mercoledì 6 marzo 2013

La storia di Massimo.


Dodoma - Sarti al mercato




I Kangha
Dodoma è una delle tante capitali nel nulla, come Brasilia o Abuja o Astana. Sono molti i paesi che propongono questa soluzione. Qui si voleva allo stesso tempo decongestionare Dar es-Salaam, spostando le attività amministrative al centro del paese e al contempo dare sviluppo ad un area tradizionalmente depressa. In realtà la città non decolla e prende vita solo quando i cortei di Suv arrivano dalla capitale reale, carichi di politici, portaborse e sottopancia vari, per le riunioni di governo. Tuttavia il centro ha un aspetto nuovo, anche se continua a presentarsi come un cantiere in continua evoluzione, con le vie ingombre di lavori in corso e le case fatiscenti che vengono abbattute per far posto a costruzioni più moderne. Ad ogni angolo vedi un edificio religioso, ecco la moschea regalata da Gheddafi, là il tempio induista, sull'angolo di due viali, poi un tempio Sikh, una mosche ismaelita, un grande liceo luterano e insegne di ogni tipo che invitano i fedeli ad avvicinarsi alla vera religione. La grande cattedrale cattolica è appena fuori dal centro. La zona commerciale è piena di vita e di movimento. Negozi che rigurgitano di mercanzie povere, la maggior parte di fabbricazione cinese, riciclo di elettronica appena obsoleta, strambugi rigonfi di stoffe colorate, ognuno con la sua piccola truppa di sarti davanti a vecchie Singer a completare ordini e poi, materassi di ogni dimensione, uno degli articoli più richiesti del momento. Se capitate da queste parti, di certo non resisterete alla voglia di portarvi a casa qualche kangha, le meravigliose pezze di cotone dai disegni fantasiosi e coloratissimi, di cui poi, a casa non saprete che fare, ma tant'è, è un classico da turisti che vi porterà a passare qualche ora divertente nella confusione delle trattative del mercato e le vostre mogli ne saranno felicissime, ricavandone tovaglie, parei da mare e chi più ne ha più ne metta. Ma ad un certo punto dovrete mettere qualche cosa negli stomaci provati dalla fatica e dalla disidratazione. Allora vi do un indirizzo imperdibile. 

Dodoma - Statua di Nyerere
Proprio vicino alla piazza centrale, con la statua di Nyerere che indica il luminoso futuro del paese e in realtà ne ha ben donde per quanto ha fatto, a differenza di tanti altri personaggi africani tristemente famosi, all'angolo tra Tabora Avenue e Mtendeni Street, trovate la Sipe cafeteria (date un'occhiata al sito), ristorante italiano che vi rimetterà a posto, dopo giorni e giorni di cosce di pollo rinsecchite dei vari lunch box, che vi sarete ingollati tra zebre ed elefanti. Certo trovare qui, nel bel mezzo all'Africa, lasagne e risotto ai porcini da manuale in un'aria di casa, assieme ad uno dei migliori gelati al mango mai assaggiati, sarebbe già di per sé una occasione imperdibile, ma qui ci dovete venire anche per conoscere Massimo, un'altra di quelle persone speciali che si incontrano in giro. Non per niente è un mio concittadino alessandrino, anche se lui ci tiene a sottolineare di essere nato a Sale. Ma come ci è finito quaggiù Massimo, medico pediatra di valore? E' una di quei dottori che, dopo aver cominciato a lavorare nella struttura ospedaliera, ha capito che quella non era la sua vita; troppa la voglia di andare dove il bisogno è davvero forte, troppa l'ansia di non riuscire a svolgere una missione che un medico si dovrebbe porre quando fa il giuramento di Ippocrate, ossia curare chi ha maggiore bisogno, i poveri. Così si è messo a disposizione di diverse organizzazioni internazionali ed ha cominciato a farsi tutti i posti più divertenti. In Afganistan con l'AISPO di Milano, in Sri Lanka dopo lo tsunami e in Africa con Emergency; tanta Africa, di certo uno dei posti dove c'è più bisogno di gente come lui. In Africa ha anche incontrato Sipe una bella ragazza ruandese, che lo ha seguito nella sua avventura. Tre figli che ormai sono grandi, uno già medico, per seguire le orme paterne e infine è finito qui a Dodoma dove per qualche anno è stato primario dell'ospedale locale. E' venuta l'ora della pensione e Massimo ha voluto accontentare il grande desiderio della moglie, che negli anni è diventata cuoca italiana a tutti gli effetti: aprire un piccolo ristorante dove lei potesse mostrare anche agli altri tutto l'amore che negli anni ha sviluppato per la nostra cucina. 

Necessità primarie.
Così è nata la Sipe Cafeteria, che è ormai diventata un punto di ritrovo obbligato per tutti gli stranieri che transitano da queste parti, ma il locale è ormai ben conosciuto anche dalla clientela locale, ormai drogata senza speranza da pizze e lasagne. In cucina Sipe è regina, ma Massimo si è preso l'onere di far conoscere a questo mondo l'espresso e soprattutto il cappuccino italiano, avendo anche l'unica macchina professionale della zona che, grazie al caffè locale di gran qualità, ottiene un risultato davvero meritevole di segnalazione. Così puoi passare qualche ora piacevolissima al fresco del dehors, sorbendoti un frullato di passion fruit a chiacchierare con Massimo. Lui parla volentieri della sua esperienza e conoscendo ormai da decenni questo mondo, non può che essere piuttosto critico con il lavoro di molte ONG che operano in questi paesi. Le più grandi ed organizzate, in particolare hanno la tendenza a seguire grandi progetti calati dall'alto, che spesso, avendo un' ottica occidentale, non vengono capiti nel luogo di destinazione e appena tutti se ne vanno, ogni cosa viene lasciata a se stessa ed è destinata ad una rapida dissoluzione. In particolare le strumentazioni troppo sofisticate si guastano molto velocemente, date anche le condizioni in cui devono funzionare e sul posto non si trovano pezzi di ricambio o manutentori locali che le sappiano rimettere in ordine. Così dopo appena pochi mesi, lo sforzo è vanificato e tutto va in malora. Lo scopo stesso dei progetti a volte non risponde alle necessità pratiche, perché nessuno interpella la gente del posto. 

Dodoma - Mercato del centro
Un altro aspetto negativo e che a volte può creare problemi quando non malanimo, anche a chi questo aiuto è diretto, è dato dal costo della macchina organizzativa e dal budget previsto nel progetto, spesso maggiore dell'aiuto stesso, a volte poco consono al contesto e dal quasi costante rifiuto di utilizzare le forze e le competenze locali,  tra l'altro molto meno costose, a volte per spocchia, spesso per sfiducia. Un mix pericoloso di poco denaro dove serve e molto denaro che a volte può andare sprecato, mentre in altri casi, purtroppo suscita appetiti corruttivi, sempre in agguato dappertutto. Non bisogna dimenticare, che proprio a Dodoma è attiva un'ottima Università con 40.000 studenti, con migliaia di laureati ogni anno che potrebbero essere ben utilizzati in ogni tipo di programma di aiuti, con costi sicuramente minori e conoscenze pratiche molto efficaci. Un insieme di cose che porta a far ripensare in un certo modo a tutto il sistema della cooperazione internazionale, se si volesse davvero renderla utile ed efficace. Massimo ti porta esempi, ti racconta fatti e intanto il tempo scorre piacevole e alla fine comprendi bene che nei suoi occhi brilla ancora l'inquietudine di chi vuol fare delle cose. Questo è solo un intermezzo, organizzare ed avviare il ristorante alla sua Sipe è stato un obbligo a cui non poteva certo sottrarsi, dopo che lei lo ha seguito per tutta una vita, ma adesso che il sogno si è realizzato, tanti progetti frullano nella testa del pensionato. Un medico non va mai effettivamente a riposo e in Africa c'è ancora tanto da fare. Datemi retta, passatelo a trovare, vi sentirete a casa tra amici, non fosse altro che per gli spaghetti al pesto e il tiramisù da urlo che Sipe vi porterà sorridendo e last but dont least,  in porzioni generosissime.


Dodoma -Alla cafeteria SIPE


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In volo.

2 commenti:

Martino ha detto...

E poi ti lamenti che sei paffutello...

Enrico Bo ha detto...

@Marty - Era il mio destino già da piccolo...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!