giovedì 7 aprile 2016

Cronache di Surakhis 67 - La caccia

dal web - greenstyle.it

La muta dei cani correva nel bosco. Abbaiavano guaivano, ululavano a seconda dei diversi branchi di provenienza da cui arrivavano prima che si fosse formata quell'orda malevola e feroce, che nessun altro interesse aveva se non isolare la preda, raggiungerla e dilaniarla a morsi, sbranandola definitivamente per placare la loro sete di sangue. Erano bestie infette e malefiche, inutili a se stesse e dannose alla comunità tutta, che correvano per la foresta cercando solamente di far sopravvivere la loro maligna ed inutile esistenza. Il virus pervadeva il loro corpo e la loro mente malata. Non c'era più ragionamento o barlume di luce nei loro occhi, solo la cieca voglia di distruggere per mantenersi in vita e spargere ancor di più l'infezione. All'inizio era stato un insorgenza di pochi casi isolati. Comparsi prima soltanto come emersione di sprazzi di follia, con atteggiamenti addirittura comici, in altri casi grotteschi e ridicoli, che il popolo aveva preso come scherzi divertenti e senza pericolo.

Una cosa da ridere insomma. Poi altri focolai si erano diffusi in alcune zone nell'emisfero nord di Surakhis. Questi si presentavano come una furia cieca più feroce ed esclusiva. Pareva volta piuttosto a far sì che questi branchi volessero isolarsi nella loro accidiosa individualità creando comunità di folli, richiuse in aree ristrette. Poi la malattia era penetrata anche tra le file di chi doveva spalleggiare il capo e uno alla volta all'inizio, poi in gruppuscoli sempre più numerosi, man mano che la malattia si sviluppava annebbiando le menti, gli si erano rivoltati contro, chi lasciando subito il branco, chi più malignamente, rimanendovi, dopo che, riconosciuto, era stato messo da parte, per azzannare e provocare il maggior danno possibile dal di dentro. Infine man mano che le cose sembravano funzionare e venivano fatte le cose che per anni erano rimaste colpevolmente non eseguite o peggio, tutti i vari gruppuscoli si erano via via uniti nella caccia, per distruggere chi stava cercando di mettere le cose nel giusto senso di marcia, col fine ultimo di riportare il pianeta nel caos primigenio, dove questi esseri inutili e dannosi trovavano il loro naturale brodo di coltura che permetteva loro di sopravvivere.

 Tanto le cose andavano peggio, tanto per loro sarebbero andate meglio. Il popolo bue assisteva alla caccia, schiamazzando ed in fondo con divertimento, molti ormai parteggiavano per il branco malato, speranzosi che raggiungessero la preda e se la divorassero, non tanto perché pensassero che dopo le cose sarebbero andate meglio, in generale neppure lo capivano quale fosse la strada giusta per sistemare le cose, ma come spesso accade, per quel senso di godimento che ha la folla ha quando vede cadere il potente, quasi questo sia una rivincita dello schiavo, che invece ricade poi in un girone assai peggiore. Comunque la fine della caccia si stava avvicinando. Il Presidente, con ormai pochi animali a lui fedeli, cercava un' ultima via di fuga. I sentieri del bosco diventavano via via più stretti e difficili da percorrere. Però, non cercava certo di nascondersi, sapendo bene che questo non sarebbe servito a nulla, anzi spesso si fermava a fronteggiare la canea degli inseguitori, mostrando le zanne, addentandone qualcuno che si faceva più vicino, ma il corso degli eventi sembrava ormai segnato. La fine del progetto era vicino ed il caos che ne sarebbe succeduto sempre più probabile. 

Paularius rinchiuso nella sua fortezza, se la rideva, sapendo bene come stavano andando le cose e come con tutta probabilità sarebbero finite a breve. Le bestie infette avrebbero conquistato l'effimero potere, dilaniandosi poi a loro volta gli uni con gli altri e gli schiavi, contenti dopo i primi applausi, avrebbero vestito catene ancor più pesanti. Le sue miniere potevano stare tranquille, la carne da lavoro sarebbe stata a sua disposizione in misura sempre maggiore. Guardò gli ultimi titoli dei notiziari, che avendo ormai annusato l'aria erano sempre più duri verso il presidente, bramosi di acquisire benemerenze dai probabili futuri padroni e sghignazzò a lungo. Tutto stava procedendo bene. Poteva andarsi a riposare nelle stanze del piacere. Suonò la campana per convocare un gruppo di fellatrici che erano appena arrivate da un pianeta di Capella, specializzatissime in questa attività di entertainment e di cui si dicevano meraviglie, e si allungò sui divani di carne della sala, mentre la sua multivaginata preferita gli massaggiava le tempie nell'attesa.

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