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Zone salate |
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Al ristorante |
I contrasti e le differenze tra l’India di ieri, un
caotico sovraffollamento di mali antichi, miseria, odi razziali e difetti
umani, confrontata con quella che vuole essere l’India di domani, li senti
sulla pelle attraversando città diverse anche se vicine. La nuova Ghandinagar,
costruita con l’ottica della città del futuro a qualche chilometro da
Ahmedabad, con le sue immense strade rettilinee che si allungano all’infinito,
incrociandosi con angoli retti perfetti che tracciano immensi quadri contenenti
i palazzi del potere, gli edifici della nomenclatura regionale, le sedi di
gruppi di influenza come l’Akshardam, la base del ricchissimo ordine religioso
degli Swaminarayan e poi le ville dei grandi ricchi nascoste nel verde di
immensi parchi, rappresenta la voglia di ricchezza e di efficienza costruita
sulla spinta consentita dai bassi salari e dalla scolarità elevata, forse lo
specchio di quello che vorrebbe essere la società indiana nel futuro.
All’opposto Bhavnagar, una infinita serie di costruzioni ad un piano dirupate e
cadenti dove si ammassa una umanità corrosa da una povertà cattiva e lurida,
invasa da cartacce, immondizie e scarichi di questa società che basa la sua
riuscita sul consumo e che da qualche parte deve pur lasciare i suoi residui.
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Al bar a Bhanavgat |
Nelle stradine strette e ingombre di mezzi malandati o
addirittura inservibili, abbandonati alla ruggine, sopravvive una massa di
persone il cui successo consiste nell’arrivare a domani in qualche modo, pur in
una quasi assenza di bisogni. Lo senti nella polvere che ti lega i denti e
colora l’aria di giallo, nello stridore continuo dei clacson che vogliono solo
affermare di esistere, nello sguardo spento di chi rimane per ore seduto sui
gradini della porta. Anche se la maggior parte dei negozi sono chiusi essendo il
giorno successivo al Divali e sembra esserci meno gente in giro, un’idea di
inedia ferma nel tempo avvolge la città. Una vita che prosegue sugli sfridi di
risulta della civiltà. In fondo, il mare caldo del mar Arabico è soltanto a
poche decine di chilometri più a sud. Per larghi spazi prima di arrivare alla
città, che in fondo è periferia di se stessa, si stendono a perdita d’occhio
invece di fertili campi, infiniti spazi dove affiora una patina bianca di sale,
bandiera implacabile di aridità infertile e invivibile, che la assedia, Da sud
non arrivano brezze fresche e profumi di erbe e di pesce, ma fumi lontani,
maligni e velenosi.
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Il Nilambag palace |
Anche se fin qui non arrivano i clangori e le urla di
dannati e neppure lo puoi vedere, questo, invisibile e inesistente sulla carta,
è uno dei luoghi simbolo di questa area, il cimitero delle navi di Alang. Qui
la terra finisce nel mare con un declinare minimo che prosegue per chilometri
rendendone indistinguibile il punto di passaggio e qui vengono ad arenarsi le
carrette del mare di tutto il mondo, dai vecchi cargo battenti barriera
liberiana dei romanzi e delle barzellette, alle superpetroliere ormai obsolete
e superate dalle loro sorelle più moderne ed efficienti. Arrivano come mostri malati di vecchiaia
corrosi dalle magagne e dalle ruggini, si allineano disordinatamente secondo la
forza della marea di quella giornata e rimangono lì inclinate su un fianco ad
aspettare la morte definitiva. Come termiti affamate, ogni giorno, decine di
migliaia di uomini arrivano dalla terra e le aggrediscono come un esercito
divoratore che a mani nude le smonta pezzo per pezzo, incurante dei veleni che
portano nelle loro viscere, a loro volta carne da macello sacrificabile per una
manciata di rupie.
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Mortaretti per ilDivali |
Nessuno può venire a vedere questi centri di recupero
di materiali, l’ingresso è tassativamente vietato, non è bello avere testimoni
da questo girone dell’inferno non ancora catalogato, dal contrappasso da
definire. Anche questa è l’India. Nascondere lo sporco sotto il tappeto, che
non si veda, per lo meno non troppo. In città invece non appena scende la sera
senti invece la voglia compulsiva di festa non ancora finita. Davanti al
palazzo del maharaja, trasformato in albergo lussuoso, mentre mangi nel grande
giardino tra le lucine occhieggianti distese tra gli alberi, i guardiani, il
personale di servizio, le guardie in divisa, non sanno resistere e stendono
file di petardi nei vialetti bui e poi li accendono compulsivamente. Gli scoppi
fortissimi proseguono senza sosta e poi altri ed altri ancora, illuminando la
notte di rumori assordanti che ottundono i sensi e le coscienze.
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Dwcorazioni per il Divali |
SURVIVAL KIT
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La hall del Nilambag Palace |
Hotel
Narayani Heritage – Nilambag palace, Dairy road, Bhavnagar
– Molto carino come tutti gli Heritage, in quanto nati dal riadattamento di
antiche residenze, questo hotel sfrutta le basse costruzioni alle spalle del
più lussuoso Nilambag Palace, residenza del Maharaja, visitabile e che offre
nel giardino un gradevole Garden restaurant, molto consigliabile. Le camere
sono pulite e piuttosto grandi. I bagni come spesso accade sono piuttosto basici.
AC, TV, Frigo ma non c’è wifi. Colazione valida con frutti esotici tra cui il
chiku.
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