lunedì 14 settembre 2015

Recensione: Corona - I misteri della montagna




Leggere un libro di montagna al mare è una cosa che ci sta. Corona, ormai noto e gigione personaggio televisivo, riscrive lo stesso libro ormai da una ventina di volte, diciamo che sul suo personaggio ci campa, come fanno in tanti del resto e fa benissimo a farlo. Qui manca addiritura la trama per classificarlo come romanzo, tuttavia come gli altri si lascia leggere per quella malia e desiderio di fiaba misterica che alberga in tutti noi. È sempre piacevole sentire queste storie di luoghi magici e segreti che il ragioniere di città, ritiene perduti per sempre e che desidera ad occhi aperti e gli fa comprare appena ne ha la possibilità, qualche rudere sperduto in mezzo a qualche vallata abbandonata, per una cifra d'affezione. Sono le parti più  godibili del libro, quelli dove la poesia prende spazio e racconta storie antiche, ancora di più se sono mascherate da ricordi del bambinello ingenuo che nella montagna è nato e la ricorda come tutti il proprio passato, con l'animo del fanciullino. Insopportabile invece quando la vena poetica lo abbandona e parte con la saggezza antica che possiedono solo gli uomini dei monti e i pippozzi degli uomini cattivi, delle banche e delle perfide multinazionali, le auto puzzolenti ed i gitanti chiassosi, con quella mentalità tipica presente anche nelle nostre valli, in cui si piange disperati perché non ci viene più  nessuno e poi se qualcuno arriva, dà inevitabilmente fastidio e meno male che presto si toglie dai piedi. Lagne da montanari a cui non va mai bene niente, no tutto, pronti però a lamentare che il governo non manda soldi. Comunque prendetene la parte migliore e sognate di boschi misteriosi e animali che parlano, di montagne che sentono e toccano e si spostano nella notte che sarà  comunque piacevole. 

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