martedì 15 maggio 2012

Corna e tartarughe.

La vicina.

Certi topoi sono propri di tutti i cieli, così la figura emblematica che noi raffiguriamo con l'icona di Don Giovanni, l'accanito libertino che oggi la cultura angloamericana definirebbe sexaholic, era ben presente anche in Cina, rappresentata dal poeta e spadaccino Szu Ma, avventuriero di grande fama soprattutto per le sue innumerevoli prestazioni amorose. Nel Regno di Mezzo l'argomento è al centro dell'eterna contesa tra taoisti, giocosi e rilassati e confuciani severi e morigerati almeno ufficialmente. Il nostro Szu Ma, grande fruitore del gioco delle nuvole e della pioggia, una vera macchina del sesso, un Rocco Siffredi ante litteram, seduceva fanciulle, con preferenza per quelle sposate al ritmo di due al giorno, risultando così il più grande distributore di "gusci di tartaruga" conosciuto, così infatti vengono definite laggiù le corna regalate ai mariti traditi. Dare del tartarugone a qualcuno, nel celeste impero è davvero un grave insulto che  implica anche il concetto di uomo che per il quieto vivere, chiude un occhio sull'attività extraconiugale della consorte, quello che noi diciamo cornuto e contento. Il nostro eroe naturalmente derideva i confuciani e la loro morale di facciata, combattendone le accuse con argomentazioni assolutamente logiche. Scrive infatti nel suo saggio in versi La bellezza della donna: "Io sono assai più morigerato dei confuciani che sfuggono alle tentazioni. Essi non vanno alle feste per timore di incontrare qualche bella signora e fuggono al solo suono di una canzone o di una risata. Quindi non possono provare di saper resistere." Da parte sua invece rifuggiva solo dalle donne brutte. Si racconta che una sua vicina di casa dagli occhi cisposi, enormi piedi (questo è un particolare orribile per un cinese) e l'andatura da papera, tentasse di sedurlo arrivando a scavalcare il muro del suo giardino per entrare nottetempo nella camera del suo crudele e sordo amato. Szu Ma non le concesse certo i suoi favori, ma si domandò maliziosamente: " Avrebbe, un bigotto confuciano avuto la mia capacità di resistenza?". Per voi invece morigerati gaudenti che sapete apprezzare la raffinatezza del gioco delle nuvole e della pioggia ma senza accanimento ossessivo, ecco una lirica tratta dal Libro delle odi.

Nei prati di primavera ci sono erbe matte
tutte imperlate dalla rugiada del mattino.
Tra queste un bella ci sta.
Ha occhi di fuoco
ed è tutta di miele.
Per caso l'ho trovata
e lei ha ceduto.



Refoli spiranti da:  C. Leed - Storia dell'amore in Cina - SEA -1966


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2 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Alquanto fatalisti, tutti quei cinesi classici, no?

Enrico Bo ha detto...

@Adri - fatalisti certamente ma mica scemi.

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