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Il tempio di Lakshmi Narayan |
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E' come scivolare lentamente in un grande imbuto. La strada si allarga, aumentano le corsie, eppure le macchine e gli altri mille diversi mezzi di trasporto aumentano in maniera geometrica e, a poco a poco che si dilatano le dimensioni dell'asfalto, diminuisce la velocità. Crescono di numero le baracche, alternate a quartieri dormitorio già cadenti ancora prima di essere finiti e le città satelliti del business tutti vetro e grattacieli. Scompaiono le vacche ma aumentano i gruppi di mendicanti che approfittando delle lunghe pause del traffico in cui si avanza a passo d'uomo, camminano a piedi nudi lungo il serpentone autostradale con bambini al collo sporchi e laceri, picchiettando con le nocche sui vetri delle auto che rimangono tutti ermeticamente chiusi, anche per non soffocare in quella che sta diventando una vera e propria camera a gas. La città di Delhi, la capitale dell'India, ma forse è meglio dire le tante città che costituiscono questo smodato conglomerato urbano, diviso da altrettanto enormi spazi verdi, sono sepolte sotto una cappa di caligine e gas di scarico che hanno ormai completamente attutito, anzi annullato, la puzza di marcio, di fogna, di escrementi. Forse gli odori organici sono stati, come dire, sterilizzati da altri più moderni veleni che ti prendono subito alla gola assieme alla polvere della stagione secca, facendoti tossire, ma solo un po', di tanto in tanto.
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Lotus temple |
E' la megalopoli che corre verso il futuro, che ha voglia di lasciarsi indietro le note dolenti del
sitar e le battute sincopate del
tabla, mantenendo certo simboli antichi, che balzano fuori dai cartelloni dei cinema o dai mille dei colorati che si affollano sui
vimana dei templi ma a tempo di hip hop o al più, ai convulsi ritmi di Bolliwood. La gente si ammucchia ancora attorno ai prati verdi della porta dell'India o si mette in coda per entrare sotto i petali giganti di cemento del Lotus temple che i Baha'i hanno da poco eretto, ma tutti ingannano l'attesa compulsando il telefonino e facendosi
selfie da postare su facebook. Il mondo va avanti bellezza, anche il tempio di Laxmi Narayn che ho voluto rivedere dopo una pausa durata quaranta anni è stato tutto ridipinto di nuovo. La fresca vernice color mattone mi restituisce un senso di centro commerciale appena aperto a cui il designer abbia voluto dare un tocco di esotismo. Ho voluto ritagliarmi un giorno intero a passeggio per questa città per ritrovarci qualche altra cosa di quel passato lontano, un po' come un alcolizzato che torna sul luogo del suo primo bicchiere insomma. In fondo, se li cerchi con attenzione i punti distintivi di questo gigante del mondo che ha superato di slancio il miliardo di abitanti, li trovi sempre.
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Hazrat Nizam-uddin Dargah, |
Quella folla onnipresente, curiosa e gentile, oppressiva ma sorridente occupa gli stessi spazi, forse ce n'è un po' di più, si è, se possibile, ulteriormente dilatata, ma basta penetrare gli spazi della Tomba di Humayum e del suo parco infinito che subito si dirada e si perde nei quadrati perfetti dei prati all'inglese, in mezzo ai quali spuntano le gemme rosse dei palazzi, fino alla tomba centrale in cui indovini subito la sagoma precorritrice di quel Taj Mahal che gli ha portato via, con la sua invenzione di marmo bianco assoluto, la fama e alla fine anche la primogenitura. Ma se vuoi goderti un bel pezzo della Delhi di altri tempi devi farti portare ad Hazrat Nizam-uddin Dargah, l'antico quartiere mussulmano formato da un dedalo inestricabile di vicoli attorno al santuario di marmo di un famoso santo sufi del 1300. Il nostro Mohammed che pur avendo finito il suo servizio, ha voluto dedicarci un'ultima giornata, non è ben chiaro se perché si sia davvero affezionato a questi viaggiatori anomali non troppo lamentosi, per i quali alla fine va poi bene tutto o perché, essendosi fumato immediatamente tutta la mancia del mese per comprare un'automobilina elettrica all'unico erede di tre anni che ogni giorno al telefono gli appalesava questo consumistico ma inderogabile desiderio e si sa, i figli son pezz'e core dappertutto, sia speranzoso di qualche ultimo guadagno, se mai si materializzasse un'ultima lucrativa commissione nella visita tra una tappa e l'altra di qualche emporio di souvenir.
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Mendicanti |
I soldi son sempre troppo pochi si sa e lui ha ancora la famiglia di origine nel lontano e poverissimo Bihar, contadini i genitori e pure l'unica sorella rimasta, andata in sposa anche lei ad un contadino, manco a dirlo miserevole con non più di un ettaro di terra rinsecchita o fangosa a disposizione a secondo della stagione. Per questo suo figlio, unico, ben s'intende, dovrà studiare, costi quello che costi, a cominciare dall'automobilina elettrica e intanto gli si illumina il sorriso, forse pensa ancora a ieri sera quando gliel'ha portata a casa. Comunque all'interno del quartiere vuole portarci lui, anche se lì c'è tutta bravissima gente, ci mancherebbe, tutti mussulmani come lui, mica come quegli infidi "altri", meglio farsi condurre per trovare poi la strada per tornare a casa. Ad ogni metro un angolo, dopo pochi passi perdi subito la direzione, come in tutte le
medine arabe. E' una serie infinita di bancarelle che vendono fiori, libri, incensi ed altri materiali religiosi. Bisogna lasciare le scarpe e proseguire a piedi nudi, se ve la sentite naturalmente. File di mendicanti mettono in mostra le loro infermità più impressionanti. Gruppi di barbuti chiacchierano e donne che rispettano il
purdah più ristretto, completamente avvolte in neri mantelli si inoltrano sempre più dentro all'ammasso di case, mentre il rumore e la confusione aumenta a dismisura.
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La tomba di Nizamuddin |
Finalmente si arriva a quello che dovrebbe essere il punto centrale del quartiere, un edificio religioso di marmo bianco con una gran folla che arriva, gira intorno o semplicemente sta seduta per terra a cantare inni sacri. Oggi è giorno festivo e tutti portano fiori rossi e petali di rosa da gettare sulle tombe. Davanti alla tomba di Jahanara, la famosa figlia di Shah Jahan, il costruttore del Taj Mahal, vecchi sufi cantano in coro il tradizionale
qawwali, il canto poetico di saluto dopo le preghiere della sera. E' un momento di magica perdita di identità, ti senti avvolto da un mondo davvero diverso a cui in un altro tempo avresti potuto appartenere, trasportato lì, come per una deformazione di onde gravitazionali (non vuol dir niente, ma è molto attuale). Se ti svegliassi adesso, qui, senza sapere, davvero non potresti dire in quale hanno ti trovi. Ti riporta alla realtà un addetto del tempio che con convincenti spiegazioni sta raccogliendo le offerte e chiede, anzi pretende che tu firmi il librone mastro in cui devi anche decidere il fine a cui debbano essere destinati, la scuola, il sostentamento delle famiglie povere, la cura del tempio e delle tombe e così via. Non si scappa, è tutto scritto nero su bianco. Ce ne andiamo alla chetichella, gli sguardi che ti seguono sono, almeno all'apparenza, benevoli. Mohammed è tranquillo, qui si senta a casa sua: - Bayshà, fratello - dice rivolgendosi in urdu a un venditore, riprendendo le nostre scarpe, per avere una coroncina di fiori, poi te la mette al collo, anche se di provvigioni oggi, non ne sono arrivate.
SURVIVAL KIT
Altri punti interessanti da vedere a Delhi:
Lotus Temple - E' il tempio della religione Baha'i, di origini persiane, altra testimonianza di come l'India sia il crocevia di tutte le religioni del pianeta. Di recente costruzione (2005) è una via di mezzo tra l'Opera House di Sidney e una costruzione disneyana, tra marmi, cemento e arenaria rossa. Si dice ospiti 20.000 statue di divinità e 148 di elefanti tutti diverse. Lunghe code per entrare anche solo nel parco, dove ci sono anche itinerari in barca tra le varie attrazioni religiose, ma potrete ammirarlo anche solo dall'esterno
Lakshmi Narayan Temple- Tempio enorme in stile Odisha dedicato a Vishnu e alla sua sposa, dai
vimana color crema e rosso, costruito nel '38 dal ricco industriale Birla, infatti è anche chiamato Birla mandir. Completamente ridipinto e rinnovato recentemente.
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Distribuzione dei petali |
Hazrat Nizam-uddin Dargah - Quartiere mussulmano a sud di Delhi, vicino alla tomba di Humayun a cui conviene abbinare la visita. Intricato dedalo di viuzze, meglio farsi accompagnare da qualcuno per arrivare a colpo sicuro al centro dove ci sono le tombe del sufi Nizam-uddin del 1300 e quelle di molti altri santi tra cui il famoso poeta Khusro. In questo modo potrete lasciare le scarpe a qualcuno che lui vi indicherà, bastando in questo modo una mancia di 10/20 R invece di quelle molto più esose che vengono richieste all'uscita ai solitari a cui vengono appioppati anche i petali da spargere nel tempio. Vi verrà chiesta un'offerta (cercheranno di spillarvi il più possibile, anche 1000 R, ma reagite con fermezza, sono sufficienti 100/200 R). Verso sera si levano i canti dei vari santoni che stazionano lì intorno al tempio; è forse l'unico posto dove si possono sentire i cantanti di Qawwali.. Coloratissimo e senz'altro interessante se non vi impressionano le piaghe e le malattie varie dei mendicanti che si affollano agli ingressi per impietosire i fedeli. Tenete conto che dovrete fare un bel tratto a piedi nudi in mezzo ad un ambiente a cui non siete abituati, se non ve la sentite lasciate perdere. Molto vitale e colorato anche il vicino mercato. Le case stesse del quartiere sono dipinte di colori vivacissimi. In ogni caso un posto da non mancare.
Humayun's tomb - (ingresso 250 R) Vasto parco a sud della città vicino al fiume Yamuna nel quartiere di Nizamuddin est, che comprende diversi monumenti tra cui la maestosa tomba di Humayun . E' stata la prima tomba giardino dell'India, fatta costruire alla fine del 1500 dall'imperatore moghul Humayun figlio di Akhbar e che fu ispiratrice del più famoso Taj Mahal. La tomba è maestosa e spicca solitaria in un magnifico giardino in cui la folla di visitatori, locali nella maggior parte, si perde. Un monumento assolutamente grandioso, da vedere e abbinare col vicino quartiere mussulmano.
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