Ieri, 29 anni fa, arrivavamo a casa dall'India, dopo un infernale viaggio di oltre 30 ore. Era una delle innumerevoli volte, a cui ne sarebbero seguite altre ancora, ma quella volta è stata proprio speciale. Tornavamo a casa con un fagotto in più e anche se gridava a squarciagola facendo chiaramente intendere quello che sarebbe stata la sua indocile e decisa intenzione futura, si capiva bene che sarebbe comunque stata la cosa più bella e più importante della nostra vita, quella che ha dato un senso a tutto quello che siamo o che facciamo. Per questo per noi due, il primo di aprile ha una valenza del tutto particolare, una giornata di gioia insopprimibile in cui ho soltanto voglia di essere allegro, di ridere e scherzare e condividere il mio stato d'animo con tutti quelli che mi circondano. Tutto il resto è noia direbbe il Califfo.
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4 commenti:
Congratulazioni! Per tutti tre.
Grazie Juh!
La gioia è un non commentabile: è un regalo, o caro Enrico che ce la dividi—Enrico, che da ventinov'anni chiaman babbo
@Paolo - è gioia così grande e gonfia che scalda e annulla ogni tinta di nero, di negativo, di dolore. Fortuna immeritata.
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