giovedì 16 luglio 2020

Note di fritto misto






Raggiungere Pramollo è assai semplice, infatti, non appena arrivati, seguendo la statale del Sestriere, a San Germano Chisone, si prende la strada che dopo il paese si inerpica per qualche chilometro per una valletta laterale dall’aspetto selvaggio e solitario. Si sale subito e decisamente tra borgate isolate fino a raggiungere dopo poco il poggio, dove Pramollo è mirabilmente esposto su una balconata naturale rivolta verso il piano. Ilristorante albergo Gran Truc è in posizione dominante sul borgo, con una terrazza protetta, disposta per apprezzare i raggi del sole che pennellano i contrafforti verde cupo della valle, posti come quinte naturali al confine della pianura. Dietro quella di destra, occhieggia lontana la rocca di Cavour, sul fondo ti par di indovinare, nel tremolio dell’umidità dell’aria, una Torino estiva sonnacchiosa e semideserta. Il locale non è scevro da una certa eleganza che ben ti dispone ad accomodarti con piacere nella sala con la colonna in pietra e le travi di legno antico a vista. C’eravamo già stati una decina di anni fa e si voleva controllare se l’ottima impressione di allora, sarebbe stata ripetuta. Il menù, elencato a voce, proporrebbe  una buona varietà di antipasti tipici piemontesi, dai salumi, alla carne all’albese, al vitello tonnato, ai tomini al verde e così via, mentre per i primi potete scegliere tra gnocchetti alla toma, lasagnette ai porcini, crepelle tradizionali ed altre piacevolezze, il tutto in porzioni generose, ma noi che non siamo del tutto sprovveduti e che eravamo qui giunti, sull’onda della precedente esperienza, abbiamo subito chiarito all’amabile anfitrione, prenotandolo il giorno prima, che il nostro target era una strafogata di fritto alla piemontese, di cui ci erano state narrate meraviglie e che se volete la qualità assoluta, va preparato al momento. 

Ecco dunque che, siamo stati destinatari di un ragguardevole vassoio ricolmo di bistecchine tenerissime, salciccette croccanti, bocconcini di pollo, zucchine e poi le classiche cervella dorate, il tutto così leggero ed aereo e senza alcuna traccia della sgradevole untuosità spesso frequente in questo piatto, da invogliarvi a tentare di finire tutto anche se il vostro fisico ed il buon senso vi consiglierebbero di trattenervi. Infatti ecco arrivare il secondo vassoio, tutto dedicato alla frittura dolce, dall’amaretto, ai piccoli e voluttuosi baci di dama, ai biscottini ripieni di marmellata e alle rondelle di mele, per terminare con i dadini di semolino e da quadrotti di zabaione in croccante e dorata panatura, assolutamente deliziosi che ti obbligano a finirli, l’un dopo l’altro come le ciliegie. Questi son la vera spia della qualità del fritto misto e del valore dell’olio adoperato; nessuna pesantezza, nessun gusto sgradevole a sfiorare, turbandola, la delicata dolcezza del cubetto. Non siamo riusciti a finire tutto e ci siamo quindi concessi solo un monumentale gelato alla crema con Grand Marnier, che come di dice in Piemonte, disnàusia. Il caffè ci ha quindi rimesso definitivamente in pace con il mondo. Alla richiesta del conto, in questi casi si teme sempre la sorpresa, anche se non si può non ammettere che la qualità va pagata ed in effetti sorpresa c’è stata. La gentile incaricata infatti ci chiede 54 Euro, che mi sono di buon grado disposto a pagare, dopo che l’amico preparava i suoi, alla romana come giustamente si usa. Ma la signora con sguardo interrogativo, precisa: - No, fa 54 in tre.- Siamo rimasti basiti, constatando che evidentemente è possibile, fornire una qualità eccellente ad un prezzo decisamente allettante, unito alla piacevolezza del posto. Io, fossi in voi mi affretterei a studiare la cartina per programmare una visita conoscitiva, tenendo conto, se vi pare, che al venerdì, prenotando, si può avere un menù tutto di pesce, ma dovrete rinunciare al fritto misto alla piemontese, perché, qualità pretende che se si frigge il pesce, non si frigga altro. Vedete voi.

P.S. L'amico Giulio commosso sottoscrive


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