Bene sembra che sia riuscito a completare il mio programma spaziale previsto nella missione Menton 2015. Verniciata la ringhiera, rendez-vous con il manutentore della caldaia del gas, pagamento spese, test di un ristorante da tempo nel mirino e lettura di tutti i libri che mi ero portato per ingannare il tempo tra una cosa e l'altra, visto che non mi sono ancora procurato un Kindle. Così domani la missione si può considerare finita e, stivati i bagagli, impostato il computer di bordo, fatto il pieno di carburante allo spazioporto del supermarket (qui il propellente costa solo 1250 al litro), si può calcolare l'orbita e fare definitivamente rotta verso casa. Tanto per chiudere la questione e rimanere in tema, l'ultimo libro che ho concluso, così posso abbandonarlo definitivamente qui, essendo una mappazza di quasi 800 pagine, è questa raccolta dei 4 volumi di Space Odissey, che è saltata fuori dai mendri del tempo. Bisogna sapere che io ero grande appassionato del genere e all'epoca dell'università mi divoravo quasi un Urania al giorno, sbeffeggiato dall'amico Geppi, che ne negava ogni valore letterario.
Forse aveva ragione lui, se ne intendeva già allora, tanto è vero che poi si è dedicato all'attività di libraio, che ahimè per la mia città, si va a concludere proprio in questi giorni. Ma bando alle ciance, l'ho letto con piacere, per le sue varie implicazioni questo tomo, scritto in circa 40 anni da quello che è il più famoso, grazie a Kubrik, scrittore di genere, anche se secondo me, non il più bravo. Scritto il primo, il più noto, 2001, per esigenza cinematografiche, prima che l'uomo sbarcasse sulla luna, ha vergato l'ultimo 3001, nel 1998, quando già poteva stilare un bilancio di quello che aveva previsto tra le meraviglie tecnologiche del futuro e quello che effettivamente è accaduto in quattro decenni, un tempo ragionevolmente interessante per un primo bilancio. E questo, tra prefazioni e postfazioni ai quattro libri, è particolarmente interessante, al di là della vicenda ormai troppo conosciuta per essere commentata.
I vari sequel, dal primo dei quali è stato tratto un altro film di minore successo, sono stati motivati propŕio dal successivo svilupparsi della ricerca spaziale umana reale, che l'autore cerca via via di anticipare, correggendo di volta in volta le inesattezze di previsioni di quanto già fatto. Uno degli interessi è come sempre, verificare a posteriori quanto l'autore ci aveva preso nell'immaginare il prossimo futuro. Ad esempio aveva sbagliato nettamente nel valutare i tempi della corsa allo spazio dell'uomo. Nel 2015 avremmo già dovuto essere in grado di colonizzare o per lo meno di essere discesi sulla maggior parte dei pianeti e satelliti del nostro sistema solare con le guerre praticamente bandite dal nostro pianeta.
Al contrario nemmeno immaginato è lo sviluppo delle comunicazioni, con la necessità continua anche nel 2060 di dover andare alla ricerca di un apparecchio fisso per comunicare, non parliamo poi della potenza dei calcolatori, se una scatola contenente un terabyte di dati sarà disponibile solo verso il 3000, quando noi la compriamo oggi da Mediaword per 50 euro. Della rete poi nessuna traccia. Addirittira sono necessari oltre 10 minuti e costi stratosferici per trovare traccia del verso di una poesia in una banca dati, quando oggi una richiesta simile viene esaudita da google in meno di un secondo. Comento? È davvero difficile prevedere il futuro insomma. Comunque divertente la fantascienza, come quando avevo 20 anni!
2 commenti:
La fantascienza mi attira molto, purtroppo i romanzi che mi piacciono sono molto rari.
Romanzi della serie urania, cosmo o altri ho avuto la fortuna di leggerne tanti, trovo che i più interessanti siano ancora quelli datati (per capirci meglio quando costavano meno di 100 lire).
Saluti
Certo ! Autori come Philip Dick erano un'altra cosa, comunque gli anni 60 sono stati il periodo d'oro della fantascienza!
Posta un commento