Traffico in autostrada |
Corsia di sorpasso |
Il passaggio tra Rajastan e Gujarat, benché si tratti
di due stati diversi a tutti gli effetti, con una sorta di barriera doganale
sull’autostrada, è in pratica poco visibile, una baracca che forse contiene
qualche ufficio polveroso, con scrivanie vecchie di decenni e un gruppetto di
militari che ammucchia montagne di inutili carte in scaffali squinternati. I mezzi di trasporto infatti, in particolare
le migliaia di camion che transitano su queste strade, hanno l’obbligo di avere
particolari permessi per passare da uno stato all’anno e la maggior parte degli
stracarichi truck esibiscono
orgogliosamente sul frontale la scritta All India permit, che consente di
passare dovunque, mentre sul cassone posteriore resiste l’onnipresente Horne
please, un invito all’utilizzo del clacson che rappresenta evidentemente uno
stato mentale del traffico del paese, dove lo strombettamento continuo è
sintomo di presenza, di affermazione, di segnale di intenzione, insomma la
dimostrazione di esistenza in vita in movimento. Sull’autostrada per fortuna la
velocità è comunque limitata. Da un lato la fila interminabile di camion che
intasa completamente una corsia di marcia, strabordando spesso con carichi
giganteschi avvolti in lenzuoloni bianchi trattenuti da corde, che si
rigonfiano al vento. Ogni mezzo si carica fino all’inverosimile causando
oscillazioni ambigue o addirittura una marcia costantemente inclinata da un
lato.
Autostrade indiane |
I bus e le corriere che nella maggior parte dei casi, sono un ammasso di
lamiere arrugginite coperte in parte da scritte e disegni colorati di ogni
classe di divinità, anche di religioni diverse che non si sa mai. La parte del
leone la fa Ganesha, il dio dalla testa di elefante, protettore dei viaggi,
allegro e fortunato, ma anche Gesù o Buddha sono frequentemente presenti. Questa
però, è gente che ha fretta e si muove zigzagando tra le corsie, un percorso
ondivago che vorrebbe costantemente rimanere sulla corsia di sorpasso, ma che di
continuo si porta sul lato della strada per scaricare gli arrivati a
destinazione e caricare i nuovi passeggeri. Nella maggior parte dei casi , un
congruo numero di passeggeri viaggia sul tetto del veicolo, accoccolata a gambe
incrociate, tenendosi alla meglio al tettuccio, mentre altri, in evidente
surplus, rimangono appesi fuori dalla porta o dietro. L’equilibrio sembra
decisamente precario, ma misteriosamente sembra che non caschi giù mai nessuno,
almeno quasi sempre. I mezzi in avaria vengono invece abbandonati in mezzo alla
strada, con delle frasche lasciate qualche metro addietro per segnalarne la
presenza.
Al pozzo |
A volte vedi qualcuno attorno che tenta una riparazione, altre volte
autisti e trasportati rimangono a lato, sdraiati in attesa di soccorsi. In
tutto questo bailamme che comprende ogni sorta di mezzi motorizzati, risciò,
carretti a trazione animale, bici e moto, bisogna considerare le vacche e
bovini vari che stazionano ai lati, attraversano lentamente perché l’erba
dall’altro lato della strada è sempre migliore oppure vi si sdraiano in mezzo a
ruminare, essendo l’asfalto forse più confortevole. L’attraversamento delle
greggi invece blocca completamente il flusso normale del traffico. Gli autisti
abituati a questa tipologia di movimento non danno grandi segno di nervosismo.
Anche quando capita e non di rado che il camion davanti a voi si sposti e
compaia all’improvviso sulla corsia di sorpasso, un mezzo che si muove in senso
contrario al senso di marcia, l’autista fa un cenno di fastidio con la mano e
alza gli occhi al cielo, come dire, quanta pazienza che bisogna avere e si
sposta con calma per evitare il frontale. Comunque alla fine si arriva e
compatibilmente con la massa in movimento, gli incidenti sembrano piuttosto
rari.
Il pozzo |
In qualche modo comunque si arriva ad Ahmedabad, la capitale del Gujarat,
una grande città di oltre 5 milioni di abitanti, per uno stato tutto sommato
ricco rispetto al suo vicino del nord. Le sue risorse arrivano da una
agricoltura abbastanza fiorente anche se condizionata dal monsone, soprattutto
il cotone che contribuisce anche ad alimentare una fitta industria tessile ed
al commercio che tradizionalmente ha popolato lo stato di mercanti e di
spostamento di merci. Tuttavia anche qui l’acqua è un problema stagionale,
troppa in alcuni periodi, nulla in altri, situazione che ha portato nei secoli
alla progettazione di un sistema di serbatoi di grandi dimensione, veri e
propri laghi artificiali per la raccolta di quanto arriva dal cielo durante il
monsone e di pozzi a gradini, spesso molto profondi, chiamati Baori in Rajastan
e Vav in Gujarat, che sono diventati nel tempo sistemi architettonici complessi
che hanno prodotto vere e proprie opere d’arte.
Il pozzo |
Alle porte della città, uno dei
più famosi di questi pozzi, l’Adalaj Vav, costruito nel 1499 penetra nelle
profondità della terra con cinque piani sempre più profondi, circondato da una
impressionante ricchezza di pilastri scolpiti, balconate e pannelli di pietra,
che aggettano sulle gradinate che scendono verso il fondo, raccontando storie
di artigiani e mercanti, di dei e amori tra re e principesse. Costruire i pozzi
era considerato da parte di chi governava, un obbligo religioso per rispondere
alle necessità del proprio popolo. Man mano che scendi nella profondità della
terra, la temperatura è sempre più fresca e gradevole e non fatichi ad immaginare
gruppi di donne che arrivavano a prendere l’acqua coi grandi contenitori di
ottone tenuti sotto il braccio o pieni in equilibrio sulle teste, fermandosi a
chiacchierare e a godere del fresco de sottosuolo al confronto della torrida
calura esterna. Appena fuori comincia la sterminata periferia della capitale.
SURVIVAL KIT
Al pozzo |
Ahmedabad – Capitale del Rajastan, con molte cose da
vedere in particolare nel centro storico, dove conviene trovare alloggio. I
prezzi sono inferiori rispetto alle zone turistiche del Rajastan.
Adalaj Vav – Forse il pozzo storico più bello del
Gujarat. Costruito nel 1499 dal sultano Begada, in cinque piattaforme
successive, scende ad oltre 50 metri sotto terra con tre scalinate di ingresso
ed è uno straordinario e ricchissimo esempio della scultura del periodo.
Entrata libera.
Hotel Le Grande Residence - Old Sharda Mandir Cross Roads – Nuovo a qualche chilometro
dalla città vecchia, raggiungibile solo con un mezzo. Camere moderne, pulite e
ben fornite. AC, TV, free wifi anche in camera potente. No frigo. Bagno con buone
dotazioni. Colazione ottima, una delle migliori avute in questo viaggio, con
papaya e altri frutti. Personale gentile e disponibile. A pianterreno
ristorante Spice Zone, molto frequentato, meglio prenotare. Cucina nord india
buona a prezzi contenuti. Piatti 2/300 R. Servizio accurato.
Traffico |
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