

Qualche cosa alla fine casca sempre. Così si può vagare per giorni interi per questo spazio vuoto, fermandoti di tanto in tanto tra paludi ad osservare il volo dei flamingos o il becchettare degli ibis che si fanno largo tra gruppi di grasse oche del Nilo. Poi di tanto intanto, tra sequenze di sterpi ed avvallamenti, dove la scarna e assetata vegetazione si fa solo un poco più generosa vedi comparire le casupole o le capanne di qualche villaggio nascosto. Dalla forma puoi capire subito l'appartenenza, perlomeno quella religiosa. Nirona è un agglomerato di case bianche che si raggrumano attorno ad un paio di stradine tortuose che confluiscono su uno spazio centrale. Una, un poco più grande, col tetto dipinto di verde ed un piccolo minareto lo identifica come mussulmano. Un mini bazar e molta gente per le strade, forse anche da villaggi vicini, in fondo questo è già quasi una cittadina e anche se la maggioranza appartiene all'etnia Wasa Koli, noti facce di tutti i tipi che girano per il mercatino a fare acquisti prima di salire sulla corriera sgangherata che aspetta già stracarica su un lato della piazzetta. Turbanti, sari colorati, donne velate e zuccotti bianchi, addirittura una Jat che cerca di nascondere l'enorme staffa di metallo che le pende dal naso.


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Cucina di villaggio |
Le donne hanno vestiti ricchissimi ed ampi, con gonne che brillano con mille frammenti di specchietti cuciti tra le pieghe. La parte anteriore del busto è coperta soltanto da una stoffa rettangolare legata di dietro e che lascia scoperta quasi per intero la schiena. Ancora una tribù di Meghawal a Gaudinagam, ma con case più strutturate e ricoperte di affreschi ancora più complessi. Qui gli anziani, dita nodose e visi raggrinziti da ragnatele di rughe profonde, scavano con sgorbie sottili, tavole di legno odoroso in disegni geometrici di pregevole complessità. I visi sono davvero intensi, occhi a fessura sotto contorti turbanti bianchi, volti magri di donne ricoperti di anelli pendenti dal naso ad intrecciare orecchini ancora più complessi, veli trasparenti da cui sfuggono masse di riccioli neri ricoperti da oli profumati, sorrisi aperti di bambine dai braccialetti che tintinnano, cavigliere talmente pesanti che quasi ostacolano il cammino. L'aria intorno è quasi immobile nella calura del mezzogiorno.
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SURVIVAL KIT
Banni area - Banni significa gruppo di villaggi sparsi. Per visitare questi villaggi del Great Rann, è conveniente avere base ad Hodka che si trova in una posizione grosso modo centrale. Potrete fermarvi in questa zona anche più giorni, vedendo ogni volta villaggi e tribù sempre diverse e più sperdute. Necessariamente assoldate una guida locale che permette di essere introdotte nelle varie realtà senza problemi, da quelle più aperte a quelle più scorbutiche. Calcolate 1000 R per tutto il giorno. La maggior parte dei villaggi sono raggiungibili, anche se con fatica con una macchina normale. Troverete qui una grande varietà di manufatti artigianali di grande qualità, dai tessili alle terrecotte, gioielleria in argentone e metalli vari, dipinti e sculture in legno. Comunque non è che sono appesi al pero, i prezzi richiesti spesso sono esagerati e dovrete contrattare alla morte come dappertutto. Chiedete sempre il permesso di fotografare perché in alcune zone come presso i Jat di cui parleremo domani, questo è assolutamente proibito. Tuttavia per gli amanti della parte etnografica, questa è un'area assolutamente imperdibile, battuta solo dal turismo locale e indiano e poco visitata dagli occidentali. Di tanto in tanto avrete occasione di fermarvi in spazi paludosi ricchissimi di avifauna con centinaia di specie stanziali e migratorie, altro spunto di interesse notevole.
Per chi è interessato alle campane di varie dimensioni: Lohar Haji Siddik - Near bus station - Nirona. manufatti di vario tipo. Ve li fa direttamente mentre aspettate. Tirate sul prezzo.
Per chi è interessato alle campane di varie dimensioni: Lohar Haji Siddik - Near bus station - Nirona. manufatti di vario tipo. Ve li fa direttamente mentre aspettate. Tirate sul prezzo.
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