sabato 19 settembre 2015

Recensione: Nievo - La coscienza di Zeno


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La vacanza invita alla rilettura dei classici e questo è uno di quelli imperituri, che anche se lo conosci già, da letture antiche, ti riacchiappa e ti tiene fermo sotto l’ombrellone fino a quando non te lo sei finito di nuovo e ti becchi una bella scottatura, visto che il sole continua a mordere anche a settembre. Davvero un libro utile anche a chi volesse imparare a scrivere, proprio a riguardo al tema di come si deve far emergere dalle ombre della carta, la psicologia ed il carattere del personaggio, indagato fin dalle prime pagine su quali pieghe nascoste riveli la sua coscienza. Certamente l’epoca in cui è stato scritto ferveva anche della grande novità per la nuova scienza psicologica alla quale, come per ogni cosa nuova, in molti si erano di certo appassionati, caricandola forse di maggiore rilevanza di quanto ne abbia e sappiamo bene di quanta fuffa è facile condirla. Ma i vari aspetti via via indagati, la dipendenza dal fumo, l’infedeltà, quel senso dell’onore e del dovere mitteleuropeo che doveva, per lo meno esteriormente essere così comune alla fine dell’ottocento e negli anni successivi, per lo meno in quell’area mercantile asburgica che fungeva da collante della società, molto di più della appartenenza nazionale, che in quelle zone di confine non era mai ben chiara, ci porgono un ritratto di questo personaggio, così esageratamente curioso o irreale, da renderlo simpaticissimo. Come fai a noi sorriderne quando è così soddisfatto dal riuscire ad occultare le sue scappatelle, paragonandosi a quelle del cognato. Lui è davvero convinto di essere bravo e meritevole per questo, anzi proprio questo aspetto minimizza la sua presunta colpa fino a cancellarla del tutto, rendendone l’aspetto di non far soffrire la sua sposa, una cosa assolutamente positiva e meritoria. Potremmo avvicinarlo a certi individui dei giorni nostri che si sentono perfettamente a posto quando dichiarano di saper bene come risolvere i problemi migratori con nidi di mitragliatrici per affondare gommoni carichi e che subito dopo, senza minimamente rilevarne l’incongruità, si commuovono alla vista dei gattini su FB o ai poveri cuccioli abbandonati da padroni senza cuore sull’autostrada. Ma forse, seppure con esagerazione, è davvero così l’animo umano, pronto ad autoassolversi con facilità estrema e assieme capace di slanci irrazionali. Quanto poi al lato ipocondriaco non ne parliamo neanche, dopo il porno, gli argomenti medici sono i più cliccati del web. Insomma un libro sconsideratamente attuale, come lo sono sempre i grandi capolavori. Scusate ma devo andare perché ho dimenticato di prendere le mie pillole.


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