Tornato dopo una total immersion di quattro giorni, non posso che dire e ripetere, ma quanto è bella e interessante l'Italia. Certo quello che impressiona è la densità oltre che la diversità delle cose da vedere e da apprezzare. Ma andiamo con ordine. Questo è il periodo dell'anno in cui per tradizione partecipo al viaggio di istruzione del museo dell'Agricoltura del Piemonte, benemerita associazione di cui mi vanto di fare parte fin dai suoi albori. Ovviamente questo viaggio, che si svolge ad anni alterni, una volta in Italia ed una all'estero, ha un tema di fondo che riguarda l'agricoltura nei suoi vari aspetti, tecnici e culturali, ma che ovviamente si accoppia anche agli interessi d'arte e di bellezze naturali dei luoghi visitati. Quest'anno è toccato alla bassa Toscana con attenzione particolare all'ecosistema maremmano. Dunque vi racconterò cosa ho visto in questo piacevolissimo itinerario per zone che conoscevo poco o attraverso le quali ero solo transitato senza porre la necessaria attenzione. Partiamo dunque da Pienza, nostra prima tappa, città che avevo visto oltre 30 anni fa e di cui conservavo solo sbiaditi ricordi, salvo il colpo d'occhio della piazza centrale. Vedere questo esempio emblematico del rinascimento italiano è illuminante per capire quell'irripetibile periodo storico. Intanto è necessario partire dal concetto di città ideale, un topos che ha attraversato tutta la storia dell'uomo.
Da sempre infatti, il potere via via, politico, militare, religioso o economico ha considerato l'idea della progettazione di un agglomerato urbano che fosse perfetto, sia per il mantenimento dei vari poteri stessi, che del modo di vivere per coloro che lo avrebbero abitato. Il perseguimento di questo fine è di certo condizionato dal modo di pensare diverso dei vari periodi storici e ha condotto spesso se non nella maggior parte dei casi a speculazioni di natura squisitamente filosofica che hanno contribuito soltanto alla costruzione di utopie, validissime sulla carta, ma totalmente irrealizzabili nella pratica o che si sono rivelate fallimentari nei casi in cui si siano potute per lo meno iniziare. L'icona di questo concetto la racconta già la Bibbia nella sua rappresentazione della città di Babele. In altri casi l'idea viene soltanto sognata come possibile in società a loro volta eticamente perfette e che fanno parte della leggenda come l'Atlandide di Platone. Eppure partendo da importanti Faraoni egiziani, allo stesso Pericle che successivamente nel periodo etrusco e romano, si tentò di perseguire questo progetto, che torna ogni volta di attualità quando le varie epoche storiche vedono fenomeni di forte inurbamento. Anche oggi infatti, cosa sono, se non ricerche continue di questa inarrivabile città ideale, le esperienze di costruzione di tante "nuove" capitali come la Astana khazaka, la Brasilia di Niemeyer, la Chandigarh disegnata da Le Corbusier per diventare la capitale ideale dell'India e l'elenco potrebbe continuare a lungo nelle nuove città nate nelle sabbie grazie ai petrodollari o nell'Oriente la cui economia è esplosa improvvisamente, come nel caso delle megalopoli nate dal nulla nel convulso inurbamento cinese.
Una serie di sperimentazioni andate più o meno bene, ma che sottendono tutte la stessa idea, quella di creare un luogo dove la vita della comunità, sia piacevole, bella ed efficiente. Uno dei periodi in cui questa volontà si espresse con maggiore convinzione è senza dubbio il rinascimento, in cui un gran numero di persone cominciò a trasferirsi nei centri urbani, col fiorire delle attività artigianali e commerciali con la nascita prima dei liberi comuni e poi con le città vere e proprie. Ogni signore ambì a questo fine e se ne trovano molti esempi sparsi per l'Italia da Ferrara a Palmanova, a Urbino, ad Acaya, ad Eliopoli per finire con la celeberrima Sabbioneta. Ma forse quella che per antonomasia viene considerata come l'esempio magistrale di progetto di città ideale è Pienza, ideata e costruita da Pio II su quello che era il suo borgo natio Corsignano, paesino medioevale fatiscente e spopolato. Il Papa Piccolomini, uomo di grande cultura e amante dell'arte, volle creare qui la città che lo tramandasse ai posteri, altra motivazione importante nello sforzo progettuale di queste opere. In soli tre anni con l'aiuto dell'architetto Rossellino che si ispirò ai concetti di Leon Battista Alberti, sorsero attorno ad una piazza sapientemente trapezoidale per accentuare gli aspetti prospettici, il duomo, il palazzo di famiglia e successivamente il palazzo vescovile e la canonica.
La morte del Pontefice bloccò la realizzazione completa del progetto, che tuttavia segnò definitivamente la struttura della città che rimane ancora oggi come un luogo davvero perfetto da vedere e da apprezzare per le sue forme, le proporzioni e i colpi d'occhio che si hanno ad ogni girar d'angolo, senza contare la veduta che circonda il paese appollaiato su un'altura che domina la spettacolare Val d'Orcia. Ecco il senso che ti rimane passeggiando per le scansioni orizzontali del lastrico pavimentato che si rispecchia nella geometria regolare delle linee verticali dei palazzi che appaiono come perfetti moduli architettonici, è davvero quello di una grande armonia che dona dignità e solennità. Il coloro miele chiaro del travertino che li riveste e che si accentua man mano che scende la sera, possono evocare soltanto il piacere della bellezza. Certamente questo concetto di città ideale ha anche implicazioni di controllo da parte del potere, ma di certo il fine ultimo deve essere proprio quello che la bellezza è l'unico concetto che possa garantire all'uomo quel briciolo di felicità che continua affannosamente a cercare per tutta la vita. E' un'aspirazione eterna che ogni epoca continua a voler perseguire attraverso l'opera di politici, architetti, filosofi e che ogni epoca riesce ad ottenere forse in misura proporzionata ai suoi meriti. Oggi duole dover riconoscere che gli esempi che siamo riusciti a proporre sono Le Vele di Scampia e lo ZEN di Palermo.
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