sabato 21 settembre 2024

France sud 1 - A Port Fréjus

La Cote - Francia - settembre 2024

 


Che vi devo dire, ho un debole per la Costa azzurra, la Côte come la chiamano da queste parti. Non so bene dirvi da cosa dipenda, perché in fondo la Liguria ha una serie di paesini anche più belli e caratteristici, mentre qui, se salti Mentone, che è uno dei posti di mare più gradevoli e comodi che conosca, devi arrivare fino a Saint Tropez e poi alle isole di Hyères, per trovare un posto davvero bello dove stare. Ma non saprei spiegarvi meglio, questa costa ha una luce così straordinaria, un profumo di Mediterraneo nell'aria, un fascino indefinibile nei suoi porticcioli, un arrière pays impagabile. Insomma diciamo pure che ne sono attratto morbosamente. Se a questo aggiungi che avendo come base proprio la deliziosa Mentone, si possono con facilità progettare zingarate di qualche giorno in quel sud francese che amo molto e che ha per me lo stesso fascino, avendo una sacco di cose da vedere che non riesci mai ad averne abbastanza. Capirete quindi che questi due mesi, giugno e settembre, a mio parere i migliori per il mare, diventano spunti imperdibili per progettare ogni volta qualche girula, senza troppa programmazione, visto anche che si è in una mezza stagione in cui non c'è ressa in giro e negli albergotti trovi sempre una stanza libera senza penare. A me poi piace proprio saltare in macchina e partire senza un programma preciso e andare, andare avanti a vedere come si dice, cosa c'è dietro la prossima collina. E qui di colline ce ne sono un sacco da esplorare. 

Fréjus

Poi al passaggio hai sempre il piacere di andare a trovare carissimi amici, che riesci solo a vedere saltuariamente e con cui rappresenta un piacere anche solo vedersi e raccontarsi cose, che ormai a noi anziani, questo è sufficiente, la chiacchiera sul tempo passato, il famoso temps perdu, su cui da queste parti lavorano da sempre. Infatti proprio stamattina prima di partire, mi pareva di sentire assieme all'aroma del caffè che usciva dalla moka borbottante, un delicato profumo di petites madeleines che copriva quello consueto dei rosmarini e dei tamarischi che arrivano dalla montagna di S, Agnès che troneggia alle mie spalle. Per forza direte voi, è inutile che fai degli sfoggi culturali così deprimenti, è che da buon diabetico sei sensibile ai dolciumi, eppure adesso che controllo, qui davanti "quella piccola conchiglia di pasticceria, così grassamente sensuale, sotto la sua pieghettatura severa e devota" è avvolta, pezzo per pezzo, nel cellophane amorfo delle confezioni industriali, altro che rimandi immaginari ad ipotetiche zie Léonie, qui di profumo non se ne sente affatto, solo plastica pura e poi tolto l'involucro e inzuppato l'insulso prodotto industriale nel caffè e non certo nel sullodato infuso di un tempo perduto per sempre, non rimane che ingollarlo rapidamente senza farsi troppi pensieri. 

"Ma, quando di un passato lontano non resta più nulla, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore rimangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a sorreggere senza piegare, sulla loro stilla quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo." Ah, la potenza della Recherche, caro il mio Marcel, ne dobbiamo ancora mangiare tanti di cagnolini, come si dice nel Mandrogno e non lo dico per farmi additare dal futuro presidente col gatto morto in testa, che dopo questa dichiarazione mi vorrà assimilare ai suoi immigrati supposti mangiacani a tradimento. No dalle mie parti si allude con questo nome a deliziosi nonché fragranti panini, i cagnolini appunti dalla forma che li ricorda seppure lontanamente, ecco il mio temps perdu che si affaccia, e di cui bisogna consumare grandi quantità prima di arrivare ad avere la capacità intellettuale di combinare qualche cosa. Quindi lasciamo queste divagazioni, ma percorriamoci la costa e dopo aver lasciato Nizza alle nostre spalle, eccoci sul far della sera a Frejus, una stazione marina piuttosto reputata, visto che l'hanno frequentata e continuano a farlo, diversi amici. Indubbiamente, siamo alla fine di settembre e tutti questi posti di mare, specialmente quelli che non hanno un paesetto storicamente preesistente alle spalle, hanno tutti quell'aria un po' tristanzuola del fine stagione. 

Ma la spiaggia è amplissima ed i pochi avventori presenti sono ad una tale distanza gli uni dagli altri che diventa un piacere, passeggiare sulla battigia con l'acqua che ti massaggia i piedoni callosi, tra l'altro neppure abituati a questa sabbia fine che poi ti rimane appiccicata e non riesci più a toglietela. (ah, nostalgia anche qui, non delle proustiane madeleines ma di quelle macchinette trovate sulle spiagge coreane, per soffiartela via, soffiandoci su aria compressa!). Comunque sia, respirare la brezza della sera, mentre il sole tramonta alle tue spalle è sempre una gran cosa, alla faccia di Proust. Per la verità visto che siamo in una cittadina, residuato romano nelle Gallie, altro che quel minchione di Asterix, che può dire quel che vuole, ma li avevamo asfaltati, come si dice adesso, vale la pena andare anche a fare due passi nell'abitato, dove tra l'altro c'è un anfiteatro, tanto per cambiare, ma pare che adesso lo usino per una specie di corrida alla faccia degli animalisti, e poi l'impianto del paese è ancora godibilissimo. Peccato che, sarà pure finita la stagione, ma alle 20, non c'è più un bar aperto, né alcun altro esercizio che dir si voglia, ma solo le vie illuminate da fioche luci giallognole, che fanno ambiente certo, ma che lasciano lo stomaco vuoto. 

La chiesa, antica, che vanterebbe anche un bel chiostro, sarebbe anche aperta e così ci infiliamo dentro per goderci le due ampie navate dello strano impianto romanico con pilastri centrali, ma veniamo subito cazziati da un presunto sacrestano nero come la pece, che ci sbatte fuori, facendoci notare che la chiesa è chiusa e apre domani alle nove. Ma se è chiusa, come abbiamo fatto ad entrare? La questione mi perplime ma non troppo. Comunque sia, va bene anche così, quello che dovevamo vedere lo abbiamo visto. Non ci rimane che rifugiarci nell'albergotto dove non abbiamo avuto difficoltà a trovare una stanza, anzi il giovanotto si preoccupa di darci notizia che vista la scarsità di ospiti ha provveduto ad assegnarci una camera Superior allo stesso prezzo. Viaggiare in bassa ha sempre i suoi vantaggi, peccato che la chiave abbia un numero diverso da quello previsto, è la 205 come recita la targhetta attaccata, invece della 222 come scritto sul documento, camera che infatti non apre. Poco male, andiamo alla 205 che tra l'altro è anche vicina e che si apre senza problemi. Peccato che questa sia occupata da un precedente ospite, con tanto di valigione e mutande varie sparsi qua e là, mentre lui forse è nella doccia. Fuggiamo di corsa, non visti e mi precipito subito alla reception dove il tipo non fa un plissé come direbbe Lucianina, anche se riconosce che "forse, c'è stato un errore" e mi dà la chiave 222, che stavolta funziona perfettamente. Prendiamo così finalmente posizione e sprofondiamo nel letto "alla francese" (e come dovrebbe mai essere il letto visto che siamo in Francia), piccolo come deve essere, ma sincero come diceva la barzelletta. Domani mattina vorrei partire presto.


SURVIVAL KIT 

Hotel Miléade Mediterranée - Port Fréjus - 2 stelle - A cinquanta metri dal mare comodissimo e a due km da S. Rafael. Pulito, camere minuscole come si usa da queste parti, ma con entratina, visto che era una Superior. TV, AC, Bagno in ordine. Acqua calda e free wifi. Letto queen. 60 € la doppia senza colazione. Ristorante interno.

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