticiano ha detto...

Poter assistere al trascorrere delle stagioni e delle mezze stagioni dal tuo punto di osservazione è molto più gradevole.
Le si apprezzano di più.

Adriano Maini ha detto...

Puntuale descrizione di una bella natura di pianura padana, direi, che tuttavia mi suona tanto di plastica metafora dell'attuale situazione italiana.

Enrico Bo ha detto...

@monty - Il fatto è che si prende il raffreddore...
@Adri - ma va!?

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!